Napoli, la madre del ragazzo accoltellato a Marechiaro: «Mio figlio in fin di vita, gridava mamma aiutami»

Napoli, la madre del ragazzo accoltellato a Marechiaro: «Mio figlio in fin di vita, gridava mamma aiutami»
di Melina Chiapparino
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Martedì 17 Maggio 2022, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 09:05

«Mamma aiutami». Queste parole rimbombano ancora nella testa di Loredana Russo, madre del 16enne napoletano che, domenica, è finito in ospedale dopo essere stato ferito con violenza all'addome mentre si trovava sugli scogli di Marechiaro, a Posillipo. Ora che il figlio può essere considerato fuori pericolo, nonostante la prognosi riservata e il delicato intervento subito, Loredana racconta l'incubo vissuto dalla sua famiglia.

Come ha saputo del ferimento di suo figlio?

«Mi hanno telefonato domenica pomeriggio e, inizialmente, ho creduto si trattasse di uno scherzo.

Erano circa le 16.30 quando ha squillato il mio cellulare e ho sentito la voce di un signore che mi riferiva dell'arrivo di un'ambulanza perché mio figlio era stato ferito e doveva andare in ospedale. Ricordo che la sua voce cercava di infondermi calma e ripeteva che non dovevo avere paura perché stavano aiutando mio figlio ma non riuscivo a crederci e, per qualche istante, ho pensato si trattasse di un brutto scherzo. Poi ho sentito la voce di mio figlio che gridava mamma aiutami e le sirene dell'ambulanza, a quel punto mi è crollato il mondo addosso».

Cosa è successo dopo?

«Ho immediatamente chiamato mio marito, raccontandogli della telefonata e ci siamo precipitati in ospedale, al Fatebenefratelli dove ho potuto vedere mio figlio e parlarci. Lui mi ha spiegato che stava solo cercando di separare alcuni ragazzi che avevano cominciato ad azzuffarsi sugli scogli a Marechiaro. Praticamente stava difendendo un suo amico che era stato aggredito. All'improvviso si è ritrovato accoltellato all'addome ma non si è trattato di una semplice coltellata, praticamente è stato sventrato. In quel momento, ho temuto il peggio. Ho avuto paura che potesse morire».

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Come sta ora suo figlio?

«Si sta riprendendo dall'intervento chirurgico per sanare le ferite all'addome, quindi non è ancora lucido ma l'operazione è andata bene. I medici, dopo avermi chiesto se fossi credente, mi hanno detto di accendere un cero in chiesa e di pregare perché è stato un vero miracolo che quella ferita non abbia procurato danni maggiori. Ovviamente noi ci sentiamo miracolati e non ho mai smesso di pregare da quando ho saputo che mio figlio era stato portato in ospedale ma devo ringraziare anche tutti i sanitari dell'ospedale, anche se il grazie più grande è solo per una persona».

A chi è rivolto il suo grazie?

«Non smetterò mai, nella mia vita, di dire grazie al signore che ha soccorso mio figlio, immediatamente dopo l'accoltellamento. Non ho capito se si tratta di un ristoratore o della stessa persona che mi ha parlato al telefono per avvisarmi dell'accaduto ma vorrei conoscerlo. Mi piacerebbe tanto poterlo guardare negli occhi mentre gli dico grazie e sarebbe il minimo da fare, perché ha salvato mio figlio e gli è stato vicino in quel momento così drammatico. Tutta la nostra famiglia gli è grata e appena mio figlio sarà dimesso, cercherò questa persona per conoscerla e abbracciarla».

Come si sente di commentare l'accaduto?

«Mio figlio era uscito poco dopo le 15, accompagnato da uno dei genitori degli altri amichetti, per trascorrere una semplice giornata al mare. Si trovava in compagnia della sua comitiva come tutti gli altri ragazzini della loro età che, nel fine settimana, ora che il bel tempo è arrivato, approfittano per prendere un po' di sole sugli scogli. Non è accettabile e non è normale che un gruppo di minori debba subire un'aggressione così violenta, rischiando di perdere la vita. Non posso credere che avrei potuto perdere mio figlio in questo modo e che anche altri ragazzi potevano fare una brutta fine. Adesso va fatta giustizia».

Che intende Loredana?

«Chi ha sbagliato deve pagare e deve assumersi la responsabilità delle sue azioni. Vogliamo che sia fatta chiarezza su ciò che è accaduto e che sia fatta giustizia perché l'aggressione che ha subìto mio figlio è stata brutale. Non si tratta di un taglio ma di una coltellata che ha letteralmente sventrato l'addome di un 16enne che non aveva fatto nulla. Non si può andare al mare per essere aggrediti da delinquenti e chi ha rischiato di uccidere mio figlio e gli altri ragazzi, deve pagare il suo conto alla giustizia».

Cosa farà adesso?

«Mi consentono di ricoverarmi insieme a mio figlio così da potergli stare accanto 24 ore su 24, quindi il mio unico pensiero dei prossimi giorni sarà esclusivamente la sua serenità. Lui è un bravo ragazzo che non si è mai cacciato nei guai e, invece, ha vissuto un'esperienza terribile. Ora, l'unica cosa che conta è che le sue condizioni di salute siano buone. Al resto poi ci penseremo». 

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