Debiti per quasi 82 milioni di euro. Un macigno per la Paluani spa, storica azienda dolciaria di Dossobuono di proprietà della famiglia Campedelli, perciò il Tribunale di Verona ne ha dichiarato il fallimento. Fondata nel 1921, per 100 anni ha prodotto pandori, panettoni e colombe ed è stata anche sponsor del Chievo Verona, società calcistica anch’essa fallita, sempre detenuta dalla famiglia Campedelli. Ora arriva l’epilogo, dopo anni tormentati e un ultimo tentativo di salvataggio.
Paluani, la cessione
Un anno fa marchio e stabilimento sono stati ceduti alla Sperlari, che fa capo al gruppo dolciario tedesco Katjes International.
Lockdown
Fondata dalle famiglie Campedelli e Cordioli nel 1921 a Verona come “Pasticceria Paluani”, l’azienda è famosa per la produzione di dolci per Natale e Pasqua, lievitati e merendine. Dal 1992 Luca Campedelli, figlio del fondatore, era la guida della storica azienda oltre che presidente della squadra di calcio Chievo Verona. Cruciale per le sorti dell’azienda è stata proprio la campagna natalizia 2021, periodo nel quale venivano reclutati molti lavoratori stagionali a dare manforte alle centinaia di dipendenti. Nel 2018 la Paluani aveva chiuso il bilancio con un fatturato di 56 milioni di euro, ma già dall’anno seguente era andata in negativo con una perdita di circa 1,7 milioni. Il Covid e il primo lockdown, in concomitanza con la campagna pasquale del 2020, hanno messo in grave posizione finanziaria l’azienda veneta e a ciò si è aggiunto un altro grosso problema: a ottobre 2021 la squadra di calcio del Chievo è stata estromessa dai campionati professionistici sempre a causa dei debiti. Segnando il destino della società che, nel 1968, Luigi Campedelli, di professione commercialista, rilanciò trasformandola da impresa familiare a marchio conosciuto in tutto il mondo.
Qualità
Filosofia e costante dell’azienda è sempre stata la qualità. «Facciamo in modo che tutto sia sempre fresco - spiegava Luca Campedelli - La bontà dei prodotti che distribuiamo all’estero è la stessa di quelli commercializzati in Italia. Siamo attaccati alla tradizione in maniera quasi feroce: nella vita ho poche certezze, ma di sicuro so come devono essere fatti un pandoro, un panettone e una colomba. Abbiamo lottato affinché il disciplinare di produzione fosse il più restrittivo possibile, grazie a noi e ad altri produttori che seguono la nostra stessa filosofia siamo riusciti a far sì che negli anni non ci fossero stravolgimenti, perché crediamo fermamente che la tradizione non vada toccata. La ricetta del pandoro, ad esempio, è quella originale dei primi del Novecento, certamente i processi produttivi sono stati modernizzati, ma la ricetta è rimasta la stessa». Come, nel 2016, ribadiva il vicepresidente Michele Cordioli: «Investiamo molto sulla manodopera, altamente fidelizzata: spesso allo spaccio aziendale i clienti sono nostri dipendenti che vogliono assaggiare quello che hanno prodotto il giorno prima. L’altro focus è sulla qualità: lavoriamo come una pasticceria di grande dimensioni, con latte e burro veri, non disidratati o rigenerati». Siglando anche un accordo con Coldiretti veneto: merendine, croissant, panettoni e pandori Paluani prodotti con uova, burro, latte e zucchero di origine italiana. Una storia di eccellenza tramontata un anno fa con la cessione a Sperlari e chiusa definitivamente con la decisione del Tribunale di Verona.