Putin e Zelensky, dove li collocherebbe Dante nella Divina Commedia? Rispondono i dantisti

Indovini, traditori della patria, iracondi. Quali sono i gironi che si addicono di più ai leder di Ucraina e Russia?

Putin e Zelensky, dove li collocherebbe Dante nella Divina Commedia? Rispondono i dantisti
di Francesco Musolino
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Venerdì 25 Marzo 2022, 18:46 - Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 00:21

Un mese e un giorno di conflitto fra l’Ucraina e la Russia. E proprio oggi cade il Dantedì, il giorno commemorativo per il Sommo poeta, Dante Alighieri. Una data certo non casuale, difatti, proprio il 25 marzo corrisponde allo stesso giorno del 1300 in cui, secondo la tradizione, Dante si perdeva nella “selva oscura”, dando inizio al suo viaggio nell'Inferno, che lo condurrà poi al Purgatorio e si concluderà con l'arrivo in Paradiso.

Ma oggi, vista la stretta e pressante attualità, il presidente della Russia, Vladimir Putin e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky che fine farebbero? Quale giudizio otterrebbero dal Sommo? Promossi o bocciati, le loro anime sarebbero dannate per sempre o salve per l’eternità?

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Una domanda che ha sconcertato diversi dantisti che non sono riusciti a colmare la distanza fra le pagine e la realtà; a tal proposito, registriamo la dichiarazione del filologo torinese Carlo Ossola, il curatore per Marsilio di diversi volumi su Dante, fra cui la Divina Commedia: «Le confesso che non mi sento adatto per questo tipo di simulazioni: la realtà è di 4 milioni di esuli, 20.000 o 30.000 morti, molte migliaia di deportati, città rase al suolo. Anche Dante sarebbe afono». Ma lo scrittore Gabriele Dadati – piacentino, classe ’82, autore di Nella pietra e nel sangue (Baldini+Castoldi, 2020), romanzo di ambientazione dantesca – si è spinto oltre: «La guerra, per Dante, non è in sé una colpa, ma un evento che si verifica e che continuerà a verificarsi, parte della storia e dell’animo umano. Mentre per la nostra società occidentale, ormai da qualche decennio, la guerra è un elemento culturalmente superato, di certo non lo era per lui, per Dante. Putin però agisce mosso da un'ira che gli vale almeno il V° cerchio dell'Inferno, ma forse - visto quello che sta davvero facendo ai russi - starebbe bene anche nel IX°, riposto tra i traditori della patria, come memento perenne - afferma Dadati raggiunto al telefono – al contrario, non mi sentirei affatto di condannare Zelensky, per quanto, ad onor del vero, abbia più di un tratto inquadrabile nelle pene dantesche. Ora parla come un indovino (VIII° cerchio), ma chissà che la sua non sia, a volte, anche la superbia che viene punita nel I° cornicione del Purgatorio».

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