Migranti, il pm Patronaggio: mai provati legami ong-scafisti

Migranti, il pm Patronaggio: mai provati legami ong-scafisti
3 Minuti di Lettura
Martedì 2 Luglio 2019, 15:34 - Ultimo aggiornamento: 18:45

«Il legame tra Ong per i migranti e scafisti non è mai stato dimostrato». A dirlo è stato Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento, alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera.

Sea Watch 3, parla uno dei 42 migranti a bordo: «Salvini su alcune cose ha ragione»

«Non è stato fino ad ora provato il preventivo accordo tra trafficanti di esseri umani ed ong. Che non deve essere limitato a un semplice contatto, tipo una telefonata, ma deve esserci una comunicazione del tipo: 'stiamo facendo partire migranti, avvicinatevi e prelevateli'».

Sui requisiti di «straordinaria necessità e urgenza» del decreto sicurezza bis, i dati di Agrigento indicano che «dagli 11.159 migranti sbarcati nel 2017 si è passati ai 1.084 del primo semestre di quest'anno. E quelli soccorsi dalle ong rappresentano una porzione insignificante», ha proseguito.

Patronaggio ha definito «condivisibile» l'obiettivo del provvedimento di «contrastare più efficacemente i trafficanti di uomini con le intercettazioni preventive ed il potenziamento delle operazioni sotto copertura. Ma ci sono criticità sull'illecito amministrativo introdotto dall'articolo 2 del decreto: la norma pone problemi di raccordo con il diritto internazionale e con la normativa interna».

«Il dl sicurezza o altro che fronteggia i trafficanti - ha proseguito - è un atto importante per la sicurezza. Viceversa, se si fanno degli atti aventi forza di legge per contrastare soltanto una porzione del fenomeno dell'immigrazione clandestina e soprattutto con quella parte che si identifica con chi salva vite umane, ci sono profili di criticità con il diritto internazionale e diritto interno. È evidente - ha aggiunto - che il legislatore può fare quello che crede ma ciò non può prescindere da trattati internazionali e da quanto stabilito dalla Costituzione ed è compito della magistratura fare il controllo di legittimità».


Il «pericolo maggiore» per la sicurezza dell'Italia non sono «i gommoni che arrivano dalla Libia» ma «gli sbarchi fantasma», vale a dire quelle imbarcazioni che riescono a raggiungere le coste italiane senza essere intercettate in mare, ha detto il procuratore di Agrigento sottolineando che la pericolosità è data «sia dalla composizione etnica» di chi segue questa strada per raggiungere l'Europa sia perché a bordo spesso chi sono «soggetti che hanno problemi giudiziari e che, astrattamente, potrebbero essere collegati» a gruppi terroristici o all'Isis. «Chi va sui gommoni fantasma, che generalmente arrivano dalla Tunisia - dice ancora Patronaggio - è evidente che vuole sottrarsi ai controlli, anche perché va tenuto conto che tra la Sicilia e Tunisi c'è un traghetto due volte a settimana».

«Mentre si agitava il caso della Sea Watch 3, negli stessi giorni in silenzio oltre 200 migranti sono sbarcati con vari mezzi, salvataggi di Guardia di finanza e Guardia costiera o barchini», ha ricordato.

«Ci sono indagini in corso sulla zona Sar (Ricerca e soccorso) libica, che funziona solo in relazione all'accordo con l'Italia e senza l'apporto dell'Italia non sarebbe presidiata», ha aggiunto, sottolineando che «la Libia non può essere considerata porto sicuro e dunque non si può respingere verso quel Paese».

© RIPRODUZIONE RISERVATA