Premio Messaggero per i giovani. I valori dei ragazzi nei temi del concorso. Ecco i tre vincitori

Premio Messaggero per i giovani. I valori dei ragazzi nei temi del concorso. Ecco i tre vincitori
di Guido Boffo
9 Minuti di Lettura
Martedì 22 Dicembre 2020, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 00:25

Willy Monteiro ed Emanuele Morganti. Due giovani, due caduti di violenza cieca e assurda. Certi fatti di cronaca sono una vampata di sdegno, seguita da una memoria pigra. Non ne resta che un alone. Quando abbiamo pensato a un concorso destinato ai ragazzi delle superiori legato alle uccisioni di Willy ed Emanuele, la nostra intenzione era proprio questa: non permettere che le loro vite spezzate diventassero anche vite dimenticate. E chiedere ai loro coetanei di riportarli in qualche modo in vita, di dare un senso a ciò che non ne aveva, ci è sembrato un tentativo doveroso, al di là del risultato che avremmo ottenuto. «Cos’è importante per me».

Non potevamo immaginare che una traccia portasse tanto lontano, decine e decine di elaborati, da licei e istituti tecnici, stimolati dagli insegnanti o dal bisogno individuale di tirare fuori le proprie emozioni, con uno strumento potente e resiliente come la scrittura.

Non era così scontato, al tempo dei social, ed esserci riusciti merita delle riflessioni. Una su tutte: troppo spesso raccontiamo gli adolescenti con la lente deformata del pregiudizio (quelli che fanno gli assembramenti, quelli che la movida, quelli che le risse). Basterebbe ascoltarli, per rendersi conto che sono ben altro.

Intanto, ne abbiamo scelti tre, i primi vincitori della prima fase. Il loro e il nostro battesimo. Riceveranno dal Messaggero un tablet e l’abbonamento annuale al quotidiano, ma la nostra non è una classifica, perché se lo fosse sarebbe inzeppata di pari merito. Li pubblichiamo (in alcuni casi ri-pubblichiamo) qui sotto: Stefano Marri, Alice Allegretti e Chiara Ponzi. Stefano ha 15 anni, è di Aprilia, ha una storia da raccontare, la sua, ed è una storia dura. Un sasso in un guanto di velluto. «Ho subito tutti gli sfoghi dei miei genitori, che amo molto, e capisco più io di loro che loro di loro stessi». Ci ha scritto il padre, Gianluca Marri: «Questa lettera ha aperto anche noi, ci ha sdraiati». E aprire è un verbo bellissimo, perché rimanda al cuore. «...Perché da tempo ho sentito dentro di me la necessità di aprirmi a tutti, per aiutare chi posso». Scrive Stefano. 

Alice, 19 anni, di Zagarolo, cita invece Aristotele e il rispetto, un super-valore, come certi eroi più eroi di altri. «Rispettare il pensiero di una persona senza sovrastarla». Ma il passaggio che colpisce è questo: «Non lasciamo che qualcuno si leghi così tanto a noi, da impedirci di intraprendere il nostro cammino». Willy e Emanuele hanno pagato a carissimo prezzo il loro non essere branco, ed è un tema che ricorre molto spesso nelle considerazioni di questi ragazzi, così preoccupati della solitudine e così consapevoli dell’importanza di non conformarsi né compiacere. Se hai la forza di restare te stesso, non ti mischi con l’orda del Pincio.

«Quando facciamo il nostro ingresso nel mondo siamo tutti felici e fantastichiamo sul nostro futuro, su ciò che faremo, quello che diventeremo, dove andremo e tutto il resto, ma nel frattempo?». Il frattempo di Chiara, quindicenne, romana, riguarda ognuno di noi, è l’occasione che abbiamo per migliorare se non il mondo, il nostro mondo. «Provate a immaginare per un attimo se avessimo almeno un’ora in più a disposizione, ne approfittereste per fare più cose o per farle meglio?». Un’ora in più sarebbe stata una finestra sufficiente per salvare Willy e Emanuele, perché la violenza non si dà mai l’opportunità per ritirarsi da se stessa. E a volte basterebbero cinque minuti, non un’ora.

Il nostro «frattempo» è questo concorso che va avanti: il prossimo 20 gennaio sceglieremo altri tre elaborati. Anche noi siamo convinti che non conti fare più cose, ma farle meglio. E questa ci sembra francamente ben riuscita.

I VINCITORI

Da un’infanzia terribile ho imparato l’altruismo
Stefano Marri, 15 anni 

Ciao, mi chiamo Stefano, ho 15 anni, ho origini rumene, nasco in Toscana, ad Arezzo, e voglio aprire ciò che ho dentro per donarlo agli altri. Ho avuto una terribile infanzia, e adolescenza. Avevo molta paura dei miei genitori, che ho avuto fino a finire le medie. Avevo paura di perderli, essendo messo sempre in situazioni di scelta fra i due, e di fughe di uno dei due, rapendomi da un sogno di famiglia normale. Ho subìto tutti gli sfoghi dei miei genitori, che amo molto, e capisco più io di loro, che loro di loro stessi. Mi ero quasi abituato a quel terrore, mi ricorda un po’ la storia di “rosso malpelo”, ma a differenza sua, nel mio animo c’è sempre stata una grande forza altruista, e buona, una fiamma che non si è mai spenta. 
Ho subìto sempre bullismo, e sono sempre rimasto solo, e mi sono sempre schierato con i più deboli, che ho voluto difendere. Ho lottato senza sosta, ma a testa bassa e con sguardo alto, cosa che faceva paura alle persone, ma ho voluto la pace, e volevo esprimere la mia mentalità matura che cresceva sempre, avendo sofferto molto, e essendomi buttato sempre nella vita, nel bene e nel male. Ho avuto trasferimenti di casa e scuola circa 10-12 volte in 15 anni, dalla Toscana al Lazio, e ciò lascia immaginare il disagio che ho vissuto. 

Adesso sono qui a scrivere questo mio racconto, ma potrei farne un intero romanzo. Perché da tempo ho sentito dentro di me la necessità di aprirmi a tutti, per aiutare chi posso, e lo sto già facendo attraverso progetti online. Forse per ora questa è la cosa che mi ha reso più felice nella mia vita da 15enne, che 15enne non è. Ho aiutato a crescere molti ragazzi, creando un dialogo, raccontandomi, ed emozionandomi con loro, usufruendo della mia enorme empatia. Sogno di calcare il palcoscenico per donare ancora e ancora, fino a quando mi stancherò, cioè... mai! “Donare la propria anima tenendo a cuore un inferno vissuto, vivere e sacrificarsi in ogni momento per sé e per gli altri”, questo sono io!
 

Molti principi dimenticati, serve più umanità
Alice Allegretti, 19 anni

In memoria dell’uccisione del nostro coetaneo Willy Monteiro Duarte, daremo voce a delle riflessioni sulla nostra vita. Crudele è il destino che si è portato via la vita di un giovane ragazzo, ma ancor più malvagia è la società che già tace di fronte a un’ingiustizia come questa. Strano è il fatto che appena si verifichi un incidente, si parli solo di questo e poi dopo qualche giorno tutti si dimentichino dell’illegittimità subita. Io credo che nel mondo c’è bisogno di più umanità… Molto spesso ci dimentichiamo di alcuni valori che sono essenziali. Parliamo ad esempio del rispetto; rispetto verso il prossimo, verso le cose che non sono di nostra proprietà. Rispettare il pensiero di una persona senza sovrastarla. Come diceva Aristotele “solo una mente educata può capire un pensiero diverso dal suo senza la necessità di accettarlo”. Altro valore non meno importante è la lealtà, essere sinceri sempre senza mentire a noi stessi e a chi ci circonda. La coerenza, avere un equilibrio tra ciò che pensiamo e quello che realmente mettiamo in pratica. Forse è uno dei valori più difficili da dimostrare, perché a volte ci troviamo a consolare una persona dandogli dei consigli, che noi in prima persona non riusciamo a dimostrare nella quotidianità. Quante volte nella vita ho detto a persone a me care “ma devi essere forte non puoi scoraggiarti per così poco” e poi la mia autostima scompariva al primo graffio. L’essenziale è sempre fare le cose con cuore, non sottovalutandoci mai, perché ognuno di noi vale tanto e dobbiamo sempre saper metterci in gioco. Affrontare la paura e la nostalgia, anche se a volte ci abbattono, perché la società ci dimostra che senza il nostro impegno, non arriveremo da nessuna parte. Poniamoci degli obiettivi e portiamoli a termine, non permettiamo a nessuno di ostacolare i nostri sogni. Proteggiamo quello che per noi è indispensabile, come l’amore, l’amicizia, la famiglia, lo sport… non lasciamo che qualcuno si leghi così tanto a noi, da impedirci di intraprendere il nostro cammino. Mettiamo in primo piano ciò che riteniamo opportuno, senza rendere conto a chi sappiamo che non condividerà la nostra opinione e ci farà indietreggiare. Siamo giovani, riserviamo la bellezza della vita che ci è stata concessa, senza perdere tempo in cose che non sono di elevata importanza. Sogno un mondo migliore, dove l’odio non esiste e si respira solo amore. 

Abbiamo tutti bisogno di essere ascoltati
Chiara Ponzi, 15 anni

All’inizio della vita ognuno è un piccolo insieme di cellule. Quando facciamo il nostro ingresso nel mondo siamo tutti molto felici e fantastichiamo sul nostro futuro, su ciò che faremo, quello diventeremo, dove andremo e tutto il resto, ma nel frattempo? Ci hanno sempre insegnato a dare il meglio di noi, a primeggiare e a farlo il più in fretta possibile, in modo da farci ammirare dai nostri superiori e, perché no, essere invidiati dai nostri colleghi, ovviamente non ci si ferma ad aiutare nessuno perché, non c’è neanche bisogno di dirlo, manca il tempo. 

Allora, provate a immaginare per un attimo se avessimo almeno un’ora in più a disposizione, ne approfittereste per fare più cose o per farle meglio? Vi è inoltre da considerare che non siamo soli, in fin dei conti di tutto quello che facciamo qualcosa arriva sempre agli altri, anche se indirettamente; e allora cerchiamo di non metterci i bastoni tra le ruote; già, non solo dobbiamo capire alcune cose fondamentali per la nostra sopravvivenza, per esempio mangiare, lavarci e non impazzire, ma dobbiamo perfino impegnarci a non ucciderci a vicenda e non distruggere la nostra casa (difficile vero?). 

La verità è che non è possibile raggiungere dei traguardi da soli, e se questo comporta solo emozioni negative diventa inutile averli raggiunti; abbiamo bisogno di essere aiutati e di aiutare, abbiamo bisogno di ascoltare noi stessi, gli altri e di essere ascoltati. È normale essere tristi o arrabbiati e non è normale essere sempre felici (diffidate da certa gente), dobbiamo essere equilibrati e convivere con noi stessi: la nostra vita è fatta da tanti particolari e tutti meritano di essere vissuti; la vita non va programmata ma vissuta, essendo sempre poi pronti al confronto, a mettere in discussione le proprie certezze e a rischiare. Non è facile, ma proviamoci invece di ostacolare chi ci riesce.

© RIPRODUZIONE RISERVATA