Quarantena, i settori che rischiano la paralisi con il boom contagi: dai bus, a rifiuti e sanità

La quarta ondata del Covid, segnata dalla rapida diffusione della variante Omicron, rischia di "paralizzare" l'Italia

Quarantena, i settori che rischiano la paralisi con il boom contagi: dai bus, a rifiuti e sanità
di Francesco Padoa
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Martedì 4 Gennaio 2022, 12:12 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 18:56

I contagi aumentano, le persone positive spuntano come funghi intorno a noi, la quarantena è ormai parte integrante della nostra vita, della nostra quotidianità. E da settimane si parla del rischio di paralisi del mondo lavorativo, soprattutto di alcune categorie che lo smart working non possono praticarlo. E se domani il governo dovesse approvare il decreto che prevede l'obbligo del Super Green pass a tutti i lavoratori, gli organici dei lavoratori "abili e arruolato" si assottiglierà ancora di più. Secondo gli esperti, i casi continueranno ad aumentare, considerato che il picco dei contagi è atteso entro fine di gennaio, non prima di una decina di giorni. 

Con terapie intensive e ricoveri nei reparti ordinari ormai oltre la soglia e una stima di 2,5 milioni di persone in quarantena, la quarta ondata del Covid, segnata dalla rapida diffusione della variante Omicron, rischia di "paralizzare" l'Italia, con picchi che potrebbero toccare i 10 milioni di persone in isolamento. Per questo i governatori delle Regioni hanno lanciato l'idea di una mini quarantena per chi ha ricevuto la terza dose del vaccino. Una proposta che sarebbe già allo studio del governo e che il Comitato Tecnico Scientifico sta valutando d'intesa con il ministro Speranza. Secondo le prime informazioni si potrebbe arrivare a una riduzione del periodo di isolamento, esclusivamente per i contatti stretti, fino a 3-5 giorni (al momento è di 7 giorni per i vaccinati e di 10 per i no vax).

Tra i principali sostenitori della quarantena breve c'è il governatore della Liguria, Giovanni Toti. «Fra qualche settimana rischiamo di avere il Paese paralizzato non dai malati del covid, ma dalla gente in quarantena chiusa in casa. Visto che la stragrande maggioranza di persone che prende il covid, oggi lo fa a casa con doppia dose di vaccino, forse dobbiamo rivedere le regole delle quarantene e dei tracciamenti per i contatti. D'altra parte se il tasso di mortalità scende sotto la soglia di rischio, se la malattia è curabile a domicilio come una malattia ancora grave ma non letale, anche l'atteggiamento da prendere con i contatti è diverso». Perché la campagna vaccinale non ha fermato la circolazione del virus ma - cosa che era il suo scopo principale - ha drasticamente abbattuto l'incidenza di ospedalizzazioni e terapie intensive. Insomma, ci sta facendo fare passi da gigante verso la convivenza con un virus endemico da affrontare progressivamente come una malattia brutta come tutte le malattie ma sempre più "ordinaria".

Quarantena ridotta

E se in Italia, per evitare il blocco di alcune categorie lavorative, è stata annullata la quarantena per chi, avendo fatto il booster, è stato in contatto con un positivo, in Usa si è già oltre questa riduzione di restrizioni: la quarantena è stata dimezzata per i positivi asintomatici, ridotta da 10 a 5 giorni. E se sono gli Stati Uniti il primo Paese nel mondo occidentale a prendere le contromisure al pericolo paralisi sociale a causa delle centinaia di migliaia di persone costrette all'isolamento, sulla scia di Washington altre capitali hanno cominciato a muoversi. In Spagna, Madrid ha infatti ridotto da dieci a sette giorni l'isolamento obbligatorio per chi è positivo. A Malta da lunedì la quarantena obbligatoria scenderà da 14 a 10 giorni, purché non si siano manifestati sintomi negli ultimi tre giorni.

In Portogallo l'isolamento per gli asintomatici è stato ridotto da dieci a sette giorni, anche per i contatti stretti. In Gran Bretagna le persone vaccinate o meno risultate positive al coronavirus possano uscire dalla quarantena già al settimo giorno a condizione che risultino negative a due tamponi effettuati a 24 ore di distanza il sesto e il settimo giorno del loro periodo di auto-isolamento. Ultima in ordine di tempo è stata la Francia, che nonostante abbia viaggiato ad un ritmo di 200mila contagi per quattro giorni di fila, ha deciso di alleggerire la quarantena per coloro che sono completamente vaccinati: per i positivi sarà ridotta da 10 a 7 giorni, mentre non sarà più necessaria per quelli che hanno avuto un contatto. Il Sudafrica, Paese da dove è cominciata la diffusione di Omicron, avendo superato il picco dei contagi, ha deciso di revocare il coprifuoco in vigore da due anni.

 

Trasporti, settore già in sofferenza

Ma vediamo in Italia quali sono le categorie e le situazioni più a rischio, vicine alla paralisi. L’Italia non si ferma ma sicuramente rallenta. Ogni giorno di più. I segnali di sofferenza anche nei servizi essenziali, come i trasporti, iniziano ad arrivare copiosi. Circolazione ferroviaria a rischio paralisi e raffica di cancellazioni di treni in tutta Italia.

Da nord al sud del paese si stanno registrando in queste ore soppressioni di corse da parte delle società ferroviarie a causa del personale in quarantena. Dalla Lombardia alla Toscana, dalla Campania alla Liguria è scattato l'allarme. In Toscana sono 400 gli autisti a casa per malattia, molti dei quali concentrati nell'area fiorentina, e il presidente delle Autolinee Toscane, Gianni Bechelli spiega che è a rischio il servizio degli autobus già prima del ritorno a scuola degli studenti dopo la pausa festiva.

Trenord, la società che gestisce il trasporto ferroviario regionale in Lombardia, in questo momento registra tra il personale indispensabile circa il 12% di assenze, con soppressioni forzate di circa 100 corse al giorno su oltre 1.800 programmate nelle settimane di festività: è così necessaria la riprogrammazione parziale del servizio ferroviario in Lombardia. Anche da Napoli arrivano segnali di sofferenza. Contagi e dipendenti in isolamento fiduciario hanno determinato tagli nelle corse della Circumvesuviana, la ferrovia locale che collega Napoli con i centri dell'area vesuviana e della costiera sorrentina: rimodulazione del servizio con la definizione di circa 30 corse «non garantite». E la riduzione viene stimata attorno all'11% delle corse. In Liguria Trenitalia ha dovuto cancellare 72 treni regionali di cui 50 verranno sostituiti con servizio di autobus. E se per il trasporto locale, legato al movimento pendolare e al raggiungimento dei posti di lavoro il problema è legato all'offerta, per altre aziende si ripropone invece il danno legato ad una ridotta domanda da parte dei potenziali clienti impauriti dalla contagiosità della variante Omicron e quindi riluttanti a prendere aerei o treni per le lunghe percorrenze.

Emergenza sanità

L'epidemia da SarsCoV2 continua a correre e minaccia la tenuta degli ospedali italiani anche perchè, insieme alla crescente occupazione dei posti letto da parte di malati Covid, pesano sempre di più i contagi fra gli operatori sanitari e le assenze prolungate di medici e infermieri non vaccinati e dunque sospesi dal servizio. I numeri danno il senso dell'emergenza: sono quasi 40mila gli infetti e i non vaccinati tra medici, infermieri ed operatori, ma il sistema per il momento regge e non si registrano sul territorio chiusure di reparti o stop dell'assistenza. Per rendere meno pesante la situazione già ad agosto la quarantena per il personale sanitario che ha avuto contatti stretti con un positivo, era stata sostituita con la sorveglianza sanitaria attiva. Contagi in aumento anche tra gli infermieri. Attualmente sono 7.160 i positivi (in tutto, sono 135mila gli infermieri contagiati da inizio pandemia), ma bisogna contare anche i circa 6mila infermieri non vaccinati e attualmente sospesi dal servizio. 

Il vertiginoso aumento dei ricoveri negli ospedale, nel pieno della quarta ondata di Covid, rischia dunque concretamente di generare una nuova paralisi in un sistema sanitario già barcollante. Ed è palese che, a fronte della cronica carenza di personale che può arrivare a toccare in piena emergenza anche le 110mila unità, con i nosocomi alle prese con l'inarrestabile crescita delle infezioni degli operatori sanitari (se ne contano ben 2.490 in più nelle ultime 48 ore, questo equivale a ben 2041 infermieri contagiati nei primi due giorni del nuovo anno!), si verificano situazioni di vero e proprio caos, in particolare nei pronto soccorsi, generate da stress, paura e il più delle volte dalla totale inadeguatezza delle strutture ospedaliere. Ma sebbene nell'ultima settimana si sia registrato un aumento del numero di casi diagnosticati tra gli operatori sanitari, secondo i dati dell'Iss la percentuale di casi sul totale dei casi riportati risulta in diminuzione dall'1,6% della settimana precedente all'1,4%.

 

 

Scuola, la grande incognita

Altra questione è il fronte scuola: una nuova stretta potrebbe arrivare proprio sulla gestione dei contagi in classe. Non è escluso che, a fronte dei numeri in ascesa dei positivi, si torni a prendere in considerazione da gennaio la proposta (già avanzata ma poi ritirata) di prevedere la quarantena per un’intera classe nel caso di un solo alunno positivo (al momento l’isolamento per tutti scatta con tre contagi). Quello che riguarda la scuola, è comunque una problematica che va vista da una prospettiva diversa rispetto ad altri settori: perché riguarda la vaccinazione degli studenti più piccoli, una fascia d'eta ancora molto indietro nell'immunizzazione. A preoccupare, al momento, sono proprio i dati che riguardano i casi di positività tra i più piccoli, quella fascia di età, cioè, che per ultima ha cominciato il ciclo vaccinale.

Circa un contagio su quattro, rivela infatti la Società Italiana di Pediatria, riguarda nell'ultima settimana gli under 20. L'allarme infatti arriva proprio dai pediatri. A Roma, per esempio, ci sono state troppe cancellazioni dell’ultimo minuto per le vaccinazioni dei più piccoli. In questo caso perché i genitori non possono accompagnarli causa Covid perché sono risultati positivi o sono in isolamento. Un’emergenza nell’emergenza perché i ragazzini dovrebbero tornare in classe tra venerdì e lunedì prossimi. L’obiettivo ora diventa quello di accelerare il più possibile sul programma vaccinale. E per farlo, i pediatri hanno già richiesto alla Regione Lazio di organizzare il prima possibile Open day dedicati ai più piccoli per recuperare il terreno perso in questi ultimi giorni. 

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, aveva addirittura proposto di rimandare di 20-30 la ripresa delle lezioni in presenza per «raffreddare il contagio». Un'idea che ha trovato d'accordo anche il presidente della Toscana, Eugenio Giani, seppur con qualche riserva. A chiudere definitivamente le porte alla proposta è però palazzo Chigi, la cui linea - ribadita più volte nei giorni scorsi dal ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi - è quella di tenere aperte le scuole e relegare la didattica a distanza solo alle strette necessità. L'idea è quella di rivedere la definizione di un numero minimo di contagi in classe, che permetta indistintamente a tutti gli alunni di andare in Dad. Al momento, su quest'ultimo aspetto l'ipotesi è di valutare tre o quattro contagi e, sotto questa cifra, prevedere l'autosorveglianza per tutti.

Gli altri settori in difficoltà

Sicuramente, visto l'immenso impegno richiesto in questi ultimi due anni alle forze dell'ordine per tenere sotto controllo la situazione, effettuare verifiche, garantire la sicurezza, sedare le proteste dei no vax, questo è un  settore sotto stress che l'aumento dei contagi rischia di mettere in ginocchio. A fronte di una maggiore richiesta a preoccupare è il calo di agenti in servizio, perché positivi nonostante la vaccinazione obbligatoria. Anche per questo nei giorni scorsi il governo aveva cancellato l'obbligo  di quarantena per chi è stato a contatto con un positivo, svolta che permette a tutti coloro che lavorano in questo settore di poter restare operativi. Discorso simile per i militari, che qualcuno addirittura vorrebbe impiegare in sostituzione del personale assente per contagio, per esempio nel settore cruciale dei trasporti. Un'emergenza dovuto al covid che è davanti agli occhi di tutti ogni giorno è quella della raccolta dei rifiuti. In quasi tutte le città, soprattutto in questo periodo di feste e di regali, i cumuli di immondizia per le strade è impressionante. I motivi purtroppo sono legati principalmente agli effetti che il covid ha avuto sul personale. A Napoli, per esempio, sono infatti circa 80 gli operatori in quarantena, più altri in malattia ordinaria. Questo comporta una evidente impossibilità di raccolta e pulizia. A Pisa il Comune è pronto a mettere in campo la protezione civile.

Altro settore in grossa difficoltà è l'industria, dove è alta la percentuale di dipendenti positivi che si aggiungono ai no vax. E se l'industri rallenta, inevitabilmente ne risente anche il commercio. Soprattutto nei grandi magazzini e nei supermercati. Anche se in Italia ancora non sono segnalate situazioni d'emergenza, emblematico è quello che in questi giorni sta accadendo in Australia. A Sydney i residenti stanno trovando scaffali vuoti in alcuni supermercati poiché i contagi hanno costretto all'isolamento molti dipendenti, dai camionisti ai magazzinieri. Siamo nel Nuovo Galles del Sud, lo stato più popoloso dell'Australia, dove la pandemia sta ostacolando le consegne dai principali centri di distribuzione ai supermercati suburbani. Negli ultimi giorni, alcuni negozi Woolworths hanno esaurito alcuni prodotti ortofrutticoli e stanno esaurendo altri prodotti freschi. La società con sede a Sydney ha affermato che il personale e i fornitori «stanno facendo tutto il possibile per rifornire i negozi il più rapidamente possibile».

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