Roberto Paladini, sub disperso in mare. Il racconto degli amici: «Ha urlato: sono qui, aiutatemi»

L'uomo è scomparso lunedì nel tratto compreso tra la Torre di Porto Cesareo e la marineria di Sant’Isidoro

Roberto Paladini, sub disperso in mare. Il racconto degli amici: «Ha urlato: sono qui, aiutatemi»
di Francesco De Pascalis
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Giovedì 7 Luglio 2022, 09:11 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 17:37

«Aiutatemi. Eccomi sono qui. Venite a prendermi». Erano precisamente le 23 e 43 minuti di lunedì, quando alcuni pescatori sportivi di ritorno dalla loro battuta, hanno sentito le richieste di aiuto urlate da Roberto Paladini, il 61enne subacqueo residente a Torre Lapillo, disperso dalla tarda mattinata di lunedì al largo dello specchio acqueo del Salento compreso tra la Torre di Porto Cesareo e la marineria di Sant’Isidoro, a poco più di 5 miglia marine dalla costa. La muta che lo ha protetto e la lucidità, nonostante tante ore a galleggiare e farsi trasportare dalle correnti, per l’esperto sub sono state fondamentali, le ancore della sua salvezza. Una storia incredibile quella di Paladini, iniziata come avveniva spesso, soprattutto quando le condizioni meteomarine lo consentivano, di buon mattino. La tanica di benzina per riempire il serbatoio della sua “Lazzari” di 5 metri e mezzo, lo zaino con muta, pinne e maschera. E via in mare aperto a scandagliare fondali e perdersi nel loro silenzio.

Gli amici: «Così Roberto è stato trascinato via dalle correnti»

A raccontare l’incredibile giornata del sub Paladini, sono proprio alcuni amici e conoscenti di Roberto, quelli che hanno pregato e sperato che il “mare amico” non l’avesse inghiottito portandoselo via per sempre. «Aveva scelto di tuffarsi al solito posto, alla “Pianura» – raccontano emozionati per aver sentito in diretta via cellulare la sua voce e le rassicurazioni sul suo buono stato di salute -.

Si tratta di un grande zona senza strapiombi e con un fondale importante. Una zona che Roberto conosce bene». E lì cosa è successo.

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«Purtroppo il mare, chi lo conosce lo sa, presenta tante insidie che non bisogna mai sottovalutare. Lunedì il pericolo principale era la corrente di fondo, davvero importante e che a nostro avviso, e secondo il suo racconto, lo ha ingannato. Non erano ancora scoccate le 13, quando Roberto avrebbe voluto rientrare. Un’immersione e la risalita lungo la cima dell’ancora. Poi l’arrivo in superficie, via la maschera, la prima pinna, la seconda e lo sforzo che si fa sentire e lo allontana dalla cima e dalla sua barca: tre metri, poi cinque, dieci fino a non riuscire più a raggiungere la barca». La fine? «Manco a dirlo – commentano gli amici - Gli mancavano le forze per raggiungere la barca ed ha preferito galleggiare “come fa un morto” rimanendo vigile e sperando nel passaggio di qualche natante». La fortuna lo ha assistito davanti alla costa di Santa Caterina.

 

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