Ricorso respinto. Il Tar del Lazio boccia i rilievi Wwf Italia, Lipu, Gruppo intervento giuridico e Italia nostra sulla “Trasversale Orte-Civitavecchia”. I giudici amministrativi, che hanno ritenuto infondati i rilievi mossi dalle associazioni contro la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Transizione ecologica, hanno così evitato un nuovo arresto delle opere del “tracciato viola”, la cosiddetta variante di Tarquinia. Uno stralcio di un’opera che, già nel 2001, faceva parte delle «infrastrutture pubbliche e private e degli insediamenti produttivi e di preminente interesse nazionale da realizzare per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese». Nella sentenza viene ripercorso il lunghissimo iter della vicenda amministrativa, tra revisioni del progetto iniziale e un successivo ricorso al Tar, che aveva rispedito gli atti alla Presidenza del consiglio. Alla fine si era tornati al vecchio progetto. Ed è a quella sentenza del Tar che le associazioni facevano riferimento rivolgendosi ai giudici e sostenendo che non fosse stata ottemperata.
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IL RICORSO
Secondo le Associazioni, il progetto, per il quale era stata decretata la valutazione di impatto ambientale nel 2004, difetterebbe della valutazione di incidenza. Inoltre il ricorso, che rischiava di bloccare ancora i lavori, evidenziava l’illegittimità dello stralcio funzionale.
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LE MOTIVAZIONI
Per i giudici la decisione di tornare al vecchio progetto costituisce «un’opportuna semplificazione procedurale».
«Quanto poi alla mancata comparazione dei vari tracciati autostradali e all’omessa individuazione delle necessarie misure di mitigazione - si legge nella sentenza - va osservato che tali verifiche sono assorbite dal “recupero” del tracciato viola: difatti, l’amministrazione – che avrebbe potuto procedere ad una verifica sui percorsi – decideva discrezionalmente di impiegare un progetto già valutato dall’autorità di tutela ambientale. Tale scelta - conclude il Tar - appare coerente con i fini pubblici perseguiti, poiché, dovendo procedere al completamento dell’asse viario risulta logico riutilizzare un progetto che aveva già conseguito un giudizio di compatibilità ambientale che si estende sia alla comparazione dei percorsi, sia alle misure di mitigazione. In aggiunta, con il ritorno all’originario progetto, l’amministrazione ha raggiunto il risultato di snellire l’iter burocratico e avviare in tempi maggiormente rapidi la cantierizzazione di un’opera immaginata già negli anni ’60 del secolo scorso».
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