Prodotti zuccherati o annacquati, senza certificati che ne attestino la provenienza, con una gradazione alcolica diversa da quanto scritto sull’etichetta. La produzione e la vendita di vini falsi, alla stregua di abiti e accessori griffati, è una delle piaghe del made in Italy. Nelle scorse ore l’ultima operazione: un sistema di contraffazione di prestigiose bottiglie italiane, organizzato a livello internazionale, è stato smantellato da carabinieri e guardia di finanza coordinati dalla Procura di Asti che hanno eseguito nove misure cautelari, tra cui cinque arresti ai domiciliari. La banda è accusata di avere commercializzato, tra il 2016 e il 2018, 54 mila bottiglie di vino contraffatto spedito sul mercato elvetico ottenendo un guadagno illecito di quasi un milione di euro. Tignanello, Sassicaia, Sito Moresco, Amarone della Valpolicella, Valpolicella Superiore e Ripasso 2015 le etichette falsificate.
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SCIROPPI E COLORANTI
L’inchiesta aveva già portato, nel giugno 2018, al sequestro di 15 mila bottiglie di falsi vini pregiati, oltre 10 mila etichette singole, più di 8 mila contrassegni di Stato per vini Doc e Docg, 165 mila capsule di chiusura per bottiglie con marchi e loghi di aziende vitivinicole, 200 chili di aromi, sciroppi e coloranti vietati in uso enologico.
IL PRIMATO DEL PROSECCO
«Il vino è il principale prodotto contraffatto e imitato nel mondo, seguito da formaggi, salumi, olio e poi dai prodotti trasformati e ortofrutticoli, come le conserve di pomodoro», elenca Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti. Per l’agroalimentare la contraffazione vale nel complesso oltre 100 miliardi di euro, a fronte di esportazioni alimentari nel 2019 per soli 44,6 miliardi di euro. Il settore vitivinicolo è, in Italia, quello con il maggior numero di frodi scoperte nel 2019. Dal rapporto dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del ministero delle Politiche agricole e forestali di evince che, degli oltre 55.000 controlli attuati, oltre il 30% ha riguardato il comparto vinicolo (18.179 ispezioni), quasi il triplo del comparto oleario (6.875) e lattiero-caseario (5.434). E delle 395 notizie di reato totali, ben 201 provenivano dal mondo enologico. Le principali irregolarità segnalate riguardano la sofisticazione per annacquamento o zuccheraggio, prodotti custoditi nelle cantine senza la documentazione ufficiale, titoli alcolemici non conformi e residui di fitofosfati bottiglie di dichiarata provenienza da agricoltura biologica. E il Prosecco, ancora una volta, si impone per il triste primato di frodi commesse all’estero e in rete: 989 controlli effettuati negli ultimi cinque anni riguardavano il celebre spumante italiano. Nella graduatoria delle frodi online seguono l’Amarone della Valpolicella, l’Asti, il Montepulciano d’Abruzzo, il Nero d’Avola, il Barolo e il Chianti.