Morta investita dopo essere stata picchiata dal padre: l'uomo condannato all'ergastolo

Morta investita dopo essere stata picchiata dal padre: l'uomo condannato all'ergastolo
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Mercoledì 4 Dicembre 2019, 16:49 - Ultimo aggiornamento: 19:04

Condannato all'ergastolo per omicidio volontario il padre accusato di aver picchiato la figlia 19enne e di averla lasciata a terra in strada dove poi venne travolta da un'auto. È arrivata dopo circa cinque ore e mezza di camera di consiglio a Macerata la sentenza della Corte d'Assise a carico del muratore pakistano Muhammad Riaz, 45 anni, accusato anche di violenza sessuale sulla giovane e di maltrattamenti anche ai danni degli altri suoi figli.

Morta a 19 anni dopo gli abusi, il padre condannato all'ergastolo
Azka, la 19enne morta dopo gli abusi del padre non ha ancora una tomba

La morte di Azka risale alla sera del 24 febbraio 2018 sulla Sp 485 a Trodica di Morrovalle (Macerata): lei era in auto con il padre, contro il quale avrebbe dovuto testimoniare la settimana seguente per accuse di stupro e maltrattamenti, quando sarebbe scoppiata una lite. Il 45enne l'avrebbe picchiata e lasciata tramortita, con una mandibola rotta, sull'asfalto dove poi fu investita. L'imputato, difeso dall'avv. Francesco Giorgio Laganà, si è sempre professato innocente rispetto a tutte le accuse: «Non ho ucciso» aveva detto ai giudici respingendo anche le accuse di violenza sessuale e maltrattamenti. Quella sera - la sua versione dei fatti - era con Azka nell'auto ferma perché il motore non andava; lei era scesa dal mezzo, ha sostenuto Riaz, ed era stata investita da un'altra vettura. Il difensore ha parlato di «sentenza ingiusta perché fondata su un pregiudizio: aver ipotizzato la violenza dall'omicidio e viceversa». Di opposto avviso il procuratore Giovanni Giorgio che nel corso del processo ha chiesto la modifica del capo d'imputazione da omicidio preterintenzionale a volontario; ha parlato di «vicenda particolarmente orribile».

Nelle tante udienze si sono susseguite testimonianze drammatiche. La madre di Azka, che in quel periodo si trovava in Pakistan, ha detto che la figlia gli riferì al telefono degli abusi sessuali subiti dal padre. Alla tutrice dei fratelli della 19enne, i giovani raccontarono che Riaz avrebbe costretto Azka ad abortire tre volte con medicinali fatti arrivare dal Pakistan, ma anche di soprusi e maltrattamenti nei loro confronti. La tutrice ha raccontato di aver insistito inutilmente con la giovane perché abbandonasse la casa del padre, senza essere ascoltata. Divergenze tra esperti di accusa e difesa sulla dinamica della morte. Per i consulenti incaricati dalla Procura, alcune ferite riportate dalla vittima, in particolare la frattura della mandibola, risalivano a prima dell'investimento, confermando l'aggressione. Per gli esperti della difesa, invece, le ferite riportate da Azka derivarono dall'incidente stradale

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