Negli atti dell’inchiesta si contano 122 capi di imputazione riferiti a un periodo tra il 2013 e il 2015, più integrazioni che riguardano accuse per falsi incidenti stradali avvenuti fino a un anno fa. È un lungo elenco dal quale spiccano i casi di contenziosi, secondo l’accusa istruiti su incidenti completamente inventati, in cui risultano coinvolti mezzi dell’amministrazione comunale, dell’Asl, delle Poste. Un esempio? È il 7 luglio 2015. Avvocato e procacciatore di testimoni sono al telefono per definire i dettagli della causa che vede un automobilista coinvolto in un incidente (falso, per gli inquirenti) con un autocarro del Comune di Napoli. «Lei ha una proposta di 1300 omnia e dice di mandare 9 + 1200 di onorari», «Mandate 1000 + 1200 di onorari» è la risposta. Ma sorge il dubbio che quella proposta possa essere respinta. E allora si decide: «Fate 2200 omnia». Negli atti di indagine si legge che il sinistro verrà liquidato per complessivi 2372 euro. La storia è pressoché la stessa anche quando si tratta di incidenti (secondo l’accusa, sempre inventati) con scooter delle Poste, furgoncini dell’Asl, mezzi Sepsa o Anm.
«Allora siamo al corso Umberto, direzione Ferrovia...il pullman urta a sinistra, il motorino cade a destra...e a che altezza ci vogliamo mettere?». Sembra di assistere alla stesura di una trama cinematografica e invece sono i colloqui intercettati tra avvocati e faccendieri, e finiti agli atti dell’inchiesta. Per tutti vale la presunzione di innocenza e tutti gli indagati potranno difendersi e far valere le proprie tesi nelle successive tappe dell’indagine. Intanto a questi dialoghi la Procura ha dato una chiave di lettura che confermerebbe l’ipotesi di truffe realizzate inventando incidenti per ottenere indennizzi dalle assicurazioni. «Altezza un po’ prima di piazza Nicola Amore». «Vedi tu dove vuoi posizionarlo, a piedi o su un motorino vicino ai Quattro palazzi». Poi si passa al testimone: «Tu eri sul marciapiede, eri uscito dal negozio a comprare il costume». «Ma a dicembre?...» seguono risate e poi si continua a inventare una dinamica che possa essere credibile davanti al giudice. «Stiv for ’o magazzino... senza altre spiegazioni».
Le indagini sono concentrate sul materiale contenuto nei pc e nella documentazione sequestrata durante le perquisizioni eseguite nel corso del blitz che mercoledì ha portato agli arresti. In casa di alcuni avvocati indagati sono stati trovati documenti da sottoporre a verifiche investigative. In casa di Vincenzo Cocozza, sospettato di essere una delle menti del meccanismo truffaldino, è stata trovata una pistola con matricola abrasa. Inevitabile approfondire, compiere accertamenti su cose e persone. Inchiesta delicata, quella coordinata dai pm della sezione guidata dall’aggiunto Rosa Volpe. Al lavoro c’è un pool di magistrati, i sostituti Stefano Capuano, Alessandra Converso, Salvatore Prisco. Le indagini sono affidate agli uomini del capitano Gabriele Salomone della polizia municipale diretta dal comandante Ciro Esposito.
Ventisette incidenti per un solo scooter. Tra dicembre 2011 e settembre 2012 un motorino Sh risulta coinvolto in 27 sinistri per i quali c’è stata udienza davanti al giudice di pace per il risarcimento del danno.
Ci sono almeno quattro tra gli avvocati finiti sotto inchiesta a far parte dei cosiddetti “Abogados” o “avvocati stabiliti”. Si tratta di professionisti che hanno ottenuto l’abilitazione forense in Spagna.
«Secondo me si deve fare un rinnovamento». C’è un passaggio nella ricostruzione fatta attraverso le intercettazioni in cui alcuni degli indagati maturano l’idea di aggiornare l’elenco dei testimoni (finti secondo la procura, gente che per cento euro si prestava a rendere false testimonianze) per evitare forse di destare sospetti. C’è il testimone «mitico», che non sbaglia una battuta, quella «scetata», che riesce ad avere la risposta pronta per non svelare la tesi costruita a tavolino, e quello che invece è da cambiare, «non è buono».
© RIPRODUZIONE RISERVATA