In primo grado i giudici tributari, ricorda la Cassazione, avevano escluso che Baudo potesse «usufruire del condono in quanto sottoposto a procedimento penale per reati» previsti dal testo unico sul fisco del 2000 di cui il presentatore «aveva avuto formale conoscenza». Baudo è stato infatti condannato per reati fiscali a un anno e nove mesi di reclusione con il beneficio della pena sospesa, per la vicenda delle telepromozioni.
In appello, invece, la Commissione Tributaria aveva dato il via libera ad usufruire del condono, nonostante la condanna. Adesso gli ermellini hanno stabilito che la volontà del legislatore, nel testo sul fisco del 2000, è quella di «precludere l'accesso alla definizione agevolata a chiunque sia stato imputato di un qualsiasi reato tributario in ragione, cioè, di una sorta di 'indennità' a fruire del beneficio del condono». Questa conclusione, per la Cassazione, non è da mettere in discussione in quanto il Parlamento «in materia di disciplina di condoni fiscali ha ampia discrezionalità, come tale insindacabile».
«Pippo Baudo ha sempre pagato le imposte, anche negli anni oggetto del contenzioso tributario: essendoci i presupposti di legge, Baudo aveva chiesto ed ottenuto il rimborso delle somme oggetto di due distinti giudizi», spiega l'avvocato Giuseppe Cristiano, legale del presentatore nel contenzioso fiscale. «Nonostante ciò - prosegue Cristiano - il fisco, ritenendo non sussistenti gli estremi per il rimborso, ha emesso le cartelle esattoriali impugnate con successo da Baudo, con esito positivo finale nel primo giudizio e viceversa con esito negativo nel secondo giudizio con il verdetto di cui si è appreso oggi».
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