Premio Messaggero per i giovani. Antonio Manzini: «I ragazzi devono parlare senza il filtro degli adulti»

Premio Messaggero per i giovani. Antonio Manzini: «I ragazzi devono parlare senza il filtro degli adulti»
di Francesco Musolino
5 Minuti di Lettura
Lunedì 28 Dicembre 2020, 01:03 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 07:00

Scrivere, mettersi a nudo e poter raccontare il proprio mondo senza il controllo degli adulti. Questa è l’essenza della libertà». Lo scrittore bestseller Antonio Manzini promuove il concorso di questo giornale e mentre il suo vicequestore Rocco Schiavone scalda i cuori dei lettori, lui torna in libreria con una storia di giustizia e vendetta, Gli ultimi di quiete (Sellerio). Romano autoesiliato – attore, regista e sceneggiatore classe ‘64 – condanna la violenza delle risse social, chiama in causa i genitori e dipinge a tinte fosche lo stato dell’arte della città - «Roma è in mano alle organizzazioni mafiose» - e riflette con noi: «la pandemia è anche il tempo per porsi grandi domande sul mondo che stiamo costruendo».

Le piace questo concorso rivolto ai ragazzi, Che cosa è importante per me?
«Non solo è una bella idea ma io stesso sono un vincitore di un concorso indetto da Il Messaggero!».

Colpo di scena.
«A dodici anni, con la mia classe grazie ad un componimento sui sogni, vincemmo un concorso indetto fra tutte le scuole romane.

Il premio in palio era un viaggio a Venezia e da qualche parte ho ancora la foto in vaporetto».

Le piace il concorso attuale?
«Molto. I giovani hanno davvero bisogno di esprimersi e partecipare, sforzandosi a mettersi in discussione. Scrivere liberamente, senza filtri, senza che un adulto parli per loro è davvero importante. Credo davvero nel ruolo attivo dei giovani al punto che vorrei che il teatro venisse insegnato e praticato nelle scuole»

Dal Pincio a Ercolano, ha visto le immagini?
«I ragazzi si menano, non è roba nuova. Si danno appuntamento su TikTok, si offendono online e poi si menano. Personalmente, ho giocato migliaia di partite al pallone che sono finite a cazzotti…».

E cos’è cambiato rispetto al passato?
«Oggi come allora i motivi restano futili ma queste risse sono pianificate con attenzione militare. Mi sembra ci sia di fondo un atteggiamento vagamente squadrista, credo fomentato anche dal mondo delle curve».

Ovviamente nessuno di loro indossava la mascherina. Un aggravante?
«Mi fa ridere anche solo immaginare che quelle centinaia di ragazzi potessero picchiarsi con la mascherina. Uno scenario ridicolo».

Oggi non c’è traccia di ideologia?
«La violenza dobbiamo condannarla senza giri di parole. Ciò detto, credo siano anche sfoghi da adolescenti, questi ragazzi sono chiusi in casa come bombe ad orologeria. E vorrei chiamare in causa anche noi genitori…».

Ovvero?
«Prima se facevi casino a scuola ti cacciavano. Oggi un ragazzo che becca un 4 diventa un caso nazionale. C’è un controllo continuo sui ragazzi da parte dei genitori. Hai preso 4? T’attacchi e devi metterti a studiare. Invece, i genitori vanno a muso duro contro i professori e così facendo i ragazzi vengono sollevati dalle responsabilità. Lasciamoli anche liberi di sbagliare. Altrimenti non avranno il senso del limite e magari dalle risse passeranno ad altro».

Ma cosa passa per la testa dei ragazzi, oggi?
«Stanno vivendo un mondo che non capiscono, si sentono defraudati di tutto. Hanno anche gli ormoni che girano a duemila ma non vedono gli amici e devono rispettare le consegne. Credo si sentano in galera senza colpe».

Come se ne esce?
«C’è una pandemia in corso ma dobbiamo evitare lo scontro generazionale. Qualcuno dovrebbe dire ai ragazzi che se muoiono gli anziani, sarà il collasso per quelle famiglie che campano grazie alle pensioni dei genitori, l’unico ammortizzatore sociale creato da questo paese».

Da tempo lei ha lasciato Roma. Oggi come sta la capitale?
«Una città incancrenita, in mano alla criminalità organizzata che la blocca e ricatta. Un orrore senza fine che le impedisce qualsiasi cambiamento. Roma fa cinque milioni di abitanti, San Giovanni ha più abitanti di Firenze, è un bordello secolare. Ma oggi non è più colpa di chi la governa ma delle associazioni mafiose che, diciamolo chiaramente, detengono il potere».

Quale futuro?
«Nero. Nessuno sembra avere la forza di spazzare via questa gentaglia da Roma».

Le regole per partecipare 

Il testo dovrà essere inviato in formato digitale (file Word o Pdf) all’indirizzo email concorso-letterario@ilmessaggero.it. È necessario allegare anche il modulo di partecipazione scaricabile sul sito www.ilmessaggero.it/concorso-letterario.
Gli elaborati dovranno essere inviati entro il giorno 20 del mese e la proclamazione dei tre vincitori (che riceveranno ognuno un tablet con l’edizione digitale del Messaggero) sarà comunicata sull’edizione cartacea e online del giornale. Anche i premi saranno inviati entro la fine di ogni mese. Gli elaborati saranno pubblicati in tutto o in parte sul giornale e sul sito.

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