Dossier migranti, la Libia alza il prezzo per rinegoziare l'accordo

Dossier migranti, la Libia alza il prezzo per rinegoziare l'accordo
di Cristiana Mangani
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Domenica 3 Novembre 2019, 09:35

Il rinnovo era stato già annunciato nei giorni scorsi, anche se il Governo italiano aveva fatto sapere che una parte dell'accordo sarebbe stata rivista e che aveva intenzione di chiedere alla Libia alcune modifiche. Così, da Palazzo Chigi è partita una nota verbale al governo di Tripoli attraverso l'ambasciata libica a Roma, con la quale è stata chiesta la convocazione della commissione italo-libica prevista dall'articolo 3 del memorandum siglato a febbraio del 2017, per contrastare l'immigrazione clandestina e che, per il nostro paese, sarà presieduta dai ministri Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio.

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I DIRITTI UMANI
L'obiettivo italiano è di migliorare il memorandum sul fronte dei diritti umani, di avviare un graduale svuotamento dei centri di detenzione ufficiali che dovrebbero essere circa 19, anche attraverso i rimpatri volontari e i corridoi umanitari, e di consentire all'Unhcr e all'Oim una maggiore vigilanza proprio su quei centri. Anche perché trovare, al momento, un'alternativa all'accordo sarebbe stato difficile. «Può essere modificato e migliorato - ha spiegato il ministro degli Esteri -, ma è innegabile che abbia contribuito, attraverso il rafforzamento delle capacità operative delle autorità libiche, a ridurre in maniera rilevante gli arrivi dalla Libia e, conseguentemente, le morti in mare. Una riduzione dell'assistenza italiana potrebbe tradursi in una sospensione delle attività della Guardia costiera libica, con conseguenti maggiori partenze, tragedie in mare e peggioramento delle condizioni dei migranti nei centri».
Le richieste verranno presentate in Commissione. Da parte del presidente in carica Fayez al Serraj arrivano segnali di apertura. Ieri, il suo consigliere per i media, Hassan el Houni, ha dichiarato che il memorandum - come del resto ogni altra intesa - «può essere cambiato. Quando il governo libico riceverà quello che suggerisce il governo italiano, lo studierà e assumerà una posizione».
 



Ma chi pensa che lo scambio avverrà a costo zero ha fatto male i suoi calcoli, perché è facile immaginare che la Libia alzerà il prezzo. L'intesa, così come concepita finora, ha un valore di oltre 800 milioni di euro: 10 navi, 10 motovedette, 4 elicotteri, 24 gommoni, 10 ambulanze, 30 fuoristrada, 15 automobili accessoriate, almeno 30 telefoni satellitari ed equipaggiamento militare non sottoposto all'embargo sulle armi votato dall'Onu. Inoltre il governo italiano ha assicurato che, entro il 2020, sarebbero stati investiti oltre 280 milioni solo per le autorità marittime. Fino a questo momento ne sarebbero stati spesi circa 150. Ma molte di queste cose non sono ancora arrivate a Tripoli, perché alcuni dei bandi di gara sono andati deserti, perché gli elicotteri violerebbero il blocco imposto dall'embargo, e poi perché non si sa bene questo denaro che fine abbia fatto, visto che il governo in carica ha affidato alle milizie, il compito di contrastare il traffico di esseri umani. Proprio a quelle milizie che, dell'immigrazione clandestina, ne hanno fatto un business e con le quali la nostra intelligence potrebbe dover trattare riservatamente, così come avvenuto in passato.

Nel finanziamento previsto dall'accordo c'è anche il denaro destinato ai centri di accoglienza, che tutto garantiscono meno che l'accoglienza, visto che in Libia l'immigrazione illegale è punita con il carcere.
Inoltre, non tutti gli articoli del memorandum - che sono 8 - sono in chiaro, perché esiste anche una parte omissata.

LE PROTESTE
Tutti argomenti che una parte della coalizione sembra intenzionata a contrastare. Alcuni membri del Partito democratico, di Italia viva e Liberi e uguali ne hanno chiesto la sospensione. «Si faccia subito una commissione di inchiesta - ha scritto su Facebook il parlamentare del Pd Matteo Orfini - Si ripristini una missione di salvataggio in mare e si interrompa ogni collaborazione con la cosiddetta guardia costiera libica. Si metta mano a quegli indecenti accordi cambiandoli radicalmente». «Il Memorandum con Tripoli va modificato radicalmente - ha aggiunto l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini - Diversamente io non voterò il rifinanziamento della Guardia costiera libica». Mentre Lia Quartapelle, onorevole Pd, ha replicato: «Stracciare il memorandum vuole dire restare a guardare da lontano le atrocità commesse in Libia. Cambiamolo per renderlo più efficace».

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