Daniela Lo Verde, la preside antimafia arrestata per corruzione e peculato: rubava Pc, iPad e cibo da scuola. Ecco come otteneva fondi

Pc, iPad e cibo sottratto dalla mensa scolastica, le ragioni alla base del provvedimento

Palermo, la preside antimafia Daniela Lo Verde arrestata per corruzione e peculato: rubava il cibo da scuola
di Riccardo Lo Verso
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Venerdì 21 Aprile 2023, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 02:04

È la storia di una speranza tradita, di una luce nel degrado che si spegne nel peggiore dei modi. I carabinieri hanno arrestato Daniela Lo Verde, 54 anni, preside di un istituto comprensivo. Non una scuola qualunque, ma la “Giovanni Falcone” del rione Zen, nella periferia degradata e dimenticata di Palermo

Daniela Lo Verde, i finanziamenti

I pubblici ministeri della Procura europea Calogero Ferrara e Amelia Luise le contestano ipotesi di corruzione e peculato.

L’hanno letteralmente sorpresa con le mani nella dispensa, e non solo. La preside avrebbe rubato generi alimentari, ma anche tablet, computer, televisori, giochi da tavolo acquistati per gli studenti con i fondi europei. Ne sono arrivati tanti, e a pioggia, alla scuola. Si parla di circa 600 mila euro sui quali gli investigatori scaveranno ancora. Dovevano servire per strappare i ragazzi dello Zen dalla condizione di marginalità e invece sarebbero divenuti una irresistibile tentazione per la preside finita ai domiciliari assieme al suo vice, Daniele Agosta, e ad Alessandra Conigliaro, dipendente di una società di apparecchiature elettroniche. Nella mente dell’architetto Vittorio Gregoretti che disegnò lo Zen (Zona espansione nord) non c’erano certo il fallimento e la rovina di oggi. Cambiare il nome – e che nome, San Filippo Neri – a nulla è servito. Il degrado, lo spaccio di droga, le cataste di rifiuti stanno lì a ricordarlo ogni giorno. Ecco perché la voce di Daniela Lo Verde, pasionaria della legalità, sempre pronta a urlare il suo no alla mafia, era parecchio ascoltata. La scuola che fino a ieri dirigeva – il ministro Giuseppe Valditara ha disposto la sospensione immediata – negli anni è divenuta meta del pellegrinaggio antimafioso. Tappa quasi obbligata per ministri dell’Istruzione e autorità. Nel 2020 la preside è stata nominata Cavaliere della Repubblica dal capo dello Stato Sergio Mattarella, un riconoscimento per l’impegno mostrato in favore degli studenti e delle famiglie durante i difficili giorni del Covid. Lo Verde aveva lanciato una campagna di raccolta fondi per donare cibo ad alcune famiglie in difficoltà. Suo anche l’appello per recuperare i tablet necessari agli allievi per seguire le lezioni a distanza. «Ci stanno arrivando soldi da tutte le parti», diceva il vicepreside (intercettato) alla dirigente. Che si prendeva tutto il merito: «Grazie tu devi dire, perché non l’aveva saputo nessuno. Tu lo devi dire che sono io quella speciale». Dopo avere ricevuto il titolo dalle mani del presidente della Repubblica, la preside dichiarò: «Lavoro in silenzio e cerco di fare il necessario, niente di più. Utilizzerò il riconoscimento per riaccendere i riflettori su questa periferia per la quale spero sempre in un riscatto, non solo economico ma anche sociale. Non è facile».

 

 

Nel giugno del 2020 la preside Daniela Lo Verde riceveva l'onorificenza da Sergio Mattarella come Cavaliere al merito "per l'impegno dimostrato durante la pandemia"

 

Pianificazione

Ogni qualvolta la scuola subiva un furto o una incursione vandalica – gli episodi sono molteplici – Daniela Lo Verde andava in tv a ribadire che non avrebbe indietreggiato di un solo millimetro nel percorso di legalità. L’inchiesta oggi ne svelerebbe il lato oscuro. Secondo il giudice per le indagini preliminari che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, la dirigente scolastica avrebbe pianificato la sovraesposizione mediatica «proprio al fine di cavalcare l’onda, pubblicizzare ancora di più il suo personaggio di preside integerrima in prima linea e ottenere attestazioni di stima, solidarietà, ma soprattutto soldi e aiuti economici dalle istituzioni». Sono i soldi finanziati dall’Unione europea per le attività fuori dalle ore scolastiche: dal calcetto alla cucina, dalla scolarizzazione all’integrazione. Progetti che i ragazzi del quartiere disertavano. E allora sarebbe divenuto necessario falsificare i fogli di presenza in modo da ottenere i finanziamenti. È filato tutto liscio fino a quando una professoressa, nel frattempo andata a lavorare in un’altra scuola, si è rivolta ai carabinieri. I militari hanno piazzato le telecamere e le microspie alla “Giovanni Falcone”. Le immagini sono impietose. La mensa scolastica sarebbe stata saccheggiata, la donna è ripresa mentre carica la spesa in macchina e la porta a casa sua, dove sono stati trovati computer, tablet e un televisore 65 pollici. Ci sono pure i cellulari frutto del patto corruttivo con la terza persona arrestata: iPhone di ultima generazione ricevuti in cambio delle forniture per altri progetti affidate in via diretta. Altre volte la preside è stata filmata davanti a un bar di Palermo mentre riempiva di merce la sua macchina. Dai primi piatti al dolce, dalle piadine alla frutta martorana. I soldi europei andavano spesi.

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