Reddito di cittadinanza ai familiari del boss della 'ndrangheta: 50 denunciati

Reddito di cittadinanza ai familiari del boss della 'ndrangheta: 50 denunciati
2 Minuti di Lettura
Lunedì 7 Dicembre 2020, 12:59

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno scoperto e denunciato 50 persone accusate di percepire illecitamente il Reddito di cittadinanza. Si tratta di familiari di spicco affiliati al clan dei Bellocco-Pesce di Rosarno: l'indagine che ha portato alle denunce fa parte dell'operazione denominata «Jobless Money 2», ed è stata condotta dai militari del Nucleo ispettorato del Lavoro. L'operazione seguiva quella dello scorso giugno quando i carabinieri segnalarono altri 37 soggetti che percepivando illecitamente il sussidio.

Teramo, la Finanza scopre diciotto lavoratori in nero. Nelle aziende non c'erano neanche le mascherine

L'operazione, inoltre, ha fatto emergere che alcuni dei percettori sono soggetti già condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso: tutti legati ad esponenti delle cosche della Piana di Gioia Tauro.

Tra gli accusati sono presenti anche delle donne colpevoli, secondo gli inquirenti, di aver omesso intenzionalmente agli enti preposti la presenza di familiari detenuti. Questi ultimi, in particolare, erano già gravato da misure cautelari. In merito alle false attestazioni, i carabinieri hanno inoltre riscontrato delle mancanze in merito alla residenza e al reale reddito delle persone coinvolte.

In alcuni casi, all'interno dello stesso nucleo familiare, si trovavano madre, figlia o zia che percepivano il reddito di cittadinanza pur vivendo nella stessa abitazione: a tal proposito, si stima che che il danno all'erario sia stato di circa 357.000. A questi si sarebbero sommati altri 127.000 euro, qualora i carabinieri non avessero appurato l'abuso in atto. Una volta terminati gli accertamenti, i militari hanno predisposto lo stop all'erogazione del sussidio, oltre alle denunce.

Roma: ladre con il reddito di cittadinanza fermate dai Carabinieri, tre arresti e bonus sospeso

© RIPRODUZIONE RISERVATA