Milano, padre pedofilo filmava le violenze sulla figlia e coinvolgeva altri uomini: «Se vuoi te la porto»

Le violenze sarebbero iniziate nel 2015 e andate avanti per quasi nove anni, a partire da quando la bambina ne aveva soltanto tre

Milano, padre pedofilo filmava le violenze sulla figlia e coinvolgeva altri uomini: «Se vuoi te la porto»
di Federica Zaniboni
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Sabato 13 Maggio 2023, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 06:26

Ha confessato. Davanti al giudice lo ha ammesso: «Sì, abusavo di mia figlia». Le violenze sarebbero iniziate nel 2015 e andate avanti per quasi nove anni, a partire da quando la bambina ne aveva soltanto tre. Un incubo tremendo in cui la piccola si è trovata intrappolata, senza nessuna via d'uscita, per tutto il periodo dell'infanzia. Momenti agghiaccianti che, in più occasioni, il padre avrebbe anche filmato con il cellulare. Accusato di violenza sessuale aggravata e di produzione di materiale pedopornografico, il 46enne italiano si trova in carcere da mercoledì scorso, quando è stato arrestato a Milano. Durante l'interrogatorio, non ha negato gli abusi, ma ha fornito al gip una versione diversa sulle tempistiche: stando a quanto riferito dall'uomo, il reato sarebbe stato commesso solo negli ultimi tre anni.

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ORRORE

A denunciare il genitore, lo scorso 19 aprile, è stato un ex fidanzato del 46enne, che si è presentato dai carabinieri di un paesino nel Lodigiano, dopo avere ricevuto una proposta che gli ha fatto gelare il sangue. Giunto in caserma, l'uomo ha immediatamente mostrato ai militari una chat: il suo compagno, padre della piccola, gli chiedeva se gli andasse di coinvolgere anche la figlia in un rapporto sessuale. E non è tutto. Per dare prova del fatto che si trattasse di un'idea concreta, l'uomo gli aveva anche inviato foto e video che mostravano gli abusi nei confronti della bimba, lasciando intendere che non era la prima volta. Pochi messaggi Whatsapp che sono bastati a dare il via immediatamente alle indagini, svelando così i dettagli dell'inferno che la piccola era costretta a vivere ogni giorno.

FILMATI

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, le violenze sarebbero cominciate nove anni fa e proseguite per tutto questo tempo. Il padre, spesso sotto l'effetto di droghe, approfittava di lei in casa, in auto e persino nel camper in cui viveva negli ultimi tempi. I video degli stupri, finiti agli atti dell'inchiesta coordinata dal pm milanese Giovanni Tarzia, sono stati decisivi. A un certo punto, infatti, l'uomo avrebbe anche cominciato a filmare quei rapporti sessuali con il proprio smartphone, realizzando diversi video che conservava per sé e di cui si serviva anche per convincere altri uomini a prendere parte allo stupro.
Nell'interrogatorio davanti al sostituto procuratore e al gip Guido Salvini, l'arrestato ha raccontato che i suoi «deliri sessuali» sarebbero iniziati solo negli ultimi due o tre anni, in seguito alla separazione dalla moglie. È stato allora, infatti, che il 46enne si è trasferito nel camper, cominciando a «fumare crack» e violentando la figlia 11enne ogni volta che lei andava a trovarlo. Un periodo molto più breve, quello descritto dall'indagato, rispetto a quanto accertato dagli inquirenti nel corso delle indagini. Nella ricostruzione della procura, infatti, tutto sarebbe cominciato quando la bimba aveva appena tre anni.

DROGHE

L'uomo, «in frequente stato di alterazione psico-fisica legata al consumo di sostanze stupefacenti scrive il giudice per le indagini preliminari nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere - utilizza la figlia per soddisfare le proprie perversioni sessuali all'interno del camper in cui vive, premurandosi anche di registrare gli abusi consumati». Nel corso delle indagini, lo smartphone del padre è stato sequestrato e analizzato per verificare tutti i contenuti che erano memorizzati.
Anche l'audizione protetta della piccola, poi, «ha confermato il quadro allarmante emerso dalla denuncia presentata».
Gli abusi nei confronti della figlia, andati avanti per anni, mettono in luce «l'assenza di empatia e di scrupoli» nel 46enne e sono «circostanza fortemente sintomatica della capacità criminale dell'indagato».

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