«Tranquilla mamma, faccio un giro e torno»: le ultime parole di Luca prima dello schianto in moto

Morto in moto a 17 anni. «Mamma, tranquilla. Faccio un giro e torno, non devi preoccuparti»
di Al. Co.
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Venerdì 27 Dicembre 2019, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 15:54

FIUME VENETO (UDINE) - «Mi ha salutata dandomi un abbraccio. Mi ha detto di stare tranquilla, che sarebbe tornato presto. Adesso mio figlio non c'è più». Non riesce a darsi pace Erika Dalla Torre, la mamma di Luca. La casa al civico 1 di via Toti, nella frazione di Pescincanna, è un via vai di persone. È una vigilia di Natale dolorosa per una famiglia semplice e molto unita, che si stava apprestando a festeggiare con i parenti. La madre stava preparando il pranzo del 25 dicembre, quando ha sentito suonare il campanello. Pensava a qualche vicino, invece al cancello ha trovato due agenti della Polstrada di Spilimbergo, arrivati per informarla che Luca aveva avuto un incidente e le conseguenze erano terribili. 

Erika Dalla Torre non voleva credere ai due poliziotti: in quel momento il mondo le è crollato addosso. Fino all'ultimo ha pensato a un errore, che si fossero sbagliati. Soltanto quando è arrivata in via Viatta ha capito che suo figlio aveva perso la vita. «Con il suo primo stipendio ricorda la madre tra le lacrime aveva deciso di farsi un regalo per Natale: amava i motori e soprattutto le moto da cross. Ne voleva una, esattamente come quella che aveva suo papà Alessandro, e se l'era comprata. Era al settimo cielo, non vedeva l'ora di provarla».

Luca era andato a ritirarla il 23 dicembre. Aveva atteso il giorno seguente per provarla, per poterla finalmente sfoggiare in una giornata soleggiata. La mamma si dispera: «Gli avevo detto di aspettare suo padre, che sarebbe tornato a casa nel pomeriggio. Ma lui aveva fretta, gli brillavano persino gli occhi al solo pensiero di metterla in moto. Si è avvicinato e sorridendo mi ha detto: dai cicciona (era il modo affettuoso che aveva per chiamare la mamma, ndr) solo un giretto. La provo qua vicino e poi torno a casa. Prima di andare via mi ha abbracciata e mi ha dato un bacio. Ero tranquilla, sapevo di avere un figlio con la testa sulle spalle, che non faceva niente senza prima aver chiesto il permesso. E invece me l'hanno portato via per sempre». 
 



Luca Pezzutti era salito in sella alla sua nuova moto. Era fiero dell'acquisto fatto: era il sogno della sua vita, lui che al primo posto, dopo l'amore per la sua famiglia, metteva i motori e il calcio. I suoi piani era chiari: testare la tenuta della Honda Crf ma senza allontanarsi troppo da casa. Quel mezzo non è adatto a correre su strada, lo si può utilizzare soltanto in pista o sullo sterrato. Aveva fretta di metterlo alla prova, di spingerlo un po' e poi tornare a casa. È proprio mentre da Fiume Veneto si stava dirigendo a Pescincanna che è successa la tragedia. Mentre stava dando un po' di gas al motore. 

Un ragazzo «splendido e solare», sono le parole del nonno materno Ernesto Dalla Torre. «Lo avevo convinto adentrare nel gruppo comunale di Protezione civile allarga le braccia di cui sono uno dei capisquadra e lui aveva accettato volentieri. Non doveva finire così. Luca non aveva fronzoli per la testa. Era molto attaccato a me, ai suoi genitori e al suo fratello più piccolo di 11 anni. Praticamente non usciva mai, se non per venirmi a trovare o per andare a lavorare». Dopo aver concluso il triennio all'Ipsia, aveva trovato un'occupazione. Da un mese aveva trovato impiego, come elettricista, alla 2R Impianti di Azzano Decimo. «Era felicissimo ricorda il nonno anche perché stava imparando un mestiere e a mettere in pratica quello che aveva appreso a scuola. Ero fiero di lui, di come stava crescendo e dei valori che aveva acquisito. Lo consideravo un ragazzo modello: bravo, corretto e diligente, che aiutava in casa e che aveva rispetto per il prossimo.
In una parola: stupendo».

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