Pedofilia, poliziotta si finge bambina sui social: «Io, infiltrata su Instagram per far arrestare i maniaci»

"Così ho teso la trappola al maniaco". Le richieste choc: «Ti do 50 euro, non vergognarti a mandare foto in costume»

Pedofilia, poliziotta si finge bambina sui social: «Io, infiltrata su Instagram per far arrestare i maniaci»
di Graziella Melina
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Martedì 23 Agosto 2022, 06:42 - Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 09:38

«Fammi vedere come sei in costume da bagno. Mandami la foto. Non devi vergognarti». Di giorno e a qualsiasi ora i messaggi erano sempre dello stesso tenore. Linguaggio volgare, frasi spinte, proposte di denaro in cambio di prestazioni sessuali. Tra le tante bimbe agganciate sui social, stavolta viene ne presa di mira una di 12 anni. La ragazzina, però, di fronte a quelle richieste così sporche non sa che fare. Prima comincia ad arrossire, ha paura, fino a quando quell'uomo, forse per errore, le dice di avere 42 anni. «Spero per te non sia un problema come per le altre», confessa, commettendo così due errori.

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RICHIESTA DI AIUTO
La piccola, spaventata, non regge più e chiede aiuto al suo papà; e così la storia, per fortuna, prende un'altra piega grazie all'intervento della squadra mobile di Cagliari, coordinata da Fabrizio Mustaro. Per il pedofilo è questione di giorni. Intanto sul telefono della dodicenne continuano ad arrivare i soliti messaggi. Stavolta a rispondere non c'è più la ragazzina, ma Elena (nome fittizio), un'agente 36enne in incognito.

Il pedofilo non si accorge di nulla e continua con i messaggi volgari. Ma Elena sa come comportarsi per fargli credere che a parlare ci sia ancora la piccola di prima. «Ho sempre assecondato le sue richieste racconta l'agente ho sempre e soltanto risposto alle sue domande. Non ho mai iniziato io la conversazione, non l'ho mai provocato. Rispondevo e basta, spesso solo con un emoticon. Facevo qualche errore di ortografia. Cercavo di usare il linguaggio tipico di una bambina».

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Intanto l'uomo continua con insistenza a chiedere foto e poi anche un incontro. «Proponeva atti sessuali. Ti do 50 euro in cambio, mi diceva. Pronunciava frasi volgari che lette da una bambina di 12 anni lasciano un segno. Io però mi mostravo timida e inesperta. E quando mi chiedeva una foto in costume inventavo una scusa. Gli dicevo sempre che mi vergognavo». Ma l'uomo non demorde, sembra conoscere bene la timidezza delle bambine. «Mi diceva di stare tranquilla», ricorda l'agente. E poi ammette: «Io intanto provavo rabbia, perché lui era convinto di parlare con una bambina». Viene quindi fissato un incontro. Lui aveva scelto un posto appartato. Ma alla fine accetta il luogo indicato da Elena. Ad attenderlo c'è un'altra agente, Giulia, molto più giovane della sua collega. «L'ho aspettato nel posto stabilito racconta Giulia poco distante da me c'erano due colleghi nascosti dietro un cespuglio. Lui mi ha notata subito. Avevo il vestitino fucsia e mi ha riconosciuta».


L'INCONTRO
Senza troppi problemi, cerca subito un approccio. «Il tempo di dire ciao racconta Giulia - si è avvicinato e ha provato ad abbracciarmi. Io però l'ho spinto, sono arrivati subito i due colleghi, lo hanno immobilizzato e lo hanno ammanettato. Quando si è avvicinato ricorda l'agente - non è stata una bella sensazione. Lui è altissimo, io sono più piccolina». Mentre lo portano via, l'operaio 42enne, incensurato, non sposato, continua a dire: «Non ho fatto niente, non ho fatto niente». Ora si dovrà capire quante altre bambine sono finite sotto ricatto. Sul telefono cellulare dell'uomo sono decine le chat con ragazzine. I poliziotti hanno anche recuperato il suo computer che sarà analizzato per verificare la presenza di eventuali contatti con minorenni. «L'operazione è riuscita grazie al coraggio della bambina di 12 anni precisa il capo della squadra mobile di Cagliari Fabrizio Mustaro Ora l'invito che rivolgo agli adulti è quello di controllare i bambini quando usano i social, senza proibirglieli, perché sarebbe come un boomerang. Bisogna educarli all'utilizzo delle nuove tecnologie, spiegare i pericoli insiti nelle chat. Dobbiamo dire ai nostri figli che gran parte delle persone che ci contattano via web non dicono la verità, né sul mestiere che svolgono e nemmeno sull'età. In questo caso l'uomo che abbiamo arrestato si è tradito quando ha detto di avere 42 anni. Ma nel 99 per cento delle volte un pedofilo sa adescare senza commettere errori».
 

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