Milano, morto di freddo a 27 anni, gli amici della squadra di calcio: «Issaka eri un portiere fortissimo»

Issaka Coulibaly era originario del Togo

Milano, morto di freddo a 27 anni: dopo due mesi lo ricordano gli amici della squadra di calcio di rifugiati: «Issaka eri un portiere fortissimo»
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Giovedì 19 Gennaio 2023, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 08:29

Issaka Coulibaly è morto di freddo a Milano due mesi fa. Era un ragazzo ​di 27 anni, originario del Togo. Ha giocato come portiere in una squadra di calcio composta da tutti ragazzi rifugiati come lui. Era un senza fissa dimora, l'espressione perfetta per cancellare i connotati di una persona, il suo nome, la sua storia. È stato ritrovato morto in una specie di dormitorio abusivo per i richiedenti asilo lo scorso 25 novembre ed è finito ad allungare la lunga lista dei barboni che muoiono di freddo. Solo dopo essere stato identificato, anche Issaka Coulibaly ha avuto la possibilità di essere pianto e ricordato. C'è una sua foto riesumata dai ragazzi che si sono allenati con lui sui campi di calcio. Capelli e pizzetto biondi, guantoni, divisa da portiere, scarpette coi tacchetti e la fascia da capitano. 

«Eri un portiere fortissimo, ti vogliamo ricordare così, in mezzo ai pali del torneo estivo del Pini che porti la tua squadra in finale», scrivono i ragazzi della squadra St. Ambroeus FC, la società sportiva che cinque anni fa è stata la prima in Italia ad iscrivere a campionati Figc una squadra composta da rifugiati e richiedenti asilo.   

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Questo è il testo del lungo post sui social che gli hanno dedicato: «Abbiamo appreso con estremo dispiacere della morte di Issaka Coulibay, il portiere di una squadra di amici che qualche volta è venuto ad allenarsi con noi negli scorsi anni. Issaka dopo anni di clandestinità è stato ritrovato senza vita in un capannone abbandonato in via Corelli, i giornali parlano di morte naturale a causa del freddo. Ci sono morti per cui si può solo provare enorme dispiacere, ci sono morti invece per cui non si può che provare molta rabbia. Morire di gelo in una città come Milano non può essere classificato semplicemente come morte naturale, se a Issaka fosse stato concesso di vivere regolarmente con dei documenti molto probabilmente non staremmo scrivendo questo post, e lui, con una vita regolare, magari starebbe pensando a come rincominciare il campionato dopo la pausa invernale. Issaka è morto di clandestinità, perché quando non ti viene concesso di avere dei documenti sei costretto a vivere e a morire ai margini della società, senza un permesso di soggiorno, senza la possibilità di lavorare regolarmente, senza la possibilità di affittare una casa, guidare una macchina o accedere a quei servizi basilari che sono concessi a tutti.
Eri un portiere fortissimo, ti vogliamo ricordare così, in mezzo ai pali del torneo estivo del Pini che porti la tua squadra in finale».

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