Samarate, Nicolò ora vuole rivedere il padre Alessandro Maja (che aveva ucciso mamma e sorella)

Una valutazione psichiatrica ha definito l'uomo «incapace» di intendere e volere al momento dei fatti

Una valutazione psichiatrica ha definito l'uomo «incapace» di intendere e volere al momento dei fatti
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Venerdì 27 Gennaio 2023, 14:46 - Ultimo aggiornamento: 14:47

Un nuovo capitolo della strage di Samarate. Dopo 4 mesi dal suo rientro a casa, per essere stato a lungo ricoverato, Nicolò Maja ha chiesto di vedere il padre, Alessandro Maja, il geometra accusato di aver ucciso sua moglie e sua figlia nella notte tra il 3 e il 4 maggio scorso a colpi di martello. Il padre sarà sottoposto a perizia psichiatrica. 



Perizia psichiatrica per il padre-marito killer

Alessandro Maja, l'interior designer milanese che lo scorso maggio ha ucciso la moglie Stefania Pivetta, la figlia sedicenne Giulia e ferito gravemente il figlio maggiore Nicolò, nella loro abitazione di Samarate (Varese), sarà sottoposto a perizia psichiatrica. Lo ha deciso questa mattina la Corte d'Assise del Tribunale di Busto Arsizio (Varese). Una valutazione psichiatrica che lo definisce «incapace» di intendere e volere al momento dei fatti, è stata depositata oggi in aula dalla difesa. Il pm Martina Melita, titolare del fascicolo di indagine sul duplice omicidio e tentato omicidio, ha dato consenso ad una perizia super partes decisa dalla Corte. Concorde anche l'avvocato di parte civile, Stefano Bettinelli, che ha chiesto il dissequestro della villetta della tragedia. L'incarico verrà affidato il prossimo 17 febbraio.
 

Nicolò vuole vedere il padre 

«Nicolò vuole vedere suo padre, lo porterò sicuramente alla prossima udienza». Lo ha detto Giulio Pivetta, il nonno di Nicolò Maja, 24enne gravemente ferito dal padre Alessandro che ha ucciso nella stessa occasione la madre e la sorella del giovane. Il nonno di Nicolò ha parlato a margine dell'udienza in Corte d'Assise a Busto Arsizio (Varese). Poi ha spiegato di aver ricevuto alcune lettere da parte di Alessandro Maja nelle quali ha chiesto come sta il figlio: «Gli risposto con una lettera, voglio sentirgli spiegare il perché, e sapere a chi si riferiva quando, al momento dell'arresto, ha detto 'li ho uccisi tutti bastardi».

La strage

A Samarate, una tranquilla cittadina dell’hinterland di Varese, il 57enne Alessandro Maja, di professione geometra, ha ucciso la moglie Stefania Pivetta di 56 anni, la figlia Giulia di 16 ed ha cercato di uccidere anche il primogenito Nicolò di anni 23. Una strage efferata e brutale. Fra l’altro apparentemente assurda: senza movente. Alla fine, l’uomo è stato arrestato e trasferito nel reparto di psichiatria di Samarate. A dare l’allarme sono stati i vicini di casa della famiglia: sul posto i carabinieri di Busto Arsizio e del comando provinciale di Varese, oltre al personale del 118.
 

Dopo l’arresto, l'uomo ha raccontato soltanto che, dopo aver cenato tranquillamente con la famiglia, quando i propri congiunti sono andati a letto ed è rimasto solo, ha iniziato a stare male.  Ha riferito agli inquirenti che è stato assalito da un’insolita ed irrefrenabile frenesia agitatoria, rimuginando sui suoi debiti e sulla sua situazione professionale e lavorativa fallimentare.
 

Il padre, con il trascorrere del tempo sostiene di essere entrato in stato d’animo inusuale «diventato insostenibile ed insopportabile, tanto da percepire una sensazione crescente di aggressività sempre più incontenibile». Giunto alle prime luci dell’alba, non è riuscito più a controllarsi e come in preda ad un raptus si è scatenato contro i congiunti con un martello, colpendoli furiosamente.

Dopo aver compiuto la strage, l'uomo, ha percepito dei sensi di colpa devastanti ed insostenibili tali da afferrare un trapano ed usarlo contro sé stesso, nell’evidente tentativo di uccidersi. Tuttavia, non è riuscito nell’intento, producendosi soltanto delle ferite.

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