Migranti, le rotte delle Ong che incrociano il racket degli scafisti

Migranti, le rotte delle Ong che incrociano il racket degli scafisti
di Michela Allegri
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Sabato 5 Gennaio 2019, 08:19
Nessuna autorizzazione all'attracco: finisce così il quattordicesimo giorno in mare per i 49 migranti sulle navi delle Ong tedesche Sea Watch e Sea Eye. E i malumori a bordo iniziano a essere sempre più intensi: uno dei migranti ieri si è gettato in acqua per tentare di raggiungere a nuoto le coste maltesi. Un'impresa impossibile: dopo poche bracciate è tornato sull'imbarcazione umanitaria. Le polemiche continuano per la perseveranza negli interventi irregolari delle Ong che, pur battendo bandiere di altri paesi, puntano a sbarcare in Italia i profughi. Un'attività che oramai si scontra con la linea di Roma, decisa a non favorire i soccorsi in mare per arginare il deprecabile commercio di uomini da parte dei racket di scafisti.

Intanto ieri due navi delle Ong Sea Watch e Mediterranea, in missione congiunta, hanno portato viveri e rifornimenti a bordo e hanno dato il cambio all'equipaggio. I migranti si trovano a poche centinaia di miglia dalla costa maltese, in acque territoriali - non Sar - de La Valletta. Nel pomeriggio è arrivato anche l'appello del capo missione Philip Hahn: «La situazione sta peggiorando». L'sos è rivolto alla Ue «affinché riesca a dare a queste persone un posto sicuro in cui stare. Lo spazio in cui si trovano a convivere è molto ristretto, le condizioni climatiche non sono favorevoli e quindi devono raggrupparsi in piccoli ambienti. Devono dormire per terra, ci sono problemi igienici». Mentre il medico di bordo sostiene che «le persone soccorse soffrono il freddo e sono deboli».
Le 32 persone a bordo della Sea Watch3 sono state salvate il 22 dicembre scorso, mentre quelle sulla Professor Albrecht, di Sea Eye, sono bloccate nel Mediterraneo dal 29 del mese. Ci sono cinque donne e sette minori, tra cui tre bambini, rispettivamente di 1, 3 e 7 anni.

LA LETTERA
L'equipaggio della Sea Watch, intanto, ha risposto alla lettera inviata a bordo due giorni fa dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che invitava l'equipaggio a fare rotta verso il porto partenopeo per fare sbarcare i profughi. Parole dello stesso tenore erano state espresse anche dal primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, che guida la fronda dei sindaci ribelli, che hanno deciso di non applicare la parte del decreto sicurezza relativa alla mancata iscrizione all'anagrafe per i richiedenti asilo. «A nome dell'organizzazione Sea Watch - si legge nella lettera inviata a de Magistris - e soprattutto a nome dei nostri ospiti ringraziamo per la generosa offerta. Sono fuggiti da situazioni di vita difficili, molti di loro hanno lasciato alle spalle esperienze di guerra, torture e miseria». L'equipaggio aggiunge che «l'offerta della vostra città dimostra che non c'è solo un'Europa della demarcazione e dell'intolleranza, ma anche un'Europa che si impegna per i diritti umani e civili. Ci consideriamo fortunati a essere in contatto con i cittadini della sua città e con lei, signor sindaco de Magistris, nonostante i tentativi di intimidazione da parte dell'attuale Governo italiano».

L'APPELLO
Ma il Comune di Napoli va oltre e si pone in scontro diretto con il Viminale: ieri pomeriggio ha lanciato un appello online per raccogliere la disponibilità degli italiani ad aiutare i migranti a bordo delle navi. In sole due ore sono arrivate 623 le adesioni: 167 arrivano dalla città di Napoli, 400 dall'area metropolitana e 56 da altri comuni italiani. C'è chi è disponibile a portare alimenti e vestiario, ma c'è anche chi è pronto a contribuire con un aiuto economico, mentre alcuni professionisti pronti ad aiuti di tipo medico e sanitario.

L'ESPOSTO
Intanto l'avvocato Francescomaria Tuccillo, segretario generale di Avocats sans frontières Italia, ha presentato un esposto alla magistratura e a «tutte le autorità competenti» chiedendo «un intervento immediato per impedire un esito drammatico della situazione» e «salvaguardare la vita dei bambini a bordo, affetti da mal di mare continuo e a forte rischio di ipotermia e disidratazione». Nell'esposto si legge anche che «in assenza di un provvedimento legislativo o decreto ministeriale specifico che ponga formalmente il divieto di attracco ai porti italiani delle navi umanitarie per motivi riguardanti la pubblica sicurezza e la pubblica incolumità, non esiste alcun ostacolo di legge che impedisca l'attracco al porto di Napoli o ad altro scalo italiano e lo sbarco per lo meno dei minori».
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