Venezia, parroco si denudava con i ragazzi in canonica, il Patriarca: «Informammo i genitori, chiesero la segretezza assoluta»

È stato il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, a raccontare l’episodio a conclusione di una lunga deposizione al processo sul cosiddetto “corvo” che, a partire dal gennaio 2019, tappezzò la città di volantini che denunciavano atti di pedofilia

Il patriarca Francesco Moraglia in aula
di Gianluca Amadori
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Martedì 18 Aprile 2023, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:37

La segnalazione arrivò tra giugno e luglio del 2019: il parroco dei Carmini, in centro storico a Venezia, teneva incontri con ragazzi di 17 anni in cui tutti si spogliavano e restavano nudi in canonica. Prete compreso. È stato il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, a raccontare l’episodio a conclusione di una lunga deposizione al processo sul cosiddetto “corvo” che, a partire dal gennaio 2019, tappezzò la città di volantini che denunciavano atti di pedofilia e altri comportamenti sconvenienti commessi da preti veneziani. Nel primo di quei manifesti, firmati “fra.tino”, era citato pure il nome di quel parroco, A.L., insediatosi nel 2017 ai Carmini, con responsabilità anche nelle chiese di San Trovaso e dei Gesuati. Ma le accuse non erano circostanziate, e gli iniziali accertamenti non portarono da nessuna parte, come ha spiegato Moraglia precisando che furono comunque chieste spiegazioni a tutti i prelati il cui nome compariva nei volantini.
Quando, sei mesi dopo il volantino, arrivò la dettagliata segnalazione il parroco dei Carmini ammise subito gli addebiti. Il successivo processo canonico si è concluso nel 2020 con la sua sospensione per cinque anni. Il prete ha deciso di sottoporsi ad una terapia psicologica: dopo aver scontato la “pena” potrà rientrare in servizio, ma senza svolgere ruoli che comportino il contatto con i ragazzi, dunque neppure il parroco.


L’INCHIESTA PENALE
«Informammo i genitori: ci dissero che volevano la segretezza assoluta», ha ricordato Moraglia, comunicando che è stata comunque avviata un’inchiesta penale che ha escluso la sussistenza del reato più grave (violenza sessuale) ipotizzando quello di adescamento di minorenni, in quanto non vi fu alcun toccamento o contatto con i ragazzi: la singolare modalità di riunione avrebbe avuto scopi goliardici. Il procedimento non è ancora concluso.
È stato l’avvocato degli imputati accusati di diffamazione, Giovanni Trombini di Bologna, a formulare le domande sull’episodio dei Carmini, dopo che il patriarca aveva tuonato contro la falsità degli episodi descritti nei volantini e ricordato che la Curia ha istituito un’apposita commissione di esperti laici con il compito di indagare su eventuali casi di pedofilia. Rispondendo al difensore, Moraglia hai poi precisato che negli ultimi dieci anni nessuna segnalazione è mai pervenuta, e dunque nessun accertamento avviato, a parte quello sulla parrocchia dei Carmini.
In apertura di udienza il patriarca si era soffermato su un altro caso, riguardante presunte attenzioni a sfondo sessuale al Seminario patriarcale, che non portò all’accertamento di alcun comportamento sconveniente: il seminarista che nel 2016 si era lamentato di un docente era stato estromesso tre mesi prima, a seguito di divergenze con il rettore sul percorso di studi e dunque la sua segnalazione potrebbe essere stata una reazione all’esclusione da Seminario. Il docente ha sempre negato ogni addebito. 
Il patriarca ha ricordato infine un episodio di alcuni anni fa in cui un parroco fu oggetto a Marghera di un tentativo di estorsione da parte dei familiari di un minorenne che minacciava di rivelare presunte attenzioni a sfondo sessuale.
 

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