CIVITANOVA - Nessuna molestia a sfondo sessuale, nessun apprezzamento in quel senso (come era emerso, in un primo momento, nella convulsa giornata di venerdì). Alika, il nigeriano morto ammazzato per strada a Civitanova, a mani nude dopo un colpo di stampella in testa, chiedeva «insistentemente soldi» e aveva «afferrato per un braccio la mia compagna» ha raccontato dal carcere di Montacuto l'aggressore omicida Filippo Claudio Ferlazzo, salernitano di 32 anni, residente a Civitanova, al suo avvocato Roberta Bizzarri. Questa è stata la sua ricostruzione dei fatti. Lui ha «perso la testa» e «non pensavo che fosse morto» ha detto - riferiscono - piangendo di continuo. Verrà chiesta una perizia psichiatrica.
Nigeriano ucciso da un italiano a stampellate. Choc a Civitanova
«Quell’uomo chiedeva i soldi con insistenza.
L’ipotesi
Smentita l’ipotesi, di cui si era parlato in un primo momento, secondo cui la donna aveva ricevuto apprezzamenti e molestie di tipo sessuale da parte del nigeriano. Il compagno della 45enne, originario di Salerno, vive in provincia di Macerata dallo scorso maggio e lavora come operaio metalmeccanico in un’azienda di Civitanova Alta. Era già finito nel mirino delle forze dell’ordine nell’ambito di un’indagine per reati contro il patrimonio. Ma mai era stato protagonista di episodi di violenza. Increduli i colleghi di lavoro. «In azienda non aveva mai dato problemi. Preferisco non aggiungere altro», taglia corto uno di loro. Ferlazzo è difeso d’ufficio dall’avvocato Roberta Bizzarri.
La ricostruzione della polizia
Alika Ogorchukwu è stato seguito dall'aggressore, che poi lo ha colpito prima con la stampella, appartenente al 39enne, claudicante a seguito di un incidente stradale, facendolo cadere a terra e «poi a mani nude fino alla morte». Lo ha detto il dirigente della Squadra Mobile di macerata Matteo Luconi durante una conferenza stampa in corso presso il Commissariato di Ps di Civitanova Marche. Gli investigatori hanno sottolineato che «saranno sentiti testimoni e visionate immagini delle telecamere per chiarire la dinamica del pestaggio».
«Futili motivi, non odio razziale»
Non ci sono motivi legati all'odio razziale nell'omicidio dell'ambulante. «Le indagini sono in corso, ma la situazione è abbastanza chiara - hanno detto il dirigente della Squadra Mobile di Macerata Matteo Luconi e quello del commissariato di Ps di Civitanova Marche Fabio Mazza, durante una conferenza stampa - tutto sembra essere nato da una lite per futili motivi, con una reazione abnorme da parte dell'aggressore nei confronti della vittima che gli stava chiedendo l'elemosina».
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