Roberta Ragusa, la Cassazione conferma condanna: 20 anni al marito. Logli portato in carcere a Livorno

Roberta Ragusa, la Cassazione conferma condanna: 20 anni al marito. Logli portato in carcere a Livorno
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Mercoledì 10 Luglio 2019, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 16:21

La Cassazione ha confermato la condanna a 20 anni di reclusione per Antonio Logli, accusato dell'omicidio e della distruzione del cadavere della moglie Roberta Ragusa. La donna era scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello, nel comune di San Giuliano Terme (Pisa) e non è stata mai più ritrovata. La Suprema Corte questa sera ha considerato inammissibile il ricorso della difesa dell'imputato e ha reso definitivo il verdetto emesso il 14 maggio 2018 dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze. 

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Antonio Logli, per il quale la Cassazione ha confermato la sentenza di condanna per l'omicidio della moglie Roberta Ragusa, è appena entrato nel carcere di LivornoAntonio Logli è stato condotto nel carcere Livornese delle Sughere su disposizione della procura di Pisa per evitare che il detenuto potesse essere esposto davanti alla piccola folla di curiosi che si era radunata davanti alla casa circondariale don bosco di Pisa dove ci sono anche decine di cameramen e giornalisti.



Logli in lacrime:
«Sono disperato». «Sono disperato». È quanto avrebbe detto in lacrime Antonio Logli, per il quale la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 20 anni di carcere con l'accusa dell'omicidio della moglie Roberta Ragusa e di distruzione di cadavere. A riferire le parole di Logli non appena venuto a conoscenza della sentenza della Suprema Corte, è il suo legale, Roberto Cavani. «Antonio è comunque una persona forte, dobbiamo stargli vicino», ha aggiunto Cavani



I parenti della donna: 
«Fatta giustizia». I parenti di Roberta Ragusa sono in lacrime dopo aver appreso la sentenza della Cassazione, che ha confermato la condanna a 20 anni di carcere per il marito Antonio Logli, accusato dell'omicidio della donna e di distruzione di cadavere. «Finalmente si smetterà di dire che mia cugina era in giro a divertirsi. Mia cugina è morta, lo ha detto anche la Cassazione. Giustizia è fatta», dice commossa Maria Ragusa.
 


Il legale di Logli: «Abbiamo stabilito che si consegni». Il suo assistito si consegnerà? «Così abbiamo stabilito», risponde incalzato dai cronisti all' esterno del palazzo di giustizia il legale di Antonio Logli, Roberto Cavani, che subito dopo la lettura del dispositivo da parte dei giudici della I sezione della Cassazione hanno confermato la condanna a 20 anni al marito di Roberta Ragusa.

La compagna di Logli:
«Non è giusto»«Non è giusto, non è giusto». Così urlando dalla finestra della camera del b&b dove ha trascorso la giornata con Antonio Logli e sua figlia Alessia, la compagna Sara Calzolaio ha gridato la sua reazione alla sentenza di condanna.



La sentenza definitiva è arrivata dalla Cassazione, che ha confermato la condanna a 20 anni di reclusione per Logli ritenuto colpevole della morte della donna, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello, nel comune di San Giuliano Terme (Pisa) e mai più ritrovata. Respingendo il ricorso dei legali di Logli, la Cassazione ha sancito dunque quanto già previsto dalla corte d'Assise d'Appello di Firenze poco più di un anno fa, il 14 maggio 2018. Stessa sentenza in primo grado, nel 2016, con rito abbreviato.

Logli, che finora non si trovava in carcere, ma aveva l'obbligo di residenza nel comune di San Giuliano Terme e il divieto di allontanarsi dalla provincia di Pisa dalle 21 alle 6, ha atteso la sentenza assieme alla figlia Alessia ed alla compagna Sara Calzolaio in una camera d'albergo a Pisa, lontano dai riflettori. In queste ore, per lui, si aprono le porte del carcere. «Sono disperato», ha detto Logli in lacrime al telefono col suo avvocato.

Secondo la ricostruzione dell'accusa, la notte in cui scomparve la moglie, Logli fu scoperto al telefono proprio con Sara Calzolaio - con la quale all'epoca aveva una relazione extraconiugale - e ne nacque un litigio con Roberta, sfociato poi in un omicidio e nella distruzione del cadavere di lei. Al momento della scomparsa Roberta Ragusa aveva 44 anni. Insieme al marito gestiva una scuola-guida che si trovava adiacente all'abitazione. Ed è proprio di un loro vicino, Loris Gozi, la testimonianza che lo stesso Pg aveva ritenuto, nella sua requisitoria, il «cuore del processo». Gozi aveva riferito di aver visto una persona, dalla sagoma simile a quella di Logli, litigare con una donna prima che entrambi salissero in macchina.

«Non ci interessa sapere se Gozi dice la verità perché la sua attendibilità è stata verificata e la Corte ha acquisito la catena di legittimità dalle sue dichiarazioni. Il giudice del merito ritiene vera la deposizione di Gozi ed io condivido questa cosa», aveva aggiunto il Pg, chiedendo di confermare la condanna, visto che qualsiasi ipotesi alternativa alla ricostruzione fatta dai giudici di merito «sarebbe inverosimile» áá In merito al reato di distruzione di cadavere, il Pg ha aggiunto che «si tratta di un movente forte e indiscutibile». Per Birritteri, che li ha analizzati uno per uno, «tutti i motivi del ricorso sono infondati».

La difesa di Logli, invece, aveva chiesto l'assoluzione perché «l'imputato non ha commesso il fatto».
I legali avevano anche chiesto in subordine che - se Logli avesse dovuto essere condannato - il reato venisse riqualificato in omicidio preterintenzionale. «Questa richiesta è in subordine al dato che il nostro assistito non ha commesso il fatto. Non abbiamo cambiato la linea difensiva. La nostra richiesta rimane quella dell'assoluzione», aveva spiegato il legale, Roberto Cavani, prima delle sentenza. áá Ma al palazzo di Giustizia, sperando nella condanna, invece, c'erano diversi parenti di Roberta, scoppiati in lacrime dopo la sentenza: «Finalmente si smetterà di dire che mia cugina era in giro a divertirsi - hanno detto - . Mia cugina è morta, lo ha detto anche la Cassazione. Giustizia è fatta». E sulla decisone dei figli di sostenere il padre nella vicenda processuale - oltre ad Alessia anche il figlio Daniele - i parenti della donna scomparsa commentano: «giustamente credono a quello che vogliono credere e che devono credere». Reazione opposta dalla compagna di Logli: «non è giusto, non è giusto», ha urlato Sara Calzolaio dalla finestra della camera del b&b dove ha trascorso la giornata con l'uomo

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