Rivolta, paura e feriti. Circa 65 migranti, per lo più tunisini, hanno dato vita a una rivolta, ad Agrigento, nel centro di accoglienza di viale Cannatello al Villaggio Mosè, lanciando contro le forze dell'ordine estintori, reti dei letti, parti di finestre mandate in frantumi, pietre e altri oggetti di ogni genere.
#Agrigento #migranti danno fuoco al centro accoglienza e fuggono dalla quarantena #COVID19. Figurati se i TG nazionali ti dicono qualcosa!🤡 #mascherina#7ottobre pic.twitter.com/821Llj3z25
— Antonio Benni -🇮🇹 (@benq_antonio) October 7, 2020
È divampato anche un incendio dopo che i migranti hanno dato fuoco ai materassi tentando di lanciarli addosso agli agenti. Alcuni sono riusciti ad allontanarsi dal centro dove erano sottoposti alla quarantena. Feriti 3 poliziotti del reparto mobile di Palermo.
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«Questa notte si è verificata l'ennesima rivolta di migranti, hanno appiccato un incendio, aggredito i poliziotti con un lancio di oggetti di ogni genere ferendone tre, prima di allontanarsi nonostante fossero in quarantena», rende noto Valter Mazzetti, segretario generale della Federazione sindacale della Polizia di Stato. Alcuni dei migranti pare avessero finito il periodo di quarantena anti-Covid e, per l'intera giornata di ieri, hanno chiesto d'essere trasferiti in altre strutture. È scoppiato il caos, nella tarda serata. I migranti hanno tentato - e pare che sei ci siano riusciti - la fuga, hanno lanciato reti di materasso e pezzi di finestre mandati in frantumi contro i poliziotti, così come dei materassi incendiati. «Queste vicende si verificano con una frequenza allarmante, ma invece sono ormai vissute come fossero normali, e questo è inaccettabile. La situazione attuale dovrebbe costringere a rivedere completamente i sistemi di sorveglianza in queste strutture che sono bombe ad orologeria sul piano anzitutto sanitario considerata l'emergenza coronavirus, ma anche sociale e dell'ordine e sicurezza pubblica» - dice Valter Mazzetti, segretario generale della Federazione sindacale della polizia di Stato - Quel che più ci indigna è l'apparente assoluta indifferenza per le condizioni di lavoro in cui operano le forze dell'ordine in questo settore».