Va in pensione, ma il ministero aveva sbagliato: costretta a tornare al lavoro a 70 anni

Va in pensione, ma il ministero aveva sbagliato: costretta a tornare al lavoro a 70 anni
di Cristina Antonutti
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Venerdì 13 Maggio 2022, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 16:26

In pensione secondo i calcoli del ministero della Giustizia, ancora al lavoro secondo i conteggi dell’Inps. È l’incredibile storia di Giannina Carboni, 70 anni, impiegata amministrativa della Procura della Repubblica di Pordenone che il 31 marzo scorso ha salutato colleghi, magistrati e polizia giudiziaria con brindisi e buffet. Ieri - tra la sorpresa generale - era di nuovo in ufficio. Alle 15.30 di mercoledì ha ricevuto una telefonata da Roma: «Signora, c’è stato un errore, domani deve tornare a lavorare. Andrà in pensione il primo settembre». Lei ha risposto alla chiamata senza fare una piega, non ha alcuna intenzione di «combattere con gli avvocati» per questo scherzo burocratico, le basta recuperare lo stipendio che le hanno fatto perdere. Perché il suo lavoro le piace così tanto che aveva perfino chiesto al ministero se poteva restare in servizio ancora un po’.

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LE DATE

Giannina Carboni, sarda di Villasimius trapiantata in Friuli, tra Udine e San Giorgio della Richinvelda, sapeva che il 31 marzo 2022 sarebbe andata in pensione.

Gliel’aveva comunicato il 4 agosto 2016 il ministero. E ogni mese, sulla bustapaga, ritrovava il riferimento sull’ultimo giorno di lavoro. «Siccome mi piace questo lavoro - spiega - aveva scritto al ministero chiedendo di poter restare ancora un anno, ma mi hanno risposto che per via dell’età non era possibile». E così il 31 marzo ha salutato tutti raccogliendo l’affetto di chi, dal 2014, ha lavorando al suo fianco apprezzando la sua discrezione e determinazione. Lo stesso procuratore Raffaele Tito ne aveva elogiato la «costanza e perseveranza che solo gli isolani sanno perfettamente esprimere», ma anche la cortesia, il suo modo di fare garbato e il sorriso con cui accoglie tutti in ufficio. I colleghi si era raccomandati: «Vieni a trovarci ogni tanto». Mai si sarebbero aspettati di vederla ieri mattina seduta alla sua scrivania, che ovviamente era rimasta vuota, perché il turn over è uno dei punti neri della Procura.


L’ERRORE

Quando sul conto corrente non è arrivato l’accredito dlela pensione, inizialmente Giannina Carboni non si è preoccupata. «Arriverà», si è detta. Parlando con alcune colleghe già in pensione ha capito che qualcosa non andava. Ha chiamato l’Inps e le hanno spiegato che la pratica era in lavorazione. Successivamente le hanno spiegato che c’erano dei problemi con il ministero perché per via di alcuni codici erano sbagliati. Il 2 maggio le hanno comunicato che la domanda di pensione era stata rigettata e che poteva essere reintegrata al lavoro. E così è tornata. Giannina Carboni è arrivata negli uffici giudiziari di Pordenone il 25 novembre 2013, assegnata al Giudice di pace. Quando l’ufficio è stato chiuso, a maggio 2014 è stata trasferita in Procura. Purtroppo nella sua lunga attività lavorativa c’è stato un buco contributivo di 30 anni, dovuto al fatto che quando dirigeva una scuola di taglio e cucito in Sardegna non le sono stati versati i contributi. «Quando me ne sono accorta - spiega - ho potuto recuperare soltanto dieci anni di contributi». Ecco perché la sua età pensionabile si è innalzata (come rischia di accadere per i tanti giovani che cominciano ad affacciarsi adesso al mondo del lavoro). «Lavorerò fino al 31 agosto - afferma - Non c’è problema, anche se devo riprogrammare tutta l’estate, perché aveva già organizzato viaggi e visite ai parenti che vivono lontano dal Friuli».

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