Treviso, il bimbo è malato e il papà lo uccide: «L'ho fatto per evitare a mio figlio un futuro di sofferenze»

Egidio Battaglia e Adriana il giorno delle nozze
di Alberto Beltrame
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Domenica 21 Febbraio 2021, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 01:08

CASTELLO DI GODEGO (Treviso) - «So che sarò definito un mostro, ma il dolore che sto provando lo conosco solo io. L’ho fatto per evitare a mio figlio un futuro di sofferenze. Meglio farla finita subito, prima che sia troppo tardi». Nella lettera lasciata in cucina prima di togliersi la vita, Egidio Battaglia scrive per filo e per segno il motivo che l’ha spinto a strangolare il figlio Massimiliano, di appena due anni e mezzo, e a uccidersi, ferendosi alla gola con un coltello da cucina. In quattro fogli bianchi, strappati da un block notes, il 43enne è tornato a più riprese sulla diagnosi che, da qualche mese, lo aveva gettato nel più profondo sconforto: quella di una possibile forma di autismo della quale il bimbo, in futuro, avrebbe rischiato di soffrire.

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Nulla di certo ancora: Massimiliano, stando a quanto emerso, soffriva di alcuni disturbi cognitivi. Ma una diagnosi conclusiva, vista la tenera età del bimbo, non era ancora stata fatta. Eppure per Egidio, nato e cresciuto a Castello di Godego, a due passi dall’appartamento ristrutturato assieme alla moglie Adriana, per suo figlio non c’erano speranze di una vita “normale”.

E le sue paure erano diventate un’ossessione. 


SENZA SPERANZE
Il 43enne, che per alcuni anni aveva lavorato alla Breton e ora era dipendente della ditta Pavan di Galliera Veneta, nel Padovano, una nota azienda che produce macchine impastatrici, nelle 4 pagine della lettera fiume torna più e più volte sulla forma di autismo che, a suo dire, avrebbero procurato pesanti sofferenze al figlio. Preoccupazioni che, forse, non aveva condiviso fino in fondo con i suoi familiari, al corrente di quell’abbozzo di diagnosi seguita a una visita effettuati appena un paio di mesi fa, ma per nulla consapevoli di quanto quell’annuncio avesse destato il cuore e la mente di Egidio. «Gli altri non si rendono conto di quanto grave sia la situazione, io sì» ripete il 43enne nella missiva, scritta a mano, in cui traspare al tempo stesso lo stato di agitazione che stava attraversando e la lucidità di una scelta del tutto consapevole.

 


NESSUN RAPTUS
Secondo le indagini dei carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore Mara De Donà, l’omicidio suicidio si sarebbe consumato attorno alle 9 di ieri mattina, quando Adriana, la moglie di Egidio, era già uscita per andare al lavoro, all’ospedale di Castelfranco. Nessun raptus, aveva probabilmente pianificato tutto. Il 43enne, dopo l’allarme lanciato dal fratello Stefano e dal padre Fortunato, che attendevano lui e il nipotino per pranzo, era riverso a terra, nel bagno, in un lago di sangue. Si era tagliato la gola con un coltellaccio da cucina.

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Massimiliano era lì al suo fianco. Nessuna ferita ma dei segni evidenti sul collo. Il piccolo sarebbe stato soffocato con le mani dal genitore, ma sarà l’autopsia a confermare o meno questa prima, anche se del tutto probabile, ipotesi. Massimiliano era ancora in pigiama mentre il papà indossava una maglietta e dei pantaloni da casa. Ma non è solo per questo che gli inquirenti ritengono che l’omicidio suicidio sia avvenuto ben prima di mezzogiorno. Il sangue a terra era già essiccato e presentava grumi tali da far presupporre che, dal momento della morte del 43enne, erano già passate diverse ore. 


IL TESTAMENTO
Nelle pagine manoscritte Egidio non si rivolge a un parente in particolare, ma a coloro che leggeranno la lettera. Firma in calce l’ultima pagina, quasi a voler evitare ci fossero equivoci su quanto accaduto. «Non posso pensare a quando io e mia moglie non ci saremo più, e mio figlio sarà da solo e non potrà contare sull’aiuto di nessuno» riprende nella missiva, prima di concludere, nella parte finale, con le sue volontà, lasciando quanto in suo possesso alla moglie Adriana, sposata circa tre anni fa, poco prima della nascita di Massimiliano, e alla famiglia paterna. Per lui, confuso e impaurito dall’ipotesi di un figlio autistico, uccidere Massimiliano e togliersi la vita, è stato un atto d’amore. 

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