​No Vax, la polizia blocca le chat: si temono nuovi blitz. Indagine per terrorismo

No Vax, la polizia blocca le chat. Si temono nuovi blitz. Indagine per terrorismo
di Cristiana Mangani
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Giovedì 2 Settembre 2021, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 06:47

Chat bloccate, indagini in tutta Italia e la possibile accusa «di istigazione a delinquere con l’aggravante dell’utilizzo di mezzi informatici con finalità terroristiche». La Polizia postale ha dichiarato guerra al popolo dei No-vax, dei no Green pass, degli odiatori delle rete. Non a chi esprime liberamente una sua idea, ma a chi minaccia, aggredisce, insulta. Nelle ultime settimane liste di politici e giornalisti, proteste e annunci di blocchi alle stazioni sono stati al centro dell’attività degli hater da tastiera. Finché le discussioni animate sulla piattaforma Telegram sono state bloccate.

Facebook ha oscurato tutte le pagine che trattavano dell’argomento. E ieri, data in cui è entrato in vigore il Green pass sui mezzi pubblici, il gruppo di agitatori si è presentato alla protesta con numeri risibili: venti persone qui, dieci lì, al massimo 50 in tutto, controllate a vista dalle forze dell’ordine.

Visto da fuori, un vero flop. Se non fosse che già si parla tra i gruppi più accaniti, di un nuovo appuntamento per lunedì prossimo, questa volta davanti a Montecitorio.

I NICKNAME

La Polizia postale, intanto, è al lavoro per «identificare i responsabili». Nei messaggi quasi tutti si nascondono dietro un nickname battagliero garantendosi l’anonimato. Proprio per questo Nunzia Ciardi, direttore della Postale, ammette: «È un’investigazione piuttosto complessa, gli iscritti ai canali sono tantissimi. Seguiamo attentamente la situazione fin dall’esordio e controlliamo i gruppi con le difficoltà connesse al fatto che Telegram è una piattaforma che non ha sede in Italia. Ci sono quindi anche difficoltà connesse alla legislazione applicabile».

Non si può escludere, comunque, che già nelle prossime ore arrivino i primi indagati. È stretta anche l’interazione con tutte le articolazioni delle forze dell’ordine, tra cui Digos e dipartimento dell’ordine pubblico. «Dobbiamo dare un nome e un volto a chi scrive una determinata frase, ad esempio di minaccia: non è una cosa immediata, ma contiamo di arrivarci il prima possibile», aggiunge Ciardi, per la quale si tratta «di una galassia trasversale. Questi utenti minacciano fisicamente le persone, dicono di inserire indirizzi o numeri di telefono e creare una sorta di lista di linciaggio, che potrebbe essere foriera di atti di violenza». Anche per questo la Procura di Torino ha incardinato un fascicolo dove si ipotizza, tra i reati, quello che comprende le finalità terroristiche. E nonostante «il fenomeno sia aumentato, annunciando grandi mobilitazioni, la strategia di contrasto messa in campo dal Viminale ha avuto un suo effetto in queste ore», quello di far saltare - almeno per il momento - la protesta. 
«Bisogna individuare specifiche misure finalizzate a rafforzare la tutela dagli attacchi mossi sulla rete in questa delicata fase storica caratterizzata dalla pandemia», ha dichiarato la ministra Luciana Lamorgese che, ieri, ha presieduto al Viminale la riunione del “Centro di coordinamento dell’attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti” convocato dopo l’intensificarsi degli attacchi sulla rete e i gravi atti di violenza. Alla riunione erano presenti, tra gli altri, il capo della polizia Lamberto Giannini, che è stato ringraziato pubblicamente per il lavoro fatto. 

Sono perlomeno 41 i canali e le chat Telegram comparse in Italia contro i vaccini Covid e il Green pass. E oltre a questi canali, ce ne sono almeno altri 7 che promuovono la vendita di false certificazioni. Baia, società di business intelligence ha mappato le principali realtà che, su uno dei social di messaggistica più diffusi, si contrappongono alla campagna vaccinale in corso. L’indagine ha riguardato i gruppi con almeno un centinaio di membri, e in media il numero di componenti di ciascun gruppo è superiore alle 5000 unità. In totale, i partecipanti superano complessivamente i 210.000, numero che deve però essere ridimensionato perché molti attivisti partecipano a più di un gruppo di discussione.
 

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