MODALITA’ DA ESECUZIONE
Rinviato a giudizio anche il complice dell’omicida, l’amico di 27 anni che durante il raid guidava il motorino. I due sono finiti in cella per omicidio premeditato aggravato. L’omicidio è avvenuto lo scorso 25 febbraio, in un parco a Rozzano. «Ho avuto un black out», ha sostenuto il killer al momento dell’arresto.
Lo stesso giorno, a palazzo di giustizia, si era concluso l’incidente probatorio nel quale sua figlia di otto anni ha riferito degli abusi che avrebbe subito dal nonno. E in quell’occasione, davanti al giudice e alla madre della piccola, figlia del sessantatreenne ucciso, sono stati cristallizzati i terribili racconti già resi dalla bambina alla polizia in un’audizione protetta. Poco dopo il nonno è stato ucciso con le modalità di una «esecuzione». Secondo gli investigatori la vittima è stata attirata in trappola per portare a termine la vendetta contro di lui. L’uomo è stato invitato appositamente a tornare da Napoli a Rozzano, dove non passava più da mesi a seguito delle accuse di violenza nei confronti della piccola, solo pochi giorni prima di essere ucciso. Il killer ha sostenuto anche che il suo amico di 27 anni, alla guida dello scooter da cui sono partiti i colpi, non era a conoscenza di ciò che lui avrebbe fatto. I pm, invece, hanno contestato la premeditazione a entrambi, aggravante che non era stata inserita in precedenza nel decreto di fermo.
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