'Ndrangheta, arrestato a Roma il boss latitante Filippo Morgante: catturato davanti a un bar

'Ndrangheta, arrestato a Roma il boss latitante Filippo Morgante: catturato davanti a un bar
di Elena Panarella
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Domenica 21 Ottobre 2018, 11:49 - Ultimo aggiornamento: 11:52
 Gli hanno dato la caccia per un anno e ieri sera lo hanno arrestato a Roma. I carabinieri lo seguivano da tempo e alla fine lo hanno catturato: lui è Filippo Morgante ritenuto personaggio di spicco della cosca Gallico (con vari adepti emigrati nella Capitale) operante nel territorio di Palmi, e pregiudicato per associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione e illecita detenzione di armi. L’operazione, condotta dai militari di Reggio Calabria, di Roma e del Ros, è stata possibile grazie ad una meticolosa e articolata attività d’indagine finalizzata alla sua cattura, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, e partita nell’autunno del 2017. 

Per mesi gli investigatori reggini hanno monitorato lo stretto circuito relazionale dell’uomo, parenti e amici, riuscendo ad individuare Morgante all’esterno di un bar, poco lontano dall’abitazione in via del Forte Tiburtino in cui aveva trovato rifugio. Al momento dell’arresto, non ha opposto alcuna resistenza; addosso non aveva armi, ma documenti oggetto di denuncia di smarrimento e un telefono cellulare con sim straniera, il tutto sottoposto a sequestro. L’uomo si era reso irreperibile dall’ottobre 2017, quando si era sottratto ad un ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso a seguito di una condanna definitiva ad 18 anni, 1 mese e 28 giorni per i reati di associazione di tipo mafioso, minaccia, armi clandestine e per traffico e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria.

Un latitante di “peso”, un uomo a completa disposizione della cosca Gallico, che gode di ampia autonomia decisionale in merito sia alla pianificazione degli omicidi sia alle azioni delittuose da compiere per la gestione degli interessi economici del sodalizio. Si tratta di un profilo criminale che come riportano i carabinieri si è delineato nel corso dell’indagine «Cosa Mia» della Dda reggina, a seguito della quale si è reso latitante, e che ha consentito di accertare come questi fosse «al costante servizio dell’associazione mafiosa, dando attuazione a tutti gli ordini impartiti dai capi (Giuseppe Gallico, Domenico Gallico, Carmelo Gallico) e dai reggenti (Rocco Gallico e Teresa Gallico), specie in materia di estorsioni; inoltre, faceva parte del cosiddetto braccio armato della cosca Gallico e partecipava attivamente alla faida che era in corso con la ‘ndrina Bruzzise; più precisamente mettendosi a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo». Inoltre, dal momento che tutti i principali esponenti della consorteria sono detenuti, lui di fatto figurava, fino a ieri sera, come reggente della cosca.  «Arrestato a Roma un superlatitante di ‘ndrangheta, Filippo Morgante: le forze dell’ordine adesso l’hanno sbattuto in carcere. I boss devono marcire in galera. Grazie ai carabinieri, che l’hanno braccato, e a tutti gli uomini e donne in divisa d’Italia: siamo orgogliosi di voi», ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

L’azione criminale del clan Gallico, da tempo è ormai radicata a Roma, lo dicono le tante operazioni delle forze dell’ordine portate a termine con sequestri di alberghi, bar, ristoranti in centro e non solo. La cosca è riuscita a penetrare nel tessuto economico della Capitale, arrivando a reinvestire in attività pulite i profitti derivanti da traffici illegali. Smacchiando i guadagni sporchi e riciclando il denaro. Insomma esisteva un vero e proprio sistema per piazzare sul mercato una montagna di soldi: con l’aiuto di fedelissimi sono riusciti ad acquistare appartamenti, terreni e locali commerciali. 
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