Hanno sottratto tre statue da una chiesa e le hanno portate in un’associazione della Madonna dell’Arco all’Arenaccia. Stavolta però non si tratta di un banale furto di opere d’arte, ma dell’ennesima prova di forza inferta dai clan che sempre più spesso si servono dei simboli religiosi per manifestare la propria influenza sul territorio. I protagonisti di questa storia sono infatti alcuni dei boss della camorra più famigerati della provincia di Napoli. Le statue del ‘600 erano infatti finite accanto all’abitazione, in via San Giovanni e Paolo, dove risiede la suocera dei tre capiclan dell’Alleanza di Secondigliano Patrizio Bosti, Francesco Mallardo ed Eduardo Contini. La donna, Anna Maglieri, è infatti la madre di Rita, Maria e Anna Aieta che hanno sposato i tre boss sancendo così un patto di sangue anche per vincoli familiari tra i clan del centro di Napoli, di Giugliano e di Secondigliano. E non c’è dubbio - secondo gli inquirenti - che sia stata proprio l’anziana donna ad ordinare di sottrarre le tre statue da una vicina chiesa: su due di queste, infatti, erano state aggiunte delle specifiche dediche per Bosti e Mallardo. Sabato pomeriggio sono arrivati i carabinieri guidati dal Comandante provinciale Canio Giuseppe La Gala - dopo una segnalazione fatta proprio dal nostro giornale - per sequestrare le tre opere nell’associazione della Madonna dell’Arco. Un’operazione avvenuta non senza difficoltà e che ha fatto scattare le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia che ora vuole vederci chiaro su questa vicenda.
Le tre statue risalenti al 1600, a grandezza naturale, raffigurano la Madonna del Rosario con il bambino Gesù tra le braccia, San Domenico e Santa Rosa.
Quando sabato pomeriggio i militari sono giunti in via San Francesco e Paolo con una ditta incaricata per prelevare le statue si sono creati attimi di tensione. Contro gli addetti che hanno portato via le opere sono volate offese e minacce. Sotto due delle statue c’erano targhe in omaggio ai boss Bosti e Mallardo, non un caso quindi la vicinanza dell’associazione della Madonna dell’Arco alla casa di Ninella Aieta. Già da anni - come più volte denunciato anche dal prete anticamorra Don Aniello Manganiello - alcune associazioni dedicate alla Madonna hanno fatto rilevare come ci siano intensi legami tra questi gruppi e membri dei clan su tutto il territorio cittadino. L’ennesima dimostrazione di come i boss della camorra si servano anche dei simboli religiosi per manifestare la propria forza e ingraziarsi la popolazione. Si ritiene infatti che le statue fossero state trafugate dalla chiesa ormai chiusa da anni per consentire ai residenti del posto di venerarle organizzando processioni e preghiere in strada. Il tutto in nome dei boss, tutti da tempo in carcere al 41 bis nonostante qualche tentativo di fuga come nel caso di Francesco Mallardo, detto «Ciccio ‘e Carlantonio».