Rom in carcere per furto a Mestre: in 8 vivevano nelle case popolari Ater ospiti di famiglie assegnatarie. Scoppia il caso

Tutte le persone arrestate non erano assegnatari ma ospiti di alcune famiglie

Otto sinti in carcere per furto a Mestre: vivevano tutti nelle case popolari Ater ospiti di famiglie assegnatarie. Scoppia il caso
di Elisio Trevisan
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Sabato 27 Agosto 2022, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 28 Agosto, 11:03

Otto sinti di origini napoletane erano al centro di una serie di furti un po’ in tutto il Nordest. Ora sono finiti in carcere in seguito al blitz effettuato dopo Ferragosto a Mestre. Le forze dell’ordine, intervenute numerose tra carabinieri e poliziotti, hanno accerchiato il “Quartiere Triestina 68” a Favaro, il complesso di case popolari più grande in terraferma con oltre 200 alloggi: quattro fabbricati di 9 piani costruiti più di quarant’anni fa che inizialmente era stato soprannominato “Pantera rosa” a causa del colore dei muri esterni poi cambiato con il passare del tempo. I residenti dei palazzi sono rimasti allibiti di fronte allo spiegamento di forze e non sapevano capacitarsi di cosa stesse accadendo. In realtà, su iniziativa della Procura di Udine-Palmanova, già da due anni gli investigatori stavano raccogliendo elementi per poter provare che una lunga serie di furti compiuti in varie località del Triveneto erano imputabili alla banda che aveva eletto come sede proprio i palazzi popolari di Favaro a Mestre.

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La condizione

I sinti non erano assegnatari di alloggi, ma ospiti di famiglie regolarmente insediate nel complesso di proprietà dell’Ater, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale, e titolari di contratti di affitto gestiti e assegnati dal Comune di Venezia.

Durante la perquisizione pare siano state scoperte stanze piene di merce rubata. Gli otto sinti probabilmente erano i basisti di un gruppo che potrebbe anche essere più ampio e che ha operato per lungo tempo nel territorio, e le indagini avranno modo di appurarlo. «La cosa è molto grave soprattutto perché in questo caso c’è qualcuno, con regolare assegnazione di un alloggio pubblico e popolare, che ha ospitato dei basisti di furti. - afferma l’assessore comunale alla Mobilità, Renato Boraso, che è il referente del quartiere Favaro vivendoci sin dalla nascita - E se oltre ai ladri ci fosse anche qualcuno che spaccia droga o qualcuna che si prostituisce? È giusto che le persone che hanno ospitato questi sinti siano premiate con un alloggio pubblico?».

L’assessore annuncia una lettera al sindaco Luigi Brugnaro e ai vertici dell’Ater: «Non possiamo fare finta di niente, come minimo bisogna revocare l’assegnazione degli alloggi, anche perché non penso che ospitassero gratuitamente quelle persone. All’Ater inoltre chiederò controlli periodici, anche incrociati con l’Anagrafe, per capire chi davvero abita in quegli appartamenti». Edifici che soffrono dei problemi che sono tipici un po’ di tutte le case pubbliche popolari: nel caso specifico più volte sono state segnalate infiltrazioni di umidità, muffe negli appartamenti, scarichi che non sempre funzionano, caldaie che vanno in tilt, autoclave che fa i capricci.

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La comunità

Chi ci vive, però, si sente in una comunità e difende e cura non solo l’appartamento assegnato ma l’intero complesso (arrivando all’autogestione delle spese condominiali), anche segnalando all’Ater i casi degli inquilini che non pagano l’affitto o che hanno arretrati non giustificabili, e pure chi sembra occupare l’abitazione senza averne diritto non trovandosi in uno stato di comprovata e reale necessità. Per questo quando i residenti hanno visto lo schieramento delle forze dell’ordine, anche se non responsabili, si sono sentiti colpiti direttamente.

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