Una sera di febbraio di un anno fa, armati di pistola e camuffati con una parrucca e occhiali da sci, due pregiudicati italiani di 38 e 41 anni fanno irruzione in un sushi bar, il Fuel di via Cassanese, a Segrate, alle porte di Milano, pensando sia un facile bersaglio per una rapina. Senza però fare i conti con i cuochi cinesi, che afferrano i coltelli per affettare il pesce e li affrontano. Nella lotta corpo a corpo un rapinatore spara tre colpi di pistola e colpisce uno dei due ristoratori alla testa, al mento e al fondoschiena - «Un miracolato», dicono gli investigatori - i cinesi reagiscono e feriscono i pregiudicati con diverse coltellate.
GLI ATTI TORNANO AL PM
Ora arriva la sentenza del gup Alessandra Cecchelli, che condanna in abbreviato uno dei due italiani per tentato omicidio a 6 anni e 8 mesi - contro i nove chiesti dal pm - e il complice a 4 anni e 8 mesi (dai 7 della inchiesta) per lesioni. I due cinesi sono risarciti con provvisionali di 5.000 e 2.000 euro, ma il giudice decide anche di trasmettere gli atti al pubblico ministero perché valuti l’ipotesi di contestare ai cuochi aggrediti il reato di lesioni causate ai rapinatori. Per il gup, in sostanza, non pare cristallina la legittima difesa dei cinesi che con i coltelli si sono opposti all’aggressione dei pregiudicati armati di revolver e penna-pistola, un’arma rudimentale che consente un unico sparo. Ora il fascicolo è di nuovo sulla scrivania del pm Giovanni Polizzi, che nel corso dell’inchiesta non ha iscritto i cuochi al registro degli indagati ritenendo la loro reazione congrua alla minaccia.
IN FUGA FERITI
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