Posillipo, Kamcatka. La linea rossa è sottile, ma c’è. Perché la penisola russa nel mare di Ochotsk e il bel quartiere affacciato sul golfo di Napoli da oggi hanno in comune qualcosa: sono entrambi territori strategici sul tabellone del RisiKo!. In arrivo sugli scaffali dei negozi da metà novembre, RisiKo! Napoli è la prima espansione ufficiale del gioco di strategia ambientata in una città: al tabellone originario, quello con la mappa del mondo, se ne sostituisce uno nuovo, con 42 distretti (i territori) divisi in sei zone (i vecchi continenti), ma le regole di base restano le stesse. «Gli obiettivi riguardano sempre la conquista dei territori, ma la grafica delle carte è cambiata ed è legata a luoghi particolari della città, come il Vesuvio o il Duomo» spiega Edgardo Di Meo, direttore marketing dell’editrice canadese Spin Master.
La scelta di ambientare un gioco di guerra a Napoli, assicura, non sarebbe dovuta alla storia criminale della città: «Abbiamo puntato su Napoli per il suo carattere internazionale, per l’immagine sfaccettata e contraddittoria: la si odia o la si ama. È una città con una personalità forte e quartieri molto connotati: il porto, Scampia, il quartiere di Totò». Non la Napoli di Gomorra, insomma, ma “la città del sole” che campeggia sulla confezione con i carrarmati e il vulcano: «Non abbiamo pensato a Gomorra anche perché non vogliamo legare RisiKo! al concetto di guerra. Ci piace presentarlo piuttosto come un gioco di strategia. Poi certo, non ci nascondiamo dietro a un dito: le nostre pedine sono carrarmatini. Ma il RisiKo! crea anche momenti di forte unione tra amici. La guerra è uno spunto, la strategia il cuore».
LA STORIA
I carrarmatini, appunto. Circa 300 milioni di cingolati di plastica colorata prodotti in Europa (lo stabilimento è in Repubblica Ceca) in cinque anni, imbustati nelle 500.000 scatole vendute dal rilancio, nel 2017, per i 40 anni del gioco: «Il Covid ha portato una vera e propria esplosione nel mercato dei giochi in scatola, avvicinando al settore anche persone che avevano dimenticato il piacere di tirare i dadi. Nel 2021 abbiamo venduto in un anno 100.000 copie: nel 2016 erano meno di 20.000». Un successo interamente italiano, quello del Risiko, ben diverso dal “cugino” internazionale Risk, con cui condivide l’inventore: il geniale regista francese Albert Lamorisse, Palma d’Oro e Oscar alla sceneggiatura, morto in un incidente a 48 anni prima di poter godere del successo globale della sua creatura. «Il gioco di Lamorisse si chiamava La conquete du monde e il figlio, per cui il padre lo aveva inventato come strumento di studio, ne detiene ancora i diritti – spiega Di Meo - Quando uscì, nell’immediato dopoguerra, non ebbe successo perché troppo legato all’immaginario bellico. Lamorisse allora vendette la licenza ad alcune aziende, dando vita al filone internazionale e a quello italiano». All’origine del nostro Risiko – venduto solo in Italia e in Svizzera – ci sono due pionieri: un imprenditore, il milanese Emilio Ceretti di EditriceGiochi (acquisita nel 2016 dalla canadese SpinMaster), che nel 1977 ne diventò il distributore esclusivo, e un autore, Spartaco Albertarelli (responsabile anche dell'edizione italiana di Dungeons & Dragons), cui si devono le invenzioni che fecero la differenza con Risk - la difesa “a tre dadi” e l’introduzione del carrarmatino al posto delle classiche pedine.
LE VARIANTI
La “duplicazione” della licenza ha dato vita a due filoni ben distinti del gioco, ciascuno con le sue espansioni.
LA STRATEGIA
Nelle case di oltre 10 milioni di italiani, amato anche dai giovanissimi (tra i suoi “sponsor” gli influencer Maurizio Merluzzo e Danny Lazzarin) e da sempre avverso all’associazione con guerre reali («L’Ucraina? Ci siamo interrogati molto su come comunicare in un momento così spiacevole. Prendiamo le distanze da qualsiasi messaggio a favore della guerra»), RisiKo!conta sulla comunità ludica più folta d’Italia, con 30 RisiKo! Club aperti in tutta la penisola. È qui che si giocano i tornei regionali e quello nazionale, vinto per due volte, nel 1991 e nel 2020, dal torinese Tati Bavastrelli. Imprenditore, 54 anni, per Bavastrelli il RisiKo! è una passione nata da bambino, a 11 anni, vedendo giocare le sorelle. Da allora i suoi carrarmatini, rigorosamente gialli, hanno conquistato l’Italia. «La fortuna nel RisiKo! c’è, ma non consiste, come credono in molti, nel tiro dei dadi. Conta di più quali obiettivi ti capitano in mano e i territori di cui disponi all’inizio. I segreti per vincere? Conoscere a memoria gli obiettivi e avere chiaro fin dall’inizio dove si vuole arrivare. Bisogna avere visione, non essere ingordi: le armate sono 130 e non si può fare tutto. Ma soprattutto l’importante è divertirsi. Perché non c’è cosa peggiore che sedersi a un tavolo con l’idea di vincere».