Mose, si alzano le dighe mobili. Il premier Conte: «Va completato entro autunno-inverno»

Mose, Conte a Venezia per il test: «Nessuna passerella, va completato entro autunno-inverno»
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Venerdì 10 Luglio 2020, 11:05 - Ultimo aggiornamento: 20:11

Più di un chilometro e mezzo di paratoie per separare il mare dalla laguna: il Mose, il sistema di 78 'scudì mobili destinati a cancellare l'incubo della marea che ha travolto più e più volte Venezia, ha avuto oggi il primo test ufficiale davanti al premier Giuseppe Conte e ai ministri Paola De Micheli e Federico D'Incà. Con loro, i sottosegretari Achille Variati, Andrea Martella, Pier Paolo Baretta, il presidente del Veneto Luca Zaia e il sindaco Luigi Brugnaro. Proprio il presidente del Consiglio, insieme al commissario Francesco Ossola, ha premuto il 'bottone' che ha messo in moto la maxi opera idraulica dalla control room sull'isola artificiale che divide la Bocca di Porto del Lido. 
 


«La prova è perfettamente riuscita», ha detto Scotti dopo 90 minuti dall'avvio del sollevamento delle paratoie. E che il Mose funziona lo hanno certificato anche i 'guardianì della laguna, ovvero gli esperti del Centro maree di Venezia i cui strumenti, intorno alle 12.30, quando tutte e tre le bocche di porto erano chiuse dalle paratoie, hanno riscontrato uno scarto di oltre 30 centimetri tra la laguna e il mare. A regime serviranno 30 minuti per 'cinturarè la città dalla forza dell'acqua. Evitando che si ripeta il disastro del 12 novembre scorso quando la marea, salita sino a 187 centimetri, lasciò alle spalle danni e distruzione. Che non si sia trattato di una semplice sfilata ministeriale, lo ha chiarito lo stesso premier. «Siamo qui per un test, non per una passerella - ha detto -. Il governo vuole verificare l'andamento dei lavori». Ora che il sistema ha dimostrato ciò che per decenni era rimasto solo sulla carta, il governo accelera il passo verso il completamento del 2021. «Di fronte all'ultimo miglio - ha ripetuto il premier - la politica si assume le proprie responsabilità e decide che con un ulteriore sforzo finanziario si completi e si augura che funzioni». Conte ha parlato anche di passi gestionali. «Stiamo lavorando ad una struttura in cui tutte le autorità che hanno titolo, anche locali, parteciperanno alle decisioni - ha sottolineato -. È una norma che è stata predisposta e vorremmo inserirla già in sede di conversione del Decreto semplificazione». A non nascondere che il Mose sia stata «un'opera travagliata e faticosa», costellata di contraddizioni, è stato il ministro delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli. A mesi di distanza dai giorni che videro Venezia in ginocchio «molti degli impegni presi - ha affermato - sono stati mantenuti». Il Mose resta, ha ammesso, una storia vissuta in passato di troppe ombre, «accelerazioni, frenate, momenti in cui dovevano arrivare i soldi sulla legge speciale e momenti in cui abbiamo dovuto testardamente metterli noi». Con oggi, in ogni caso, la battaglia contro l'acqua alta non può dirsi conclusa. «Il Mose non è finito, ci sono 18 mesi di lavori e test - ha puntualizzato il supercommissario Elisabetta Spitz - bisognerà avviare il collaudo tecnico funzionale e poi alcuni anni di rodaggio per l'avviamento, per la progressiva ottimizzazione con procedure trasparenti e controllo rigoroso dei costi».

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Sulla regia dei passi da compiere il governatore Zaia ha la sua idea. «Al Presidente del Consiglio chiedo di rivedere la scelta improvvida del Governo Renzi, presa nove giorni dopo gli arresti, che ha decretato la fine del Magistrato alle Acque - ha proposto -. È ora di ripristinare questo ragionamento e dare la gestione del Mose al Comune». Quelle paratoie gialle che si sono aperte a ventaglio nelle acque calme della laguna hanno avuto per Conte anche il sapore di una promessa mantenuta. Accompagnato dal sindaco, il premier si è voluto recare a Pellestrina, la 'sorella povera' tra le isole che costellano la città lagunare, per cancellare il fantasma del dramma del 12 novembre. È rientrato nelle stesse case e parlato con i medesimi abitanti che allora lo avevano accolto chiedendo aiuto. C'è un fiocco azzurro ora sul portone di una di quelle abitazioni: è quello di Denis, un mese, il figlio della speranza. «Grazie Presidente di essere tornato qui - ha affermato il papà - È il segno che lo Stato c'è».​​

 
 

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