Uccisa a coltellate da uno squilibrato mentre prende il sole a Treviso, Elisa aveva 35 anni

Uccisa a coltellate da uno squilibrato mentre prende il sole a Treviso, Elisa aveva 35 anni
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Mercoledì 23 Giugno 2021, 16:12 - Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 00:47

È stata uccisa a coltellate senza alcun motivo, da uno squilibrato, mentre prendeva il sole sulle rive del Piave. Colpita da fendenti in più parti del corpo, soprattutto al collo e alla schiena, è morta così oggi Elisa Campeol, 35 anni, titolare di un bar che gestisce a Pieve di Soligo (Treviso) assieme ai genitori. Era stesa al sole su un lettino pieghevole, ,sui bordi sassosi del fiume, nel parco pubblico dell'«Isola dei Morti», a Moriago della Battaglia, quando - è questa la probabile ricostruzione - alle sue spalle è arrivato armato di coltello un 34enne della zona, sofferente di turbe psichiche. Un uomo senza alcuna occupazione, che convive i genitori. 

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Uccisa a coltellate, la resa del killer

Dopo aver pugnalato a morte Elisa, si è recato spontaneamente nella caserma dei carabinieri di Valdobbiadene (Treviso), dove è stato interrogato a lungo, e dove si trovava ancora in serata, assistito dal suo avvocato.

A chiamare il 118 è stato un appassionato di trekking che seguiva il corso del Piave, giunto casualmente sul punto del delitto circa un'ora dopo l'aggressione, e quando la donna era ancora in vita. Giunti sul posto, però, i sanitari del Suem 118 non hanno potuto fare niente per salvare la giovane. Poco distante dal corpo c'era il lettino da spiaggia di Elisa. 

 

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Gli accertamenti sulla dinamica e sulle ragioni del gesto, non hanno per ora condotto a spiegazioni plausibili dell'omicidio. Tra i due sembra non ci fosse il minimo rapporto di conoscenza. Il ritrovamento sul luogo del delitto della borsa della donna intatta fa escludere l'ipotesi di una rapina. Anche la pista dell'aggressione a sfondo sessuale sarebbe stata per ora esclusa. L'unica spiegazione alla feroce aggressione andrebbe ricondotta per ora ad un raptus causato da disagi mentali. Mentre le fasi del soccorso, purtroppo inutili, non erano ancora terminate, l'uomo - ora indagato per l'omicidio - aveva già suonato al citofono della stazione dell'Arma di Valdobbiadene, distante una dozzina di chilometri, per autoaccusarsi del delitto. Con sè aveva portato anche l'arma, un coltello a lama lunga insanguinato, riposto in uno zainetto, che ha sostenuto di aver utilizzato. Le sue dichiarazioni sono al vaglio del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Treviso Gabriella Cama.

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