Continua il concorso dedicato alla memoria di Emanuele Morganti e Willy Monteiro Duarte: in questa seconda fase i componimenti potranno essere inviati entro il prossimo 20 gennaio. Oggi pubblichiamo tre degli elaborati migliori che sono arrivati in redazione in questi ultimi giorni. La pubblicazione dei testi proseguirà.
Accettarci come siamo, solo così si migliora
Lavinia Carboni, 15 anni
Cos’è che mi importa veramente? Qualche mese fa mi sarebbe sembrata una domanda insolita e sarebbe stato molto difficile trovare una risposta.
Libertà di pensiero per essere noi stessi
Riccardo Perrella, 17 anni
Primo Levi nel libro “Se questo è un uomo” racconta della sua avventura nel campo di prigionia nazista. L’importantissima testimonianza dello scrittore di origini ebraiche mi ha colpito nel profondo, nelle sue pagine è descritto l’annientamento fisico emorale dell’essere umano. Vale veramente la pena vivere una vita non umana come nell’opera di Levi? Sono fermamente convinto che finché c’è vita in un individuo la sua anima ed il suo corpo siano un tutt’uno, anche se il corpo è in salute e libero ma l’anima è oppressa e prigioniera l’essere non può che annichilirsi e diventare il “non essere”, una persona senza alcuno scopo, una testa senza volto. E’ l’umanità dell’animo a rendere un uomo degno di essere chiamato tale. Privare l’essere umano della sua libertà fisica e morale equivale ad eliminare le caratteristiche che distinguono una persona da un qualsiasi altro animale. La vita è il più grande dono che si riceve, violarla o limitarla equivale a togliereciò chec’è diumano in unsoggetto. Per questimotivi dico che la cosa più importante per me è anche ciò che mi rende quel che sono, se fossi privato di essa non sarei nulla e non avrei motivo di esistere. L’essere vivi è diverso dal sopravvivere, siamo esseri animati in continuomovimento e divenire e così bizzarri da non poter trovare una nostra copia. Non vi è cosa nell’universo che valga più della dignità nell’essere chiamato uomo o donna. La libertà delmio animo, deimiei pensieri e delmio corpo, questomi rendeme stesso! © RIPRODUZIONE RISERVATA
L'utilizzo dei social per battere i pregiudizi
Sara Daneluz, 19 anni
Molti confrontano la gioventù del passato con quella attuale senza considerare però che ogni generazione ha vissuto un’adolescenza che riflette il periodo storico e il contesto sociale con le proprie fragilità e i propri punti di forza. La mia generazione è stata spesso definita priva di valori, senza qualcosa in cui credere e senza nessun interesse emi sono chiesta molte volte se fosse davvero così. La realtà è che si tende a fare di tutta l’erba un fascio soffermandosi giustamente sulle problematiche che riguardano noi giovani ma senza valorizzare gli aspetti positivi che ci riguardano. Viviamo una vita frenetica in cui riceviamo tanti stimoli diversi in poco tempo e questo potrebbe essere un valore aggiunto se lo sapessimo sfruttare nel modo giusto ma siamo comunque giovani condizionati dalla famiglia e da una società ancora piena di discriminazioni e pregiudizi in cui dobbiamo imparare a far emergere la nostra parte più pura. Un tema molto criticato come quello dell’uso dei social da parte di noi giovani ha un risvolto positivo che non può essere ignorato; lamaggior parte di noi li usa per diffondere messaggi che abbattono i pregiudizi, che promuovono l’arte, informazioni di attualità e per organizzare attività utili per la società che hanno lo scopo di far crescere in ogni giovane la certezza di non essere solo. Abbiamo fatto sentire la nostra voce manifestando per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico, teniamo al nostro futuro anche se il mondo in cui viviamo ci dà sempre meno certezze sotto diversi punti di vista. Crediamo nel valore dell’amicizia, proteggiamo e curiamo i rapporti che costruiamo entrando quasi in simbiosi con l’altro cercando di condividere i nostri problemi per renderli più leggeri e standoci accanto durante la crescita. Personalmente da fuori questi “giovani senza valori” li vedo come un’esplosione di colori che non si arrende in un mondo ancora troppo pieno di cattiveria. © RIPRODUZIONE RISERVATA