Omicidio Niccolò Ciatti, l'indagato punta a rimanere in Spagna: «Non sono un assassino, è stato un incidente»

La delusione del papà del ragazzo ammazzato in discoteca con un calcio alla tempia: «Sono perplesso sul senso della giustizia»

Omicidio Niccolò Ciatti, l'indagato: «Non sono un assassino, è stato un incidente ma non mi fido della giustizia italiana»
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Martedì 8 Febbraio 2022, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 10:08

Dice che è stato un incidente e che lui non è un assassino. Così, Rassoul Bissoultanov riassume l'omicidio di Niccolò Ciatti, il 22enne di Scandicci (Firenze) pestato a morte l'11 agosto del 2017 mentre si trovava con gli amici sulla pista da ballo di una discoteca di Lloret de Mar in Spagna. Bissoultanov, accusato dalla giustizia italiana di aver ucciso Niccolò è tornato in Spagna e secondo quanto riportato da La Nazione ha chiesto alle autorità iberiche, che lo avevano rinviato a giudizio nel corso di un'indagine parallela a quella italiana, di essere processato in Spagna. La sua richiesta è stata accolta e la prima udienza è fissata per il 30 maggio 2022 davanti al tribunale di Girona.

«Non sono un assassino, la morte del ragazzo è stata un incidente».

Lo ha detto alla stampa spagnola, Rassoul Bissoultanov. «Io non fuggo dalla giustizia, però voglio essere giudicato qui, perché non mi fido della giustizia italiana. In Italia mi hanno trattato male e mi hanno fatto firmare documenti senza un avvocato o un interprete», ha detto ancora. In base a quanto pubblicato sempre dalla stampa spagnola, il legale spagnolo di Bissoultanov, Carles Monguilod, ha dichiarato: «In Italia per una legge di Mussolini ancora vigente è possibile arrivare a condannare una persona all'ergastolo senza che sia presente al processo». «In Italia - ha aggiunto - Bissoultanov non avrebbe garanzia di difesa».

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Cosa dicono gli avvocati della famiglia di Niccolò

«La sua è sicuramente una strategia difensiva, punta non dico all'impunità ma all'immunità». Così il legale della famiglia Ciatti, l'avvocato Agnese Usai, commenta la decisione di Raoul Bissoultanov, il ceceno accusato dell'omicidio di Niccolò Ciatti, di rientrare in Spagna e di chiedere di essere processato a Girona. Sul ceceno pendono due processi per lo stesso fatto, uno in Italia, già in corso, dove rischia l'ergastolo, e uno in Spagna, dove la pena prevista è più bassa (24 anni), che partirà il 30 maggio prossimo. Il 17 marzo la corte di assise di Roma dovrà pronunciarsi sull'eccezione di competenza territoriale presentata dai difensori di Bissoultanov, secondo i quali il processo dovrebbe tenersi in Spagna.

Se i giudici diranno che la giurisdizione è italiana, spiega l'avvocato Usai, allora il processo che si sta celebrando a Roma andrà avanti, ma quello in Spagna, che durerà una settimana, finirà sicuramente prima: «La norma generale spiega Usai - dice che quando c'è un conflitto di giurisdizione e i due paesi non si mettono d'accordo vince chi finisce prima». Se invece la corte di assise riconoscerà la giurisdizione spagnola, il processo in Italia si bloccherà. A quel punto, ipotizza l'avvocato Usai, Bissoultanov potrebbe scegliere di sottrarsi anche al processo in Spagna, «dove non si processa chi non è presente». «La sua è sicuramente una strategia dettata dalla difesa - ribadisce Usai -, e in tutto questo le vere vittime sono i genitori di Niccolò che hanno perso un figlio in quel modo».

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Il papà: «Deluso e amareggiato»

«Sono deluso e amareggiato. E a questo punto sono anche perplesso sul senso della giustizia, lui ha strappato la vita a mio figlio e ora dice che è stato un incidente. Mi auguro che che si arrivi comunque a una sentenza, e che venga inflitta la pena massima possibile». Così Luigi Ciatti, il papà di Niccolò, commentando le parole rilasciate alla stampa spagnola dal ceceno Raoul Bissoultanov, accusato dell'omicidio del figlio. «Sappiamo che in Spagna il processo si può fare solo se l'imputato è presente - afferma ancora Luigi Ciatti -, per cui basta che Bissoultanov non si presenti e sarà tutto bloccato». «Se per caso la corte di assise di Roma decide che l'Italia non ha giurisdizione - continua Luigi Ciatti -, allora questo ceceno se la caverà e resterà libero e tranquillo, la colpa sarà di Niccolò che quella sera è andato a ballare in discoteca ed è stato ucciso con un calcio alla tempia».

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