Paolo Marangoni muore di leucemia a 38 anni, aveva sconfitto il Covid. «Il virus ha riacutizzato la malattia»

Sconfigge il Covid, ma non la leucemia: Paolo muore a 38 anni. «Il virus ha riacutizzato la sua patologia»
di Francesco Campi
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Giovedì 16 Settembre 2021, 08:07 - Ultimo aggiornamento: 16:13

ROVIGO - Paolo aveva appena 38 anni. Troppo pochi per morire. Eppure la sua vita si è interrotta nella notte fra sabato e domenica, mentre si trovava ricoverato all’ospedale dell’Angelo di Mestre. A spegnere una vita così giovane, è stata una leucemia con la quale lottava da tempo. Aveva superato anche il Covid, ma durante il ricovero la patologia sembra essersi riacutizzata e aver offerto il fianco a un infezione che a fronte del suo quadro di immunodepressione, non gli ha lasciato scampo.

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Il funerale di Paolo Marangoni, che lavorava come agente assicurativo, è stato celebrato ieri pomeriggio nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo apostolo di Porto Viro.

Significativamente, invece dei fiori è stata chiesta una donazione all’Ail, l’associazione contro le leucemie. Il lutto ha segnato la comunità portovirese che si è stretta attorno ai genitori, al fratello, alla sorella, ai cognati, all’amato nipotino, a zii, cugini e a tutti i familiari e amici.

LA MALATTIA
A provocare il suo ricovero era stato proprio il Covid, contratto nonostante la vaccinazione con doppia dose. Proprio quel vaccino che aveva difeso sui social dai detrattori che erano arrivati ad attaccarlo, ignari della battaglia che stava combattendo con la leucemia. Quello stesso vaccino che con l’immunità di gregge servirebbe a proteggere persone fragili come lui, aveva fatto sì che nonostante il suo quadro clinico, fosse riuscito a sconfiggere l’infezione provocata dal Coronavirus non solo guarendo dalla polmonite, ma anche negativizzandosi a fine agosto. Purtroppo la debilitazione provocata dalla degenza ospedaliera sembra aver rinfocolato la sua patologia, motivo per il quale, seppur non più paziente Covid, era rimasto ricoverato all’ospedale dell’Angelo dove già era seguito. E la causa della morte sembrerebbe essere stata una setticemia, un’infezione che ha sconquassato il suo sistema immunitario compromesso.

Nell’ambito dei primi conteggi, per ora, la sua morte è stata inserita fra i decessi Covid a livello regionale e comunicata all’Ulss Polesana come decesso da Sars-Cov-2a, ma i sanitari interessati dal percorso clinico chiariscono che non si possa catalogare come una morte ascrivibile al virus e che probabilmente, nelle successive verifiche, seppure il suo iniziale ricovero sia stato classificato come Covid, questo aspetto sarà chiarito.

IL BOLLETTINO
Una classificazione che poco toglie all’immenso dolore per la sua scomparsa e che poco cambia anche dal punto di vista dei numeri complessivi della pesante battaglia al virus. Ieri il bollettino epidemico, oltre a riportare il decesso, che se contato insieme agli altri, seppur appaia improprio, risulterebbe il sesto di un residente in Polesine dal 25 agosto, nonché il numero 536 dall’inizio dell’epidemia, dava conto di una risalita dei contagi. Dopo i due giorni a quota tre, infatti, sono stati 19 i nuovi casi di positività accertati, ben 15 dei quali in persone già poste in quarantena preventiva. Tuttavia sono esattamente il doppio, 38, le guarigioni, così che il numero dei polesani attualmente positivi scende a 220. Fra i guariti anche l’operatore del Csa di Adria, così che l’unica positività nell’ambito delle Rsa resta quella dell’ospite degli Istituti polesani. Salgono, però, i ricoveri, da 18 a 19, seppur si tratti di un paziente in più nell’Ospedale di Comunità Covid, mentre restano immutati i ricoverati negli altri reparti, con due pazienti in Terapia intensiva.

Intanto, mentre martedì la quota dei polesani vaccinati con almeno una dose è arrivata al 76,4%, quella di chi ha completato il ciclo al 72,3% e quella dei ragazzi fra i 12 e i 19 anni ha superato il 70%, da oggi iniziano le chiamate dirette per la terza dose di vaccino che da lunedì verranno somministrate in ospedale alle persone immunocompromesse individuate secondo le circolari ministeriali e regionali. Persone fragili, appunto.

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