Martina Rossi morta per sfuggire allo stupro. Luca dopo l'assoluzione: «È l'inizio di una nuova vita»

Martina Rossi morta per sfuggire allo stupro. Luca Vanneschi dopo l'assoluzione: «È l'inizio di una nuova vita»
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Mercoledì 10 Giugno 2020, 14:29 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 03:34

«Sono stati nove anni lunghi intensi, sinceramente non me l'aspettavo, ero molto negativo, per come era andata ad Arezzo. Quando l'avvocato Stefano Buricchi mi ha chiamato è stata una gioia immensa». Parla Luca Vanneschi, assolto ieri con Alessandro Albertoni al processo d'appello per la morte di Martina Rossi, la ventenne che precipitò da un balcone di un albergo di Palma di Maiorca il 3 agosto 2011, secondo l'accusa per fuggire a uno stupro.
 «Ci ho rimesso un'azienda e un'impresa, per tanto tempo non ho più lavorato, per me è come se fosse iniziata una vita nuova», ha detto incontrando la stampa nello studio ad Arezzo del suo avvocato. Vanneschi e Albertoni in primo grado erano stati condannati a 6 anni per tentato stupro e per morte come conseguenza di un altro delitto. Entrambi gli imputati ieri non erano in aula a Firenze quando è stata letta la sentenza. Quando Vanneschi ha saputo dal suo avvocato dell'assoluzione «ho abbracciato tutta la mia famiglia, mi ha chiamato il parroco di Castiglion Fibocchi dove abito e il sindaco Marco Ermini poi tutti gli amici e conoscenti che hanno sempre creduto in me. Io sono innocente, io non c'entro niente. Sono stato minacciato, andavo nei locali e mi guardavano tutti male».

 

 


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Per l'accusa il 3 agosto 2011, quando morì precipitando dal balcone di una camera d'albergo di Palma di Maiorca, Martina stava sfuggendo a un tentativo di stupro dei due imputati, coetanei della vittima, conosciuta in quella vacanza spagnola. «Ieri ho pensato a Martina subito perché finalmente è venuta fuori la verità, quella che voleva anche lei. A Martina ho sempre pensato ma sono sempre voluto stare in silenzio per rispetto dei genitori», spiega Vanneschi a giornalisti che ha incontrato nello studio ad Arezzo del suo avvocato Stefano Buricchi.

 
 


È stato il legale martedì a telefonargli per comunicargli che la corte d'appello di Firenze aveva ribaltato la sentenza di primo grado, assolvendolo insieme ad Albertoni. Entrambi erano stati condannati a sei anni dal tribunale di Arezzo nel 2018, per i reati di tentata violenza sessuale di gruppo e di morte come conseguenza di un altro delitto. «Sono stati nove anni lunghi intensi» ha detto ancora Vanneschi riferendosi all'inchiesta e al processo sul cui esito di ieri ha aggiunto: «Sinceramente non me l'aspettavo, ero molto negativo, per come era andata ad Arezzo. Quando Stefano mi ha chiamato è stata una gioia immensa»: «Io sono innocente, io non c'entro niente. Sono stato minacciato, andavo nei locali e mi guardavano tutti male. Ci ho rimesso un'azienda e un'impresa, per tanto tempo non ho più lavorato» ha detto ancora Vanneschi che è un artigiano edile. «Per me - ha chiosato - è come se fosse iniziata una vita nuova». Su quel 3 agosto non ha voluto invece parlare: «Non me la sento» ha detto chiudendo l'incontro con la stampa. Il suo avvocato Stefano Buricchi ha voluto precisare poi che «l'assoluzione c'è stata per entrambi i capi di imputazione. La morte come conseguenza di altro reato era legata alla tentata violenza sessuale. Caduto il primo reato cade automaticamente il secondo poiché il giudice pronuncia sempre la sentenza più favorevole all'imputato. Abbiamo evitato dunque un grosso errore giudiziario». Nessun commento invece da parte di Alessandro Albertoni: il suo legale, Tiberio Baroni, ha spiegato che al momento preferisce rimanere in silenzio.

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