Premio Messaggero per i giovani. Il concorso va avanti, domani i tre vincitori

Premio Messaggero per i giovani. Il concorso va avanti, domani i tre vincitori
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Lunedì 21 Dicembre 2020, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 00:13

Ieri si è chiusa la prima fase del concorso indetto da Il Messaggero “Cosa è importante per me”. E martedì 22 dicembre renderemo noti i nomi dei tre vincitori, continuando comunque a pubblicare anche altri elaborati (non risultati vincenti) giunti in redazione. Da oggi, invece, i ragazzi potranno prendere parte al secondo atto della nostra iniziativa. Il concorso è rivolto agli studenti del Lazio dai 14 ai 19 anni e dedicato alla memoria di Willy Monteiro ed Emanuele Morganti. La seconda fase si chiuderà il prossimo 20 gennaio.

Non c'è vita senza amore

Anita Amarù, 15 anni

A volte mi chiedo, perché? Forse aveva ragione mia madre quando mi diceva che dovevo essere meno buono.

Ma perché devo essere io a cambiare? Non possono essere gli altri meno cattivi? Non lo capirò mai. Non posso, non ho fatto in tempo. Avrei dovuto saperlo, avrei dovuto sapere tante cose. Sono a terra, non so come ci sono finito, un secondo fa stavo cercando di difendere il mio amico finito innocente in una rissa e adesso siamo qui, insieme, che respiriamo la polvere alzata dai calci violenti di una di quelle persone che sembrano aver perso il senno o più probabilmente la capacità di amare. Provo ad alzarmi. Un calcio. Un brivido, e quel dolore, che ormai sembra così familiare, mi attraversano il fianco, passano per la schiena e mi abbandonano solo dopo avermi sfocato la vista. Poi un altro, un pugno allo stomaco, mi toglie il respiro che fino ad un attimo fa mi riempiva. La sento. Sento la cattiveria, la rabbia; mi trapassano e arrivano al cuore che percepisco debole, più debole del solito. Devo essere forte, ma come? Cosa dovrei fare di fronte a tanta malvagità? Non lo so. Non devo saperlo. Ho 21 anni: dovrei uscire, studiare, divertirmi, fare esperienze e invece mi ritrovo qui, steso a terra, faccia a faccia con la morte, o forse con la vita, quella vera. Li guardo in volto un’ultima volta, sorrido, come ho sempre fatto, poi chiudo gli occhi e so che non li riaprirò mai più. Sto morendo, ma loro muoiono con me perché non c’è vita dove non c’è amore o compassione o semplice umanità. Vi voglio bene. Si, anche a voi che ora avete il mio sangue sulle mani, che avete fermato il mio respiro. Mi avete chiuso gli occhi ma non siete riusciti a cancellarmi il sorriso. A voi che mi avete tolto la possibilità d’amare, auguro un quarto dell’amore che avrei voluto darvi, perché so che non siete altro che anime con il cuore distrutto come il mio, in questo momento, lacerato dall’odio.

Aiutare gli altri rende sereni

Chiara Pesoli, 17 anni

Sarei egoista se dicessi che per me, la persona più importante, sono io? Perché se ci si pensa, alla fine, qualunque atto ha un fine egoistico. La persona per cui si lotta di più, durante l’arco della vita, siamo noi stessi. Si combatte per la felicità; si lotta per stare meglio. Eppure sentiamo questa necessità di dire che chi ci circonda sono quelli per cui moriremmo. Tuttavia, riflettendoci, quanti realmente lo farebbero per l’altro e non per se stessi? Io mi prenderei una pallottola per chi amo, ma lo farei per me, non certo per loro. Per non sentire il dolore permanente della loro assenza che non potrà mai più venir colmata, per il senso di colpa di non averli aiutati quando avrei potuto. Sono egoista? Lo sono nell’affermare che il sorriso sul loro volto, se causato da me, mi fa stare tanto bene che non so nemmeno cos’altro potrebbe fare altrettanto? I loro occhi strabordanti felicità, la loro spensieratezza sono le uniche cose in grado di riscaldarmi. Non è bello essere l’occasione di qualcuno? La possibilità di riscatto, di essere felici. Io vorrei esserlo di tutte le persone che amo. Perché, se dovessi, io metterei loro prima di me stessa, ma perché lo farei? Perché starei bene lo stesso, semplicemente aiutando. Cosa si nasconde, quindi, dietro questi volti stanchi che, nella propria esistenza, hanno l’unico scopo di essere utili per l’altro? Semplice egoismo, perché, certe volte, essere d’aiuto per un amico o un famigliare è più soddisfacente che cercare di stare bene con se stessi chiudendosi a riccio. La serenitá si trova nella collettività, nel migliore amico, nella persona amata e nei parenti. La si trova nel loro volto illuminato da un sorriso e nella loro risata gioiosa. Io vivo per loro, perché senza non sarei me: sarei un guscio vuoto, senza un briciolo di vitalità, di amore. Per chi, sì, sono egoista. Per me la cosa più importante sono io perché combatto per avere accanto persone che mi fanno contenta essendolo loro in primis. Vinco tutte le volte che sono felici.

Imparare a essere la forza di se stessi

Valeria Vavalà, 16 anni

Riesci a sentire questa voce? Ci riesci? E’ lontana, lo so... ora? meglio? Seguila, seguila non perderla mai, ti accompagnerà, ti guiderà, creerà la strada davanti a te. Non distrarti, non confonderti. Rilassati, lasciati trasportare, abbandonati alla sua colorata melodia. Tic tac il tempo scorre tic tac io sono qui seduta in camera mia tic tac mi giro mi rigiro tic tac non riesco a capire tic tac lo sento scorrere viscido su di me tic tac sulla mia pelle tic tac forse so cosa fare tic tac forse non lo so più tic tac fermatelo tic tac fermatemi tic tac vi prego tic tac basta tic tac il tempo scorre. Non so neanche io come sono arrivata fin qua. Ricordo soltanto che è iniziato ad infondersi pian piano nella mia testa il presentimento di non riuscire ad andare più avanti, come una nebbia arrogante. Tutto da un errore, qualcuno deve essersi sbagliato nella battitura della trama, fin lì era andato tutto bene, si deve essere persa una corrispondenza che a effetto domino si è diffusa. Sembrava, temevo non si sarebbe più fermato. Dissero che avevano fatto di tutto per salvarla, dissero che era stato un brutto incidente ed era un miracolo che io invece ne fossi uscita intera e che lei comunque non aveva sofferto troppo. Pensavo che queste parole si sentissero solo nei film, non è così a quanto pare e posso assicurare che non sono di grande consolazione. In quell’incidente non avevo lasciato solo lei ma anche la mia forza. E’ da quel giorno che dovetti imparare tutto di nuovo, così iniziai a fidarmi di questa vocina che seppur partisse da dentro di me a me non arrivava mai, iniziai a non preoccuparmi del tempo che scorre perché qualsiasi cosa arriverà e porterà qualcosa, diventerà un ricordo, bello o brutto, insegnerà qualcosa e farà parte di te. Imparai ad essere io la mia forza e a buttarmi nelle cose perché al mio fianco avrò sempre quello vocina. Segui il battito.

Tocca ai giovani dare il giusto esempio

Rebecca De Santis, 14 anni

Quali sono i valori di noi giovani? O meglio, cosa significa la parola “valore”, per i giovani di oggi? Postare una foto sui social, avere un gran numero di followers, indossare capi costosi o dipendere dal fumo e dall’alcol? Questo significa la parola “valore” per noi giovani, costretti a dipendere da altre persone e nasconderci dietro una maschera per poterci adattare in una società stabile solo in apparenza perché al suo interno è piena di fratture. Nell’antichità il processo evolutivo era un prestigio sia sul piano antropico ed economico, ma adesso si va profilando come un male che, pur favorendo uno sviluppo economico e tecnologico, finisce con l’abbrutire la società. Prima i giovani sapevano che cosa significasse la parola “valore”, adesso ci limitiamo solo ad abbracciarci dopo un litigio, lottiamo per avere la meglio per un sondaggio sui social, non abbiamo più come pensieri dominanti la scuola, la conoscenza, la voglia di sapere e troppe sono le cose che noi adolescenti abbiamo accantonato mettendo in primo luogo dei valori che non meritano tale nome. La nostra società, se così si può ancora chiamare, è un gruppo senza un inizio e senza una fine, senza obiettivi. Non ha quel desiderio di arrivare a compiere ciò che si desidera. Sono troppi i giovani che rispecchiano queste parole, mentre solo una misera parte ha le dee chiare, poiché sta facendo del tutto per dare una svolta, e per evitare che finiamo tutti in una strada piena di buche e senza traguardo. Il vecchio Marco Porcio Catone diceva: “Non smettere di imparare: sia tua cura accrescere ciò che sai. Raramente la sapienza è data dalla vecchiaia.” Non aspettiamo di diventare anziani per capire che adesso tocca a noi giovani guidare la nave verso la scoperta e la sapienza. Pensiamo all’istante, dopo sarà troppo tardi!

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