Nicola Tanturli, le 36 ore tra dirupi e animali: «I boschi sono casa sua, soltanto questo lo ha salvato»

Nicola Tanturli, le 36 ore tra dirupi e animali: «I boschi sono casa sua soltanto questo lo ha salvato»
di Michela Allegri
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Giovedì 24 Giugno 2021, 01:08

Trentasei ore da incubo, tra boschi fitti e bui, scarpate, dirupi, animali selvatici, addirittura lupi. I pericoli affrontati dal piccolo Nicola, il bimbo che a soli 21 mesi si è allontanato da casa in piena notte nella zona di Campanara di Palazzuolo sul Senio, nei pressi del Mugello, sono tantissimi. Con i suoi sandaletti ai piedi, ha percorso quasi quattro chilometri in quei luoghi sospesi nel tempo, procurandosi solo qualche livido e qualche graffio. Ha passato un giorno e due notti da solo, senza mangiare e senza bere, disperso tra le vallate dell’appennino tosco-romagnolo. Nessuna contusione seria, nonostante sia stato trovato da un giornalista della Rai e dai carabinieri in fondo a un dirupo profondo una cinquantina di metri, a ridosso della strada. Nicola si è salvato perché quei boschi in Toscana, quasi al confine con la Romagna, sono la sua casa. Li conosce da quando è nato, è abituato a percorrerli, ad annusarli, a respirarli, a non temerli. Nemmeno se sono attraversati da animali selvatici, nemmeno se sono pieni di sentieri scoscesi e ripidi.

Nicola Tanturli, cosa è successo

È una zona impervia, quella della valle di Campanara, che carabinieri e vigili del fuoco, hanno passato al setaccio senza sosta con droni, cani molecolari, termoscanner, fino a quando il piccolo è stato ritrovato.

Nei chilometri percorsi, Nicola è passato accanto anche a un laghetto artificiale, che è stato perlustrato dai sommozzatori prima del ritrovamento. In quelle valli i boschi sono densi, si tratta di una zona vincolata, un Sito di interesse comunitario, che non viene quindi toccato. Il piccolo è nato e cresciuto lì, insieme ai genitori e al fratellino più grande, in un casolare circondato dalla vegetazione e raggiungibile soltanto attraverso una strada sterrata. La famiglia, che vive senza corrente e lontana dalla tecnologia, a stretto contatto con la natura e sfruttando energia rinnovabile, gestisce un’azienda di apicoltura.

IL PEDIATRA

«Evidentemente Nicola è un bambino che, in un’epoca molto precoce della vita, ha già sviluppato un livello di autonomia considerevole e sorprendente», ha spiegato Rino Agostiniani, vicepresidente della Società Italiana di Pediatria, oltre che direttore dell’area Pediatria e Neonatologia dell’Asl Toscana Centro a Firenze e primario del reparto di Pediatria del San Jacopo di Pistoia. Indubbiamente, nella storia a lieto fine di questo bimbo di 21 mesi ha giocato un ruolo importante anche la fortuna, ma non basta. «Un bambino nato e cresciuto in città non sarebbe riuscito a percorrere indenne tutta quella strada, tra boschi e dirupi - ha aggiunto il pediatra - Sicuramente Nicola conosceva la zona, era abituato a stare a contatto con la natura, anche quella più ostica».

 

Per cercarlo, almeno 200 soccorritori hanno lavorato senza sosta. In pochi pensavano che il piccolo fosse riuscito a sopravvivere. «È riuscito ad adattarsi - ha aggiunto il dottor Agostiniani - la fortuna ha voluto che il piccolo si sia perso in estate, quando le temperature di notte non scendono sotto lo zero. Se fosse successo in inverno l’esito sarebbe stato probabilmente diverso. Il bimbo è stato capace di resistere all’ambiente».
 

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