Vaticano-Lega, il dialogo non decolla: dopo Castelnuovo il solco si è allargato

Vaticano-Lega, il dialogo non decolla: dopo Castelnuovo il solco si è allargato
di Franca Giansoldati
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Domenica 27 Gennaio 2019, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 08:49
ROMA La mano della Chiesa è sempre aperta e il dialogo non lo nega a nessuno ma i tentativi degli ultimi mesi per trovare un canale di comunicazione fluido e costruttivo con il leader della Lega, Matteo Salvini, si sono ridotti al lumicino. L'altalenante polemica sui migranti, per come si è protratta e sta andando avanti, non fa altro che mettere in luce visioni opposte, da una parte l'intransigenza del Carroccio e dall'altra la linea misericordiosa predicata da Francesco.

LE TENSIONI
Ultimo doloroso capitolo, la decisione di chiudere il Cara di Castelnuovo di Porto (dove gli abitanti hanno accolto le famiglie di migranti con bambini) e mandare via, senza nemmeno sapere dove, centinaia di stranieri, persino famiglie con minori. Un passaggio eccessivo, per il modo con il quale si è consumato, che all'interno del Vaticano ha lasciato l'amaro in bocca a molti e sollevato stupore. Non fosse altro perché in quella struttura gestita dalla cooperativa Auxilium il piano di integrazione stava dando frutti, c'era chi si preoccupava di garantire ai migranti la conoscenza della lingua italiana, degli usi e dei costumi, persino delle leggi in vigore nel nostro Paese. Il percorso di integrazione dava prova di essere efficace e, sicuramente, non si trattava almeno per questa struttura di incassare i 35 euro a testa e limitarsi di dare agli ospiti solo una brandina e un piatto di pasta. A toccare con mano il lavoro fatto là dentro era stato il Papa, nel 2016. Si era fermato un intero pomeriggio poi aveva celebrato la messa del Giovedì Santo. Con lui c'era monsignor Rino Fisichella che lo accompagna nelle visite in periferia. Francesco era rimasto colpito dalla capacità di resilienza di questi rifugiati. Il male che avevano patito non aveva spezzato la loro speranza. Dodici di loro li aveva scelti per la lavanda dei piedi. Arrivavano da Pakistan, Siria, Nigeria, Eritrea, Egitto. Tre musulmani e persino un indù. «Siamo fratelli, tutti figli dello stesso Dio, vogliamo vivere in pace e integrati».

Ora, alla luce di tutto quello che sta accadendo, del muro contro muro con la Cei, delle parole grosse che sono volate sui social, persino contro il Papa da parte di tanti supporter di Salvini, il mondo cattolico si interroga dubbioso sul senso di questa chiusura improvvisa. Perché proprio il centro di Castelnuovo di Porto, tra tutti l'unico a essere stato visitato dal pontefice? Nemmeno fosse uno sgarbo. Il dialogo tra sordi si è registrato persino tre settimane fa a casa del cardinale Angelo Becciu. Erano i giorni in cui le due navi SeaWatch non riuscivano a sbarcare ed erano rimaste sotto costa a Malta. Il Vaticano aveva tentato la strada del colloquio, ma evidentemente senza troppi esiti, visto che di lì a poco Salvini per tutta risposta avrebbe dato l'ordine di smantellare la struttura di Castelnuovo di Porto. Il Papa non ha ancora commentato questo passaggio. Probabilmente lo farà di ritorno da Panama. E questo potrebbe ampliare la già notevole distanza che separa la Chiesa della Misericordia dalla politica leghista dei porti chiusi.
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