Padova, iscrizioni all'anagrafe di figli di coppie gay: la Procura chiede gli atti. Potrebbero essere annullate

Sono 32 i bambini, figli di coppie gay, registrati dal 2017 ad oggi

Padova, iscrizioni all'anagrafe di figli di coppie gay cancellate? La Procura chiede gli atti: sarà il Tribunale a giudicare i 32 casi
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Martedì 11 Aprile 2023, 17:19 - Ultimo aggiornamento: 19:01

La Procura di Padova ha richiesto gli atti all'amministrazione comunale cittadina riguardanti le registrazioni di nascita dal 2017 ad oggi di 33 bambini figli di coppie formate da due donne. È l'arco temporale nel quale è in carica la giunta di centrosinistra del sindaco Sergio Giordani. Ora spetterà al Tribunale valutare se intervenire o meno sulla questione. La Prefettura già un mese fa aveva informato l'autorità giudiziaria delle procedure seguite dal Comune per iscrivere all'anagrafe i bambini di coppie gay, riferite nello specifico solo ai figli di due mamme, delle quali una biologica. In precedenza il prefetto Raffaele Grassi aveva inviato a tutti i sindaci della provincia di Padova una circolare per invitarli a rispettare la sentenza della Cassazione che blocca i riconoscimenti anagrafici per i figli delle coppie arcobaleno. In queste settimane, dopo un incontro con Grassi, definito dalle due parti cordiale nei modi ma non risolutivo nei fatti, Giordani non aveva mutato direzione, accogliendo l'ennesima richiesta di iscrizione di una coppia. 

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Da parte sua la Prefettura aveva annunciato che avrebbe informato l'autorità giudiziaria «affinchè potesse valutare l'eventuale esercizio, in sede civile, dell'azione di rettifica degli atti così formati».

Il responsabile di Palazzo Moroni più volte ha ripetuto che per l'amministrazione euganea il nodo della questione non è di natura ideologica «ma del dovere di tutelare anzitutto gli interessi preminenti delle bambine e dei bambini». Il Comune, pertanto, secondo l'opinione del primo cittadino, si è trovato costretto a compiere una scelta, non avendo a disposizione una legislazione chiara e adeguata in materia.

 «Non posso immaginare di negare atti amministrativi che mi competono come ufficiale di stato civile, dai quali derivano i diritti fondamentali di questi piccoli, esponendoli così a gravi discriminazioni - ha osservato Giordani - . Ô un contesto che vive gravissimi vuoti normativi - ha ripetuto - che nuocciono prima di tutto, lo ripeto, alle bambine e ai bambini». Anche oggi, dopo aver appreso del passo della Procura, Giordani non arretra di un passo. «I bambini e le bambine vengono prima di tutte le discussioni - commenta a caldo - . Evitare per loro discriminazioni molto gravi è un obiettivo che supera i vuoti normativi e che persegue i valori costituzionali». 

 

Duro il giudizio di Alessandro Zan, deputato padovano e membro della segreteria nazionale del Pd con delega ai diritti: «torno a ribadire l'urgenza di una legge: ci sono famiglie consolidate con figli che oggi rischiano di perdere uno dei due genitori». L'auspicio di Zan è che gli atti amministrativi fin qui compiuti non diventino carta straccia. «Mi auguro che non vengano impugnati perché un bambino così rischierebbe di perdere una madre che non verrebbe più riconosciuta tale - conclude - e si tratterebbe di una crudeltà contro il supremo interesse del minore».

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