Piantedosi, la nuova stretta anti rave: si punta alla confisca di auto e strumenti per l'amplificazione

C'è una sentenza della Cassazione del 2017 incentrata sulla non punibilità degli organizzatori degli eventi. Si punta a superarla

Piantedosi, la nuova stretta anti rave: si punta alla confisca di auto e strumenti per l'amplificazione
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Domenica 30 Ottobre 2022, 20:00

La stretta del nuovo ministro dell'Interno Matteo Piantedosi - Dopo le navi umanitarie, arriva la stretta del Governo di centrodestra anche sui rave party. Piantedosi porterà domani in Consiglio dei ministri una prima bozza di provvedimento «per dare nuovi e più efficaci strumenti di prevenzione e intervento».

Si punta alla confisca di camion, furgoni, amplificatori ed altre apparecchiature musicali usate dagli organizzatori dei raduni, a carico dei quali scatterebbe anche l'obbligo del ripristino dei luoghi danneggiati. L'accelerazione della misura - da decidere se sarà un decreto - dopo il rave di Modena che ha spinto subito il titolare del Viminale a disporre «ogni iniziativa» per interromperlo e liberare l'area.

Critiche dal Pd, che invita a non «dare fuoco alle polveri salviniane o accendere ulteriori micce col risultato finale di ricorrere a manganelli, maniere forti inutili e dannose». Quello dei rave party è uno dei fenomeni storicamente nel mirino del centrodestra. In passato la premier Giorgia Meloni, da esponente dell'opposizione, così come anche il suo vice Matteo Salvini, avevano chiesto più volte le dimissioni dell'ex ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, "rea" di non aver fermato i raduni illegali che periodicamente si svolgono in Italia, come ovunque.

Il caso più eclatante nell'agosto del 2021, quando oltre 7mila persone provenienti da tutta Europa si concentrarono in un'area vicino al lago di Mezzano, nel Viterbese, di fatto "sequestrandola" abusivamente.

La stessa ministra Lamorgese aveva, in seguito a quell'episodio, messo al lavoro i suoi uffici - in collaborazione con i tecnici del ministero della Giustizia - con l'obiettivo di portare in Consiglio dei ministri un provvedimento di contrasto efficace in grado di "aggirare", tra l'altro, una sentenza della Cassazione del 2017 incentrata sulla non punibilità degli organizzatori degli eventi «non indetti nell'ambito di una attività imprenditoriale». Il testo era praticamente pronto ma alla fine non è mai stato approvato.

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Sarà ora Piantedosi a portarlo domani nella prima riunione operativa del Gabinetto Meloni. In sostanza, allineandosi alle normative già in vigore in altri Paesi che hanno determinato un salto di qualità nel contrasto ai rave, si punta a delineare una fattispecie di reato apposita che consenta di disporre la confisca obbligatoria dei veicoli e degli strumenti necessari per l'organizzazione della manifestazione e che preveda anche l'obbligo del ripristino dei luoghi, spesso devastati dopo giorni di "sballo" collettivo di migliaia di giovani.

Sul piano preventivo, poi, l'obiettivo è sapere in anticipo quando e dove questi eventi si terranno per presidiare gli accessi all'area, perchè una volta che sul posto è confluita una massa di gente, le operazioni di sgombero diventano rischiose. È quindi necessario accendere una luce sulle chat e sui canali social coperti utilizzati da chi li organizza: serve, cioè, la possibilità di fare intercettazioni come per reati di particolare gravità.

Salvini plaude all'annuncio di Piantedosi: «Basta rave party illegali, delinquenti che spadroneggiano, istituzioni umiliate: ora si cambia!», esulta il ministro delle Infrastrutture. «Finalmente - gli fa eco la deputata di Fratelli d'Italia Ylenja Lucaselli - si cambia marcia rispetto ad un fenomeno che, generalmente, rappresenta terreno di coltura anche per la diffusione di stupefacenti». Critiche, invece dal Pd. «Segnalo al ministro degli interni il rave che si è tenuto a Predappio, a mio avviso di gran lunga il più inquietante. Era conforme alle norme vigenti?», chiede Andrea Orlando, in riferimento alla manifestazione per i 100 anni della Marcia su Roma svoltasi nella città natale di Benito Mussolini.

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