Un'altra neonata abbandonata a Milano come il piccolo Enea: la mamma ha partorito in un capannone, non ha voluto darle un nome

Il fatto è avvenuto a Milano al Buzzi. Una donna, senza fissa dimora, si è presentata accompagnata dai carabinieri

Un'altra neonata abbandonata a Milano come il piccolo Enea: la mamma ha partorito in un capannone, non ha voluto darle un nome
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Mercoledì 12 Aprile 2023, 13:49 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 10:39

Un altro neonato abbandonato. Questa volta si tratta di una bimba appena data alla luce e lasciata in ospedale in modo che possa essere adottata. Il fatto è avvenuto a Milano al Buzzi. Una donna, senza fissa dimora, si è presentata accompagnata dai carabinieri, dopo aver partorito in un capannone una bimba poi affidata alle cure dei medici e sottoposta agli accertamenti di routine. Da quanto si è saputo in ambienti giudiziari, la madre non ha voluto fornire la sua identità e quindi ha abbandonato la struttura senza che nessuno la potesse trattenere. Del caso è stata informata la Procura.

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La mamma italiana

Secondo quanto riferito, la donna inizialmente si è rifiutata di dare le sue generalità ma, poi, è stata convinta e ha consentito ai carabinieri di identificarla.

Invece non ha riconosciuto la bambina e nemmeno le ha voluto dare un nome. Nome che le daranno i medici del Buzzi, a cui la neonata è affidata. Da quanto si è saputo la donna ha dato alla luce la piccola in un capannone dismesso, un tempo sede di uffici, in zona Quarto Oggiaro. Attorno alle 10, subito dopo il parto, ha chiamato il 118 ed è andata in ospedale in ambulanza. La bimba, è stato riferito, è in buone condizioni. Ora, attesi i 10 giorni per dar tempo alla madre naturale di poter cambiare idea e tenere la figlia, partirà la procedura di adozione. 

La storia di Enea

Il caso è avvenuto a pochi giorni dall'abbandono di Enea, il piccolo lasciato a una settimana di vita dalla mamma nella Culla per la vita della clinica Mangiagalli. Erano passate da poco le 11.40 quando, il giorno di Pasqua, il bambino di pochi giorni è stato lasciato nella Culla per la Vita del Policlinico di Milano. Con lui una lettera della madre, in cui racconta che il bimbo «è super sano, tutti gli esami fatti in ospedale sono ok». Oltre a questo, la mamma ha lasciato per il suo piccolo parole di grande affetto. La mamma non si è firmata con il nome di battesimo né ha lasciato indizi in grado di identificarla. Da quando la Culla per la vita è stata attivata al Policlinico, nel 2007, è la terza volta che viene usata.

Cos'è la Culla per la vita

Se da una parte la Culla per la vita è infatti l'argine a soluzioni terribili o estreme, dall'altra la legge permette il parto in ospedale in anonimato, con la possibilità di dare alla luce un bambino e non riconoscerlo. Facoltà di cui comunque si avvalgono non più di una manciata di donne per anno, dice Mosca, che invita a un momento di riflessione sulla scia del caso del piccolo Enea. Nella lettera della madre, per il professore, non si rintracciano infatti i sintomi di una sindrome da baby blues o di una depressione post partum: sembra piuttosto che la mamma, una volta partorito il bambino e tornata a casa, abbia avuto un momento di ripensamento, dettato dalla volontà - si evince dalle parole lasciate nella culla del suo bambino - di assicurare al piccolo un futuro migliore di quello che gli avrebbe potuto garantire lei stessa, pur con tutto l'amore di una mamma». 

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