Pavia, prende a calci e pugni la figlia della compagna. La bimba (8 mesi) è gravissima. «L'ho picchiata, non so perché»

La scusa dell’uomo in ospedale: «È caduta dal fasciatoio». Poi confessa

Pavia, prende a calci e pugni la figlia della compagna. La bimba è gravissima. «L'ho picchiata, non so perché»
di Claudia Guasco
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Lunedì 3 Ottobre 2022, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 22:28

MILANO «Sì, l'ho picchiata io. Non so dire perché l'ho fatto». Forse la bimba piangeva troppo, chi ha assistito all'interrogatorio parla di «black out mentale». Che però non ha impedito all'uomo, un muratore incensurato di ventotto anni, di mentire ai medici dell'ospedale San Matteo di Pavia increduli di fronte ai segni di una simile violenza: «È caduta dal fasciatoio», ha raccontato. Ha provato a ripeterlo anche nell'interrogatorio, prima di cambiare versione e confessare tutto.
LE TELEFONATE
Al suo tentativo di salvarsi nessuno ha mai creduto. Ieri mattina i carabinieri del Nucleo operativo radiomobile del comando provinciale di Pavia hanno fermato il giovane accusato di tentato omicidio aggravato. Ha aggredito la piccola di otto mesi, figlia della compagna, con calci, pugni e schiaffi, strattonandola al punto da romperle spalla e polso. L'ha massacrata finché non ha perso i sensi, per salvarla è stata intubata e trasportata a Bergamo dove è ricoverata in coma farmacologico e ora le sue condizioni stanno lentamente migliorando. L'Asst Papa Giovanni XXIII «informa che la bambina non è uscita dalla terapia intensiva, non è in pericolo di vita e le sue condizioni sono stabili». Ma la ferocia con cui l'ha colpita il ventottenne l'ha tenuta per ore sospesa tra la vita e la morte. Tutto è accaduto sabato pomeriggio nell'appartamento di via Colombo a Casarile, in provincia di Milano, dove l'uomo viveva con la compagna e la figlia.

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Lui era da solo con la bambina, la donna era fuori. Ma come faceva sempre ha chiamato a casa per sapere come stesse la piccola, se fosse tutto a posto. Il compagno però non rispondeva. Ha insistito, riprovato, dall'altra parte del telefono solo silenzio. Angosciata e preoccupata ha contattato la madre, chiedendole di andare a controllare di persona. Quando è entrata in casa si è trovata di fronte l'uomo che non ha detto una parola, si è precipitata nella cameretta della piccola e l'ha trovata nel lettino. Non si muoveva, era incosciente, sul volto e sul torace aveva diversi lividi. La donna capisce subito che le condizioni sono gravi, non può perdere tempo e infatti allerta immediatamente il 118. La bimba viene trasportata in ambulanza, lei va in ospedale con il compagno della figlia. Il quale fornisce la sua versione: «È caduta dal fasciatoio mentre le cambiava il pannolino». Niente di più. Le numerose ecchimosi tuttavia insospettiscono i medici, per loro le menzogne del ventottenne sono evidenti e avvertono i carabinieri. Dal referto clinico arriva la terribile conferma. Le lesioni inflitte alla bimba sono gravissime, sulla cartella clinica si legge «frattura del cranio, emorragia celebrale, rottura dell'omero e del radio». Segni evidenti di strattonamenti, oltre che di botte inflitte con violenza.
L'IRA DEL PAESE
Il sopralluogo effettuato dai carabinieri di Binasco nell'appartamento della coppia ha fornito ulteriori riscontri alle accuse e durante l'interrogatorio, assistito da un difensore d'ufficio, l'uomo ha confessato. Ora il ventottenne è in una cella del carcere di Torre del Gallo a Pavia, nelle prossime ora il magistrato chiederà al gip la convalida del fermo. Ma le indagini dovranno anche chiarire eventuali responsabilità di terzi. «Il procedimento penale - sottolinea una a nota della Procura - sta proseguendo al fine di chiarire la dinamica del fatto e di trarre definitiva conferma degli addebiti mossi nei confronti dell'indagato». A Casarile, tranquillo paese della Bassa padana con nemmeno 4.000 abitanti dove non accade mai nulla, i cittadini sono sconvolti. E sui social si scambiano informazioni sull'uomo, «caso mai lo mettessero fuori di galera». C'è chi si è già informato: «Abita nei palazzoni del dosso verde, basta che ci dicano il nome e lo aspettiamo». Sono in molti ad attenderlo: «Quando torna libero andiamo a trovarlo, con rispetto e amicizia, ovviamente. Intanto ci penserà la legge del carcere».
 

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