Fondazione Heal per il Bambin Gesù. Simone e Serena: «Creata dopo la morte di nostra figlia, uniti contro il cancro»

Fondazione Heal per il Bambin Gesù. Simone e Serena: «Creata dopo la morte di nostra figlia, uniti contro il cancro»
di Paolo Travisi
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Mercoledì 13 Gennaio 2021, 02:04 - Ultimo aggiornamento: 10:06


Rinascere dopo la prova di dolore più dura, la perdita di una figlia, donando agli altri quello che si è perso. L'amore, la nostalgia per la vita. Simone De Biase e sua moglie Serena Catallo, nel 2016, hanno creato la Fondazione Heal, dopo aver lottato contro un tumore cerebrale molto raro, che nel mondo colpisce un bambino ogni 6 milioni e che ha preso la loro bambina


«Abbiamo deciso di prenderci cura di chi si era messo al servizio di nostra figlia, sostenendo la ricerca, perché sapere è potere», racconta De Biase, che attraverso la Fondazione Heal sostiene medici, infermieri e biologi, che ogni giorno combattono nel Dipartimento di neuro-oncologia pediatrica al Bambino Gesù di Roma. «In Italia ogni anno, 400 bambini si ammalano di tumori cerebrali, per i quali spesso non esiste una cura e per alcuni, vista la rarità, neanche un nome». Attraverso volontari in tutta Italia ed il supporto di testimonial noti, quali Elena Santarelli, il calciatore Christian Vieri, Flavio Insinna ed Enrico Brignano, vengono raccolte donazioni, devolute all'ospedale romano, un vera eccellenza italiana e tra i migliori in Europa nella neuro-oncologia pediatrica. 


«Fino ad oggi abbiamo finanziato 2 milioni di euro di ricerca, assunto 13 specialisti, alcuni dei quali sono ritornati dall'estero», aggiunge il fondatore di Heal che nel 2019, grazie alle donazioni, è riuscito ad acquistare il simulatore 3D neuro-chirurgico, unico in Italia per la neurochirurgia infantile, che permette ai medici di provare l'intervento prima di eseguirlo, costo 780 mila euro. «Quest'anno, speriamo di poter estendere il servizio di car sharing, già attivo a Frosinone, anche a Roma, per accompagnare le famiglie dei bambini alle visite ed essere di supporto nei mesi di cura».

 

ELENA SANTARELLI MADRINA

Elena Santarelli, come ha conosciuto Fondazione Heal?
«In ospedale, dopo aver saputo che un esame molto complesso a cui è stato sottoposto mio figlio, era stato pagato dal progetto Heal». 


Perché ha deciso di diventarne madrina? 
«Mio figlio è stato colpito da un tumore cerebrale, mi sembrava doveroso agire per divulgare informazioni e opere benefiche, come la vendita del pandoro di Natale con cui abbiamo raccolto 371 mila euro, donati al Bambino Gesù.

Anche il libro che ho scritto (Una mamma lo sa ndr), è servito per devolvere soldi alla causa. Non mi sarei sentita pulita a stare con le mani in mano».


Quali sono i problemi più grandi delle famiglie dei bimbi malati?

«Il problema grande è quello economico. Le cure sono passate dall'ospedale, ma tanti genitori devono lasciare il lavoro perché vengono da altre regioni, vivono in auto o per mesi in case famiglia. Serve sostegno continuo». 

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