Il codice rosso entra nello sport: protocollo tra pm e Coni per i casi di violenza e maltrattamenti

di Claudia Guasco
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 14:00

«Domani c'è un consiglio di Federginnastica con uno specifico punto all'ordine del giorno. Ritengo che nessun dirigente sportivo debba pensare di ergersi a giudice e neanche chi scrive sui giornali, ci sono persone preparate che con grande velocità devono dare risposte. È sbagliato anticipare ogni conclusione». Giovanni Malagò, presidente del Comitato olimpico internazionale, interviente sul caso dei presunti maltrattamenti nel mondo della ginnastica con l'allenatrice Emanuela Maccarani e l'assistente Olga Tishina deferite. Per Malagò è «impensabile che la giustizia sportiva non sia veloce, naturalmente deve essere anche brava ossia non deve sbagliare».

Informazioni

Ci sono avvisaglie di presunte vessazioni in altri ambiti sportivi, per esempio in quello dello sci? «Io ho un indirizzo di posta elettronica dove arriva di tutto, siamo informati e giriamo a chi di competenza ogni caso, qualsiasi tipo di denuncia viene inviata ai giusti canali e poi è tutta da verificare la veridicità dei fatti». E proprio per agire con maggiore tempestività e accuratezza è stato siglato oggi a Milano il Protocollo di intesa volto a coordinare l’attività della Procura e del Coni, «che sono autonome ma in diversi casi di sfiorano, per ottimizzare e arrivare a risultati proficui per tutti», sottolinea Malagò. Il sistema della giustizia sportiva, spiega, è stato completamente riformato, tuttavia «deve essere perfezionata con un lavoro progressivo». Soprattutto, rileva il presidente, ha una caratteristica «dalla quale non può prescindere: deve essere veloce. Questo è un pre requisito, se una sentenza della giustizia sportiva arriva in ritardo, anche se è perfetta, lo sport ha fallito».

Le informazioni su casi di presunti maltrattamenti e violenze devono essere trasmesse subito, «per sapere se all’interno del nostro mondo, che conta circa 14 milioni di tesserati un terzo dei quali per le federazioni sportive, ci siano persone sottoposte a indagini». Con il Protocollo, rimarca Malagò, «giustizia ordinaria e sportiva non sono più due mondi separati, siamo siamo diventati due facce della stessa medaglia a tutela del rispetto delle regole».

Codice rosso

E’ una necessità, aggiunge il procuratore generale dello sport presso il Coni Ugo Taucer. «Il Protocollo ci consente di intervenire con prontezza qualora vi siano elementi conoscitivi sufficienti per chiedere un immediato intervento di carattere cautelare, in attesa degli sviluppi dell’attività inquirente. Speriamo diventi una buona pratica condivisa a livello nazionale». Quello di Milano, infatti, è un esperimento pilota che può essere esteso dal Coni a tutte le Procure italiane. «Il codice rosso entra a pieno titolo nel mondo dello sport», afferma Letizia Mannella, procuratore aggiunto a capo del Dipartimento tutela dei diritti dei soggetti vulnerabili. La novità consiste nell’immediatezza dello scambio e nella condivisione dei dati: «Tutte le informazioni sul soggetto indagato, il suo ruolo, le segnalazioni pre esistenti, i procedimenti disciplinari attuali o precedenti vengono comunicati. Interesse comune è accertare la verità e l’esatta portata delle denunce. E’ importante per rendere giustizia a giovani sopraffatti da allenatori maltrattanti o violenti, ma anche agli istruttori ingiustamente accusati».

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